La scorsa domenica al fine di prevenire gli attacchi programmati di Hezbollah, l’esercito israeliano ha deciso di eludere i piani delle milizie sciite bombardando preventivamente le postazioni dei lanciarazzi nella zona meridionale del Libano. Dal punto di vista militare potrebbe risultare come un’azione rivolta ad evitare di subire un danno anche piuttosto ingente, poiché ben 100 caccia israeliani sarebbero decollati con l’obiettivo di annientare un migliaio di lanciarazzi rivolti verso lo Stato ebraico. Allo stesso tempo, quest’azione avrà comunque un forte impatto dal punto di vista bellico: indipendentemente dalla promessa di pace e dal presunto ottimismo statunitense, ora più che mai campata per aria, le conflittualità persino seppure in forma minore.
Al tempo stesso, Hezbollah non è rimasta impassibile davanti a tutto questo, lanciando a sua volta 300 missili e droni alle ore 5.15, per colpire la base di Gilot, importante centro logistico del Mossad. Da Israele al Libano, sembra che parte degli obiettivi comuni sia quello di spaventare il proprio avversario con una specie di guerra lampo nei cieli.
Tuttavia Hezbollah ed Iran sono ancora piuttosto lontani dall’impensierire grandemente il popolo ebraico. Al contrario Hamas, sempre nella serata di domenica, ha dimostrato di poter impensierire grandemente la sicurezza interna israeliana: un missile sarebbe caduto in un’area aperta nei pressi di Rishon Lezion, colpendo una donna di ventisei anni mentre si stava recando al rifugio. Le Brigate islamiche di Al-Qassam, avrebbero preso in carico le responsabilità dell’attacco, dichiarandone la presunta legittimità come risposta agli attacchi israeliani contro i civili di Gaza. Ecco perché l’uccisione di persone innocenti può creare inneschi decisamente pericolosi, capaci di ripercuotersi su chi non ha niente a che vedere con la guerra. Il Medio Oriente è innegabilmente un continente già piuttosto pericoloso di per sé: le guerre non fanno altro che amplificare i pericoli a cui sono esposti gli esseri umani presenti in loco.
L’attenzione del Papa sul territorio libanese è un altro campanello d’allarme
Ieri il Pontefice ha incontrato i familiari delle vittime per l’esplosione al Porto di Beirut avvenuta nell’anno 2020, riprendendo le parole di Papa Giovanni Paolo II sull’importanza del Libano come progetto di pace. Sembra scontato che la chiesa cattolica propenda decisamente per i Cristiani-Maroniti, sebbene le parole dei suoi delegati sembrino sempre molto generiche e rivolte verso l’ottenimento di una quiete per tutti. D’altra parte cosa dovrebbe fare un’istituzione religiosa, se non richiedere la possibilità di una convivenza serena per gli uomini e tra di loro? Molti paesi islamici come l’Afghanistan, dimostrano totalmente il contrario: dunque non tutti i progetti religiosi sono improntati verso la libertà di esistere. Alcune società agiscono dogmaticamente senza mezzi termini, dimostrando il doppio volto della devozione.
C’è chi, come Papa Bergoglio, prova a chiedere “Verità e giustizia” nonostante la complessità degli eventi attuali e di quelli trascorsi. Una richiesta decisamente importante e difficile da realizzare, come dimostrano gli ultimi tragici eventi sociali, economici e conflittuali di cui è vittima il Paese dei cedri. La chiesa cattolica tenta dunque di svolgere un ruolo di mediatore non soltanto dal punto di vista spirituale, ma anche politico, per scongiurare l’allontanamento delle persone dai valori della cristianità e per evitare che questo si ripercuota anche sulla società. Non a caso molti paesi hanno come base costituzionale la Sharìa, mentre il Libano sembra essere riuscito in parte a mantenere la libertà di culto attraverso una presenza non indifferente dei fedeli cristiani.
Il ruolo delle dichiarazioni nelle ostilità israelo-sciite
Hassan Nasrallah e Benjamin Netanyahu hanno rivendicato le proprie azioni con grande fervore, per motivare in parte i propri sostenitori e le istanze popolari che hanno deciso di affidarsi ad una determinata convinzione. Tralasciare la centralità dell’oratoria della Leadership sarebbe un grave errore, poiché dai tempi più antichi i discorsi motivazionali giocano un ruolo fondamentale nelle battaglie. In questo l’umanità non è cambiata poi tanto, indipendentemente dalle distanze culturali dei popoli.
I discorsi possono giocare un duplice ruolo: a volte possono fungere da scudo, in altre occasioni invece sono un vero e proprio strumento di offesa o intimidazione.