La tecnologia è comparsa nella storia dell’essere umano per offrire soluzioni, garantire benessere (migliori beni e servizi), ottenere risultati migliori in tempi più brevi, produrre maggiori volumi di un particolare prodotto, tra gli altri obiettivi.
Con l’automazione dei processi sono iniziate le interrogativi, in particolare sulla possibilità che le macchine sostituiscano gli esseri umani e sulle conseguenze della possibile riduzione dei posti di lavoro.
I progressi tecnologici avanzano sempre più velocemente; tra di essi, uno in particolare ha suscitato grande interesse e controversie nell’ultimo anno, l’intelligenza artificiale (IA).
Uno dei prodotti che ha generato più dibattito è stato il chatbot (uno dei più conosciuti e pubblicizzati è il Chat GPT), che interagisce con modelli di linguaggio adattati con tecniche di apprendimento.
Questo tipo di programma informatico elabora le domande o le richieste degli utenti e risponde simulando una conversazione umana. Inoltre, può creare storie, effettuare traduzioni e riassunti di testi, nonché creare immagini e video in base agli input ricevuti. Anche se questi strumenti possono essere utili e risparmiarci molto tempo, non potrebbero anche influire negativamente sulla capacità di ragionamento degli esseri umani, provocando difficoltà cognitive a causa dell’uso eccessivo? Sarebbe un retrocesso dell’ingegno e dell’immaginazione, che d’altra parte sono le qualità che hanno fatto evolvere gli esseri umani nel corso dei secoli e li hanno portati a creare questi grandi strumenti. Paradossale, realmente.
Ad esempio, attualmente è diventato una grande sfida per gli insegnanti dei diversi livelli educativi capire se un esercizio è stato svolto con l’aiuto di un programma di intelligenza artificiale o interamente dall’alunno. La sensazione è che, man mano che tecnologia avanza in questa direzione, l’intelligenza umana regredisca. Molte persone, soprattutto giovani, cercano scorciatoie per evitare di fare ragionamenti o sforzarsi troppo e, quando questo diventi quasi automatico, la pigrizia mentale aumenterà sempre più.
D’altra parte, lo strumento informatico che consente di creare immagini digitali o storie attraverso l’intelligenza artificiale ha suscitato una grande preoccupazione anche nel settore cinematografico.
Dal 2 maggio scorso, gli sceneggiatori di Hollywood sono in sciopero e, dal 14 luglio, si sono uniti alle proteste anche gli attori. Non si verificava una mobilitazione congiunta di questo tipo dal 1960.
Gli sceneggiatori chiedono garanzie di protezione dall’uso dell’intelligenza artificiale nelle produzioni, oltre a un miglioramento economico. Questa tecnologia è già in grado di creare sceneggiature per film e serie a una frazione del costo attuale; anche se ancora non ha la capacità di raggiungere una qualità sublime, consente di inventare storie che potrebbero essere prodotte senza grosse difficoltà.
D’altra parte, il rappresentante degli attori, Duncan Crabtree-Ireland, ha affermato che gli interpreti si trovano di fronte a una “minaccia esistenziale al loro modo di vivere” per l’irruzione dell’IA. Le comparse corrono un rischio maggiore di perdere il loro lavoro, poiché le apparizioni ridotte e in secondo piano potrebbero essere facilmente sostituite da immagini inserite digitalmente. Basta semplicemente scansionare gli attori e utilizzare questi dati per riprodurre la situazione desiderata o creare direttamente attori o attrici virtuali.
La crescita della tecnologia è esponenziale ed inarrestabile. Ma i governi saranno in grado di sfruttare al meglio questo strumento? Sono pronti? Molte delle grandi corporazioni, come Amazon, sviluppano costantemente tecnologie che riducano al minimo la presenza umana. Somo necessari uno studio e un monitoraggio attento sull’impatto sociale che, inevitabilmente, avranno queste innovazioni.
In un mondo così globalizzato, nessun paese sviluppato può sfuggire alla possibile minaccia che la tecnologia potrebbe rappresentare per i posti di lavoro. L’Italia è la seconda potenza manifatturiera in Europa e la settima nel mondo; è inoltre il primo esportatore mondiale di beni di lusso. Per quanto riguarda il settore cinematografico, il doppiaggio dei film italiani è considerato uno dei migliori, se non il migliore in assoluto, nell’industria cinematografica. Quanto tempo ci vorrà prima che l’intelligenza artificiale metta in pericolo i posti di lavoro di milioni di persone?
È necessario iniziare a discutere l’insieme di misure che devono essere adottate al fine di ottenere i massimi benefici da questi potenti strumenti, riducendo al minimo gli impatti negativi. Una prima iniziativa potrebbe essere quella di indirizzare i giovani che cercano un’occupazione rapida e prospettive di crescita futura verso lo studio della programmazione e informatica.
Sebbene attualmente il progressismo cerchi di sminuire l’essere umano, facendolo apparire inferiore alla tecnologia e paragonandolo agli animali irrazionali, la realtà indica che la sua capacità innovativa ci ha portato a questa realtà ed a questa frontiera con un futuro che, fino a poco fa, sembrava fantascienza.
Esiste la possibilità di educare persone creative che utilizzino le tecnologie innovative per risolvere le sfide presenti in ogni settore della società e della scienza, persone ad esempio che sappiano utilizzare programmi di progettazione ed editing per migliorare la qualità dei contenuti artistici, o in grado di fornire servizi che aiutino la gestione delle aziende, rendendole più produttive.
In definitiva, ci sono molte aspettative per il futuro e la creazione di nuovi posti di lavoro dovrebbe essere la priorità di qualsiasi governo (sebbene le sinistre preferiscano creare strumenti di assistenzialismo che “catturino” il voto, quasi una nuova forma di schiavitù), così come dovrebbero esserlo le garanzie lavorative. È assolutamente necessario che questo straordinario sviluppo tecnologico serva per aumentare le certezze e le opportunità e non la creazione di timori e incertezze.
Anche questo è un compito per i veri patrioti.