Sapeva ma non ha agito. Su questo giornale, avevamo già utilizzato questa frase in merito alle informazioni trapelate dalle intercettazioni all’ex sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che avevano portato alla luce delle preoccupanti verità in merito alla gestione dei primi giorni della pandemia: a Giuseppe Conte, allora Presidente del Consiglio, arrivavano, ogni giorno che passava, sempre più informazioni critiche riguardo la serietà della questione covid. Soprattutto da parte del governatore lombardo Fontana, nella cui Regione si allargava il primo grande focolaio. I suoi appelli rimasero inascoltati e l’iniziale negligenza del governo giallo-rosso provocò la grande circolazione del virus e, dunque, tanti morti che potevano essere evitate. In pratica, mentre i suoi alleati di governo proponevano di bersi aperitivi sui Navigli di Milano, Conte glissava e attendeva chissà quale segno divino per fare qualcosa contro il covid.
La vaccinazione a tutti i costi di Speranza
Una situazione del tutto simile sembra essersi ripresentata anche adesso, in questi giorni. I fatti risalgono al periodo delle grandi vaccinazioni di massa, quando i vaccini anti-covid ancora in via di sperimentazione furono acquistati dal governo e somministrati a tutta la popolazione italiana. Un grande rischio per la salute dei cittadini: il bugiardino delle dosi, nella sezione dei possibili effetti collaterali, era ancora una tabula rasa. Poco si sapeva e in parte poco si sa tutt’ora specialmente in merito agli effetti sul lungo periodo. Una situazione che avrebbe richiesto, dunque, un’indagine più approfondita, soprattutto per quelle fasce di popolazione che risentivano con minore forza degli effetti da covid. I giovani ad esempio, tra i quali il tasso di mortalità per il virus è stato in prossimità dello zero e che, ergo, non avevano alcuna fretta di ricevere la prima, la seconda, la terza, la quarta… dose. Ma il diktat del governo giallo-rosso, del presidente Conte, poi del presidente Draghi, e del ministro Speranza, fu chiaro: questa campagna di vaccinazione s’ha da fare, e nella maniera più rapida possibile. Il risultato fu che la stragrande maggioranza della popolazione italiana venne vaccinata: e allora titoloni e fiumi d’inchiostro a elogiare la grandiosa strategia del governo nella vaccinazione. Un riscontro politico, in effetti, non di poco conto. Ma a quale costo?
L’ammissione
C’era bisogno di più cautela secondo l’Aifa: un quinto degli effetti avversi dei vaccini avrebbe provocato danni molto gravi, anche la morte. E della cosa, ne era pienamente a conoscenza l’allora ministro della Salute Roberto Speranza: sapeva e non ha agito. Lui stesso ha ammesso di essere a conoscenza delle allerte: lo ha fatto, come riportato da La Verità, durante il processo al Tribunale dei ministri di Roma: “Speranza dice che lui è a conoscenza del fatto che un evento avverso su cinque di quelli segnalati ad Aifa era grave, gravissimo o addirittura mortale”, la rivelazione di una legale intervistata da Byoblu. L’approccio di Speranza è stato, infatti, quello di minimizzare ogni notizia di reazione avversa da vaccino anti-covid. I casi di trombosi e addirittura le morti di diciottenni: nulla poteva scalfire la volontà di Speranza. Malgrado ciò, il Tribunale dei ministri ha archiviato il caso.
La verità che viene a galla
In generale, si può dire che prosegue quel processo con cui sempre più informazioni, sempre più verità stanno sbucando fuori in merito alle troppe zone d’ombra degli anni della pandemia. Fondi non spesi o mal spesi, mascherine acquistate e mai ricevute, interi laboratori costruiti inutilmente, green pass alternativi mai entrati in funzione, lentezza delle decisioni e al contempo immotivata asprezza delle stesse, conflitti d’interesse sui vaccini e, ora, pericolose previsioni colpevolmente ignorate: questo il bilancio (solo per ora) degli anni del Covid, gli anni in cui milioni di italiani sono stati costretti a rinchiudersi nelle proprie case quando fuori, nei palazzi che contano, si faticava a prendere delle decisioni serie e risolutive per la Nazione.