La banda del click day scoperta in Campania potrebbe essere soltanto una delle tante organizzazioni illegali che lucravano, e magari ancora lucrano, sul meccanismo dei decreti Flussi, che permette ingressi regolari per extracomunitari in base ai posti di lavoro disponibili. Ma abilmente, con la compiacenza di imprenditori lautamente ricompensati, i clandestini che si affidavano al racket giungevano da noi grazie a offerte di lavoro inesistenti. Le indagini portate avanti dalla Dda di Salerno hanno svelato le informazioni sui costi e su tutte le persone coinvolte. Era – questo si evince – un sistema pensato alla perfezione, che prevedeva varie figure: gli intermediari, che dai Paesi di origine, soprattutto Pakistan e Bangladesh, mettevano in contatto gli aspiranti migranti e la banda; poi c’erano come detto i datori di lavoro collusi e chiunque altro potesse servire per dare avvio alla pratica per il visto falso: professionisti del settore, i patronati che servivano per formulare le richieste, dipendenti dell’Ispettorato del Lavoro, pronti a fare carte false e a chiudere un occhio in caso di controlli, infine la galassia di consulenti e commercialisti (tra cui il tesoriere del Pd in Campania) che riciclavano i soldi con fatture false.
8mila euro per migranti, agli imprenditori circa 2500 euro
Questa corsia preferenziale per l’Italia costava circa 8mila per ogni migrante. 8mila euro che poi dovevano dividersi tutti quelli che avevano lavorato intorno alla falsificazione dei suoi documenti: agli intermediari spettavano circa 1500 euro, gli imprenditori guadagnavano intorno ai 2500 euro, i vari professionisti invece ricevevano tra i 100 e i 200 euro per pratica. Ora si capiscono bene le frasi pronunciate dai membri della banda e intercettate dagli inquirenti: “Facciamo i soldi, facciamo. Facciamo più soldi”. Migliaia di euro per migrante e la ruota continuava a girare. La banda ha operato a partire dal 2021, l’ultima pratica risulta essere stata emanata nel 2024. Quasi quattro anni di contraffazioni ai danni dello Stato. Circa 2mila persone sono entrate in Italia in questo modo. Ma chissà quanti altri circuiti illegali hanno operato nel corso degli anni, in barba alla legge, nel silenzio delle stesse Istituzioni. Un business sul quale è stata Giorgia Meloni la prima ad accendere i riflettori. E giustamente adesso, dopo mesi di accuse di propaganda da parte delle opposizioni, i nodi vengono al pettine: Meloni ha ricordato ieri, con un post sui suoi profili social, il suo esposto presso la Procura nazionale Antimafia, sottolineando che “l’immigrazione non può essere lasciata in balìa della criminalità. Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità”.
Il caso imbarazza il Pd, tra silenzi e scaricabarile
C’è poi il dato politico, quello più scottante: il tesoriere dem coinvolto. Una bella gatta da pelare per Elly Schlein. Nicola Salvati – questo il suo nome – ricopriva tale incarico da tempo. È stato tesoriere quando Francesco Boccia era commissario in Campania. È l’unico sopravvissuto alla pulizia fatta da Elly Schlein, che ha imposto suoi nomi e ha fatto piazza pulita dei vecchi. Di tutti, tranne uno: Salvati, appunto. Il Pd dunque sceglie di non commentare anche per questo, malgrado non è da meno la figuraccia di un partito che è così a favore degli ingressi incontrollati che i suoi membri si fanno beffe delle leggi per far entrare il maggior numero di migranti possibile, ovviamente mettendo in secondo piano gli scopi umanitari… E nel silenzio che imbarazza il Nazareno, si leva il commento di Michele Fina, il tesoriere nazionale che sostituirà Salvati: “Oltre ad averlo rimosso dall’incarico di tesoriere dopo un secondo lo abbiamo immediatamente sospeso in via cautelare dall’anagrafe degli iscritti del Pd. È giusto il caso di osservare che una ministra della Repubblica, rinviata a giudizio per falso in bilancio e sotto indagine per truffa ai danni dello Stato, siede ancora tranquillamente al suo posto, dichiarandosi per altro disinteressata alle opinioni del proprio partito e anche della sua presidente del Consiglio, mentre l’intera maggioranza di governo, giustizialista a giorni alterni, è pronta a rinnovarle la fiducia. Prego di notare le differenze”. Fa lo scaricabarile, insomma, tutto sommato una maniera per cercare di ripulire l’immagine di un partito imbarazzato e sporcato da un nuovo, pesante scandalo.