La cultura della morte di Hamas

I principali organi di informazione occidentali, alcuni conduttori televisivi e gli indignati a senso unico sezionano al millimetro tutte le azioni di Israele nella Striscia di Gaza, ma sembrano essere diventati alquanto sbadati nei confronti di Hamas. Lo Stato ebraico, nella sua pur inevitabile lotta per la sicurezza e contro il terrorismo, deve rispettare il diritto internazionale e non devono più succedere episodi come gli spari in aria dell’IDF durante la missione diplomatica UE a Jenin. Questa è anche l’opinione del Governo italiano, ma non bisogna dimenticare come la guerra di Gaza sia iniziata, non da un capriccio guerrafondaio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, bensì dal sanguinoso attacco di Hamas del 7 ottobre del 2023, dispiegato in territorio ebraico con uccisioni a sangue freddo, sequestri e stupri.

Il Governo Meloni non scorda tutto questo, e nemmeno noi de La Voce del Patriota, ma molti commentatori e taluni esponenti della politica hanno già messo in soffitta le incursioni assassine dei terroristi di Gaza e tutt’oggi menzionano ben poco gli atti e le dichiarazioni quotidiane di Hamas. È passata quasi inosservata dal punto di vista mediatico l’intervista televisiva rilasciata da un alto funzionario di Hamas, tale Sami Abu Zuhri. Questo signore ha affermato che i “calcoli dei numeri in guerra sono irrilevanti. Non importa il numero dei morti a Gaza perché i morti saranno sostituiti dalle nascite. Al posto di ogni cadavere le nostre donne daranno alla luce molti più martiri. Sapete che durante la guerra nella Striscia sono nati 50mila bambini?”. Per Hamas è ininfluente la contabilità delle vittime civili, che serve al massimo come propaganda da scagliare contro Israele, perché le donne di Gaza sarebbero assai prolifiche e pronte a dare alla causa nuovi pargoli in continuazione, destinati tristemente, non ad un’esistenza terrena felice, ma a morire presto, visto che Zuhri parla di martiri. Queste frasi scioccanti sono state appena notate dai media, ma hanno fatto infuriare anzitutto il popolo palestinese e in particolare, gli abitanti della Striscia di Gaza, che si sentono usati come una sorta di carburante per le guerre degli integralisti.

Dall’inizio del conflitto i morti fra la popolazione civile sono stati tanti, anche se non bisogna dare credito alle stime di Hamas, per le quali la Striscia sembra abitata solo da bambini, donne e anziani, e non già da giovani terroristi armati, e una certa narrazione di sinistra o, per così dire, politicamente prevenuta attribuisce la responsabilità delle vittime solo ad Israele e al suo primo ministro Netanyahu. Le parole di Sami Abu Zuhri consigliano però di andare piano nello scaricare tutte le colpe addosso allo Stato ebraico perché esse rivelano ciò che Hamas ha sempre commesso a discapito della sua gente. Lo dice in modo chiaro Zuhri: i terroristi se ne infischiano altamente dei  morti, che sono, secondo le note teorie deliranti dell’estremismo islamico, dei privilegiati, i quali vanno prima di altri in paradiso a godersela con le vergini. Infatti, Israele si trova a dover combattere contro un’organizzazione terroristica che usa vigliaccamente gli innocenti come scudi umani e carne da macello.

È evidente che Gerusalemme, la capitale dell’unica democrazia del Medio Oriente, debba attuare diversi accorgimenti per non fare il gioco degli oltranzisti islamici, e già, per esempio, il governo israeliano cerca di avvisare e spostare la popolazione di Gaza prima di effettuare le operazioni militari. Tuttavia, è ormai imperativo dare la caccia a ciò che resta di Hamas, che è ancora parecchio pericoloso, sino alla vittoria finale. La Striscia non può più cadere nelle mani di questi cultori della morte e la pensano così, non solo gli Stati Uniti, l’Italia e, va da sé, lo Stato d’Israele, ma anche l’Autorità Nazionale Palestinese e gli abitanti di Gaza.

In conclusione, si può senz’altro esporre osservazioni e critiche in merito alla situazione umanitaria e all’andamento della guerra, tipo i segnali lanciati dal Governo italiano, ma sarebbe opportuno evitare di addossare ogni torto ad Israele e dipingere Benjamin Netanyahu come un criminale, così continuano irresponsabilmente a fare Elly Schlein e Giuseppe Conte, perché in tale maniera si contribuisce ad alimentare un pessimo clima di odio ed intolleranza antisemita che ha già armato la mano di un trentenne di Chicago, estremista di sinistra, il quale ha freddato la giovane coppia, (progettavano di sposarsi a breve), di dipendenti dell’ambasciata israeliana a Washington.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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