La sinistra smania per scendere in piazza, ma non ha nessuna idea da proporre

La sinistra le sta provando davvero per tutte per cercare di radunare persone comuni, personalità istituzionali, intellettuali e del mondo dello spettacolo in giro per l’Italia, con l’intento di “manifestare per l’Europa”.

Unico dettaglio, forse non proprio trascurabile, è il fatto che però nessuno ha ancora capito di quale Europa si parli durante queste manifestazioni e quale sia il progetto che gli organizzatori e i partecipanti intendono portare avanti.

Ma visto che la questione qui è lunga e complessa, procediamo con ordine, cercando di andare ad analizzare ciò che è stato finora. E tentare di arrivare a capire se dietro a tutto questo marasma vi sia anche un po’ di sostanza.

L’appello di Michele Serra e l’inizio delle Piazze per l’Europa

Partiamo dall’inizio. Il giornalista Michele Serra lancia l’appello sulle pagine di La Repubblica per scendere in piazza il 15 marzo e unirsi sotto la bandiera d’Europa. “Sarà la piazza di quelli che non sanno cosa fare”, ammette lo stesso giornalista, ma che “vogliono esserci e chiedersi che cosa devono fare sul tema della pace e della difesa”, dice ai microfoni di Radio2.

Dunque, è lo stesso promotore dell’evento a non sapere cosa bisogna fare, come e con chi. Un ottimo inizio, non c’è che dire.

All’appello hanno comunque risposto diversi leader politici, organizzazioni sindacali e personaggi del mondo dello spettacolo del calibro di Corrado Augias, Luciana Litizzetto, Roberto Vecchioni, Jovanotti, Pif.

Presente anche Azione con Calenda, che addirittura quando prende la parola dal palco annuncia: “La pace deve essere garantita da una Europa forte e forte anche militarmente”. Una dichiarazione che tuttavia stride con la coccarda arcobaleno sfoggiata in giro per le strade di Roma.

Grande assente il Movimento 5 Stelle. Così come, di fatto, la segretaria del PD Elly Schlein, che limitandosi ad aggirarsi nel retropalco e a far uscire a margine dell’evento, un flebile: “Oggi non facciamo polemiche”, pare quasi un fantasma di sé stessa.

Ecco dunque che, volendo riassumere, alla prima edizione de “Una Piazza per l’Europa” sono stati presenti: il principale organizzatore che però, per sua stessa ammissione, non ha le idee ben chiare su cosa fare; una schiera di personaggi noti messi sul palco per attirare un po’ di pubblico e riempire la piazza; la portavoce del maggior partito di maggioranza che si nasconde e non proferisce parola se non per rispondere a qualche domanda di circostanza. E, infine, una folla indistinta di persone che sventolando bandiere arcobaleno e con le stelline dell’Unione gridano slogan del tipo “Qui si fa l’Europa o si muore”. Applaudendo però, paradossalmente, anche a chi esalta la politica di difesa militare in Ue.

La giornata si conclude, e nonostante il tentativo mediatico di farla passare come un successo, in realtà la mossa della sinistra porta con sé molti dubbi e domande lasciate senza risposta. Su tutte, quella relativa a quale Europa si pensi quando si sventola la bandiera blu e oro. Sarà una Europa favorevole alla difesa militare? Oppure sarà una Europa che non intende spendere un centesimo per la propria difesa? Sarà una Europa che vuole raggiungere la pace in Ucraina da sola o anche con Trump, se questo dovesse riportare stabilità ed equilibrio nel continente? Sarà l’Europa che ha votato contro o sarà l’Europa che ha votato a favore del ReArm Europe di Ursula con der Leyen?

Tutto questo non si è compreso lo scorso 15 marzo, né tantomeno nei giorni successivi. E tutto ciò ha lasciato un enorme vuoto nel dibattitto pubblico, all’interno del quale l’opposizione non sembra avere affatto mosse concrete da proporre. Né tantomeno di cui parlare.

Un weekend di fuoco per PD e M5S

A questo ‘vuoto’ tenta di rispondere, con un tempismo non proprio dei migliori, Giuseppe Conte che, con il suo movimento, organizza ben tre settimane dopo -sempre a Roma- una nuova manifestazione. Questa volta fornendo però almeno un elemento in più: sfiliamo per dire no al riarmo europeo. E questo è già un passo avanti.    
Tra i presenti, volti noti come Marco Travaglio, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, oltre a delle vere e proprie new entry, che dal mondo social sembrano essere sbarcate a quello politico (parliamo qui in particolare di Rita de Crescenzo, tiktoker del napoletano nota più per il suo essere personaggio dal dubbio gusto che per le proprie idee rivoluzionare, che tuttavia scende in piazza paventando anche una sua possibile candidatura).

Sebbene le iniziali intenzioni, l’evento però si trasforma velocemente in una nuova occasione per urlare contro il Governo Meloni e sfoggiare insulti vergognosi (tanto per dirne una, i bravi pacifisti inneggiano al suon di “Mettete Meloni nei vostri cannoni”). E poi c’è lo stesso Conte che si autoproclama leader delle opposizioni e vera alternativa all’esecutivo. Perdendo sostanzialmente di vista l’unico elemento concreto sul quale si sarebbe dovuta svolgere la giornata, e rivelandosi così più che un leader, un influencer di sé stesso. “Oggi noi stiamo pianto un pilastro molto solido, fermo, per costruire un’alternativa di governo”, annuncia infatti il presidente del M5S.

E il PD in tutto questo? Schlein assente, dentro e fuori la piazza. Ma si premura di mandare una delegazione partitica a fare le sue veci. Una mossa non proprio azzeccata se si pensa che il partito democratico è spaccato al suo interno proprio sul fronte internazionale (tant’è che sulla proposta di riarmo i dem a Bruxelles avevano votato in maniera disomogenea, evidenziando queste divisioni in maniera ancora più plateale).

Sull’onda di questo caotica corsa a chi strilla di più in strada, si arriva così a domenica 6 aprile, quando sembra -finalmente- svegliarsi anche il Partito sopito dei democratici, che con i sindaci di Bologna e Firenze che uniscono le forze, propongono una seconda edizione nel capoluogo emiliano dell’iniziativa targata Serra.

Peccato però che anche Bologna si riveli essere l’ennesima occasione persa per la sinistra. È tutto sbagliato, sconnesso e paradossale, dal videomessaggio di Romano Prodi (che trova sì il tempo per fare propaganda ma non per scusarsi per il suo atteggiamento televisivo imbarazzante), fino agli scontri decisamente non pacifici con le forze dell’ordine.   

Ed è così che per la seconda volta, tranne la bandiera arcobaleno messa bene in mostra a Piazza Nettuno, nessuno vede il senso e il fine ultimo di questa iniziativa. C’è chi parla di volere una Europa femminista, chi dice stop all’economia di guerra. Chi addirittura afferma che “abbiamo disperatamente bisogno di parlare d’Europa” (per carità, mai che si pensi a fare qualcosa sul serio). C’è chi poi incita alla difesa europea dagli attacchi di Trump e di Putin.

Ma oltre a sperare in un generalissimo “futuro migliore”, nessuno sa realmente cosa vuole, nessuno avanza una progettualità concreta. È tutta mera ideologia.

Tutto questo è, banalmente, la rappresentazione massima della sinistra del tanto pensiero e della poca azione. Di una sinistra che troppo dice e nulla stringe. E che oggi si trova esattamente dove deve essere: ben salda all’opposizione e lontana dalla possibilità di salire al Governo. 

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1 commento

  1. Il Partito che piace è il M5stelle; a tutti piace il reddito senza lavoro, a tutti piace il Bonus 110%, a tutti piace la Pace senza spendere per la Difesa. Insomma è piacevole spendere quegli 800 miliardi per risolvere il problema della Sanità, della Scuola e dei salari. Vendersi alla Cina nella via della seta significa risolvere in 4 e 4 otto tutti i nostri problemi. La Politica dell’oggi. Per Conte ogni giorno è sempre oggi.

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