Molta confusione da parte della sinistra, nelle ultime ore, in fatto di immigrazione. Il lavoro del governo e della maggioranza sul Decreto flussi, nel quale è confluito anche il Decreto Paesi sicuri, continua spedito, malgrado sinistra, giudici e giornali progressisti abbiano fatto effettivamente fatica a seguire emendamenti e sviluppi. Una confusione culminata anche nel qui pro quo in cui sono caduti i giudici della Corte d’appello e l’Associazione Nazionale Magistrati, con il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia costretto a tornare sui propri passi in un secondo momento. Centrale, nel dibattito delle ultime ore, l’emendamento proposto da Sara Kelany, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Immigrazione del partito, nonché relatrice del decreto che approderà lunedì alla Camera. Le abbiamo chiesto di fare chiarezza sul suo emendamento e, in generale, su quali sono le novità sul tema.
Onorevole Kelany, può spiegarci, una volta per tutte, il contenuto del suo emendamento?
“Con questo emendamento, sostanzialmente stabiliamo che per le convalide dei trattenimenti la competenza non è più delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, ma invece diventa della Corte d’appello in composizione monocratica. Questo per due ragioni: uno, perché sgraviamo sostanzialmente le sezioni specializzate in materia di immigrazione di una delle tante competenze che posseggono e facciamo sì che si possa velocizzare il lavoro delle pratiche quotidiane; poi, innalziamo ad un giudice superiore – perché ricordo che i consiglieri di Corte d’appello sono giudici di maggiore anzianità e di maggiore esperienza – la cognizione rispetto ad una materia che tratta anche di diritti umani”.
Cos’è cambiato rispetto al passato?
“Sono cambiate due cose: una sui ricorsi avverso i dinieghi di protezione internazionale, una sui ricorsi avverso i trattenimenti. Prima, quando una commissione territoriale negava il diritto di asilo o comunque di protezione, il migrante faceva ricorso alle commissioni specializzate in materia di immigrazione. Poi, non c’era la possibilità di fare appello, che era stata eliminata nel 2017, ma si faceva il cosiddetto “ricorso per saltum” in Cassazione. Con il decreto, era stato reintrodotto invece il grado di appello per i dinieghi relativi alle concessioni di protezione internazionale. Col mio emendamento, abbiamo corretto questa parte: abbiamo tolto nuovamente il giudizio di appello per queste ipotesi e, invece, abbiamo introdotto la competenza della Corte d’appello con riferimento alle convalide dei trattenimenti. Abbiamo dunque fatto due operazioni: la Corte d’appello non è gravata da entrambe le competenze, perché con il mio emendamento abbiamo tolto quella relativa al ricorso in appello avverso i dinieghi di protezione internazionale e introdotto quella come giudice di primo grado per i trattenimenti”.
I giudici delle Corti d’appello e l’Anm però sostengono che con il suo emendamento si andrà a pesare eccessivamente sulle Corti d’appello stesse.
“Non è così. I giudici, nell’esaminare questo emendamento, hanno fatto anche un errore marchiano”.
Lunedì il decreto approderà in Parlamento. Ci sono altre novità?
“Lunedì presenteremo il provvedimento in Aula e sarà una relazione, insomma, illustrativa rispetto a quelli che sono stati i punti trattati da questo decreto. Il decreto flussi, come si sa, sostanzialmente mette ordine in una disciplina che aveva mostrato delle falle: quella, appunto, del “click day” dei flussi, che il Presidente del Consiglio aveva anche provveduto a denunciare di fronte alla Procura Nazionale Antimafia”.
In merito, come ci si è accorti che qualcosa non andava?
“Avendo istituito un tavolo che monitorava i flussi e i click day, il governo si era accorto del fatto che ci fossero delle dinamiche disfunzionali che nascondevano, verosimilmente, l’infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione dei flussi regolari. Se ne sono accorti, banalmente, perché hanno visto che una miriade di richieste provenienti soprattutto da alcune Regioni, dalla Campania ad esempio, non corrispondevano poi alla ad una eguale sottoscrizione di rapporti di lavoro. Quindi, erano sostanzialmente delle truffe: i migranti arrivavano in Italia convinti di poter sottoscrivere un contratto di lavoro con quell’azienda, che invece non era interessata. E quindi, questi soggetti venivano immessi nei circuiti dell’irregolarità”.
Come ha risposto il centrodestra?
“Noi abbiamo posto un rimedio a questa deriva modificando il sistema dei flussi, stabilendo nel prossimo triennio un flusso regolare di 450mila migranti per fare il match di domanda e offerta di lavoro. Abbiamo stabilito dei controlli stringenti anche per il tramite di una procedura di precompilazione delle domande per i click day, in modo tale da far sì che si possa controllare più facilmente, quando c’è il giorno dell’accesso, se l’azienda abbia determinati tipi di criteri dimensionali che giustificano quella richiesta di lavoro, se effettivamente poi l’azienda sottoscriverà questo contratto con il migrante in arrivo sul territorio nazionale. Abbiamo introdotto anche delle sanzioni: l’azienda che poi non sottoscrive il contratto di lavoro, sarà sanzionata e avrà inibita la possibilità di accedere al sistema del click day per i successivi tre anni. Abbiamo messo ordine, a differenza delle sinistre che per anni non hanno voluto gestire i flussi regolari”.
C’è anche un altro emendamento, a sua firma, sulla questione dei flussi regolari. In cosa consiste?
“Abbiamo garantito dei canali privilegiati in ingresso per le donne, per tutti i settori, almeno fino al 40% delle domande. Se dunque per alcuni settori le donne non presenteranno il 40% delle domande, entrerà sicuramente la quota di donne che comunque ha fatto richiesta, senza seguire il criterio cronologico. Quindi, c’è proprio un canale privilegiato. Qualora si dovesse superare per tutti i settori la richiesta femminile del 40%, si concorrerà secondo il sistema ordinario, che predilige il criterio cronologico di presentazione della domanda. Questo è molto importante perché noi privilegiamo, in questo modo, l’immigrazione femminile, diamo un canale preferenziale una tutela alle donne in ingresso”.
Infine, le novità sulla lista dei Paesi sicuri. Cos’è cambiato?
“Andiamo avanti rispetto alle politiche migratorie così come avevamo promesso agli italiani. Abbiamo innalzato a livello di norma di rango primario quello che prima era inserito all’interno di un decreto interministeriale (dai ministeri dell’Interno, degli Esteri e della Giustizia). Anche in conseguenza delle continue disapplicazioni da parte dei giudici dei tribunali delle sezioni specializzate, abbiamo innalzato questa previsione a livello di norma di rango primario”.
Però alcuni giudici hanno rinviato la questione alla Corte di Giustizia.
“Siamo consci e consapevoli del fatto che c’è questo ricorso relativo alle procedure accelerate di frontiera. Attenderemo quelle che saranno le determinazioni della Corte di giustizia, certi del fatto di aver introdotto queste procedure esattamente così come previste dalla normativa europea”.