“Fratelli d’Italia vuole difendere l’identità dei popoli e delle Nazioni europee. Per noi l’Europa rappresenta il nucleo fondante dell’Occidente, quello spazio in cui nella storia hanno preso forma i valori e i principi su cui si basa la nostra civiltà: la libertà, l’uguaglianza, la democrazia, il diritto, l’incontro tra fede e ragione incarnato dalle nostre radici classiche e giudaico-cristiane. I conservatori europei, che Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni ha l’onore di guidare, difendono le radici culturali dell’Europa, per preservare l’identità dei popoli europei, valorizzando le differenze senza annullarle”. Questo è l’apertura del programma elettorale di Fratelli d’Italia. Le prime parole, dunque, sono dedicate alla nuova Europa che sarà, che superi quel sistema di burocrati e bancari che ha governato fino ad oggi influenzando le politiche degli Stati nazionali sovrani, e che superi pure le teorie che vorrebbero imporre un super-Stato europeo, il quale affosserebbe le prerogative dei Paesi membri. Da sempre un obiettivo di primo ordine per Fratelli d’Italia e la centralità del tema nel programma di Fratelli d’Italia lo dimostra. Una centralità che, in caso di vittoria della destra alle urne il prossimo 8 e 9 giugno, potrebbe trovare concreta applicazione a Bruxelles: la prima maggioranza di centrodestra all’interno del Parlamento europeo potrebbe rivoluzionare, in meglio, le sorti del continente, riconsegnando quelle enormi fette di sovranità sottratte ai singoli Stati e assicurando all’Europa un ruolo di centralità all’interno dei contesti internazionali. L’Europa è infatti la culla della civiltà occidentale nonché il maggiore polo della Nato. Il riscatto dei popoli europei è una necessità per l’intero globo.
L’Europa che rispetta le sovranità nazionali
È questa, dunque, la visione dei conservatori dell’Ecr Party – il partito europeo dei Conservatori e dei Riformisti – a cui aderisce anche Fratelli d’Italia. È questa la visione di Giorgia Meloni, che da anni presiede il gruppo. Il Presidente del Consiglio italiano ha avuto l’occasione di ribadire la sua posizione nel messaggio inviato al network Ditelo sui tetti: “Siamo alla vigilia di un voto decisivo – ha detto Giorgia Meloni – nel quale i cittadini italiani ed europei saranno chiamati a scegliere tra due modelli di Europa. Da una parte, un gigante burocratico che pretende di regolamentare ogni aspetto della nostra vita e che è nemico delle specificità nazionali. Dall’altra, un’Europa consapevole di se stessa e della sua proiezione geopolitica, che concentra le sue risorse sulle materie nelle quali può dare un valore aggiunto, a partire dalla politica estera e di sicurezza comune, e che lascia tutto il resto alla sovranità delle Nazioni, nel rispetto del principio di sussidiarietà sancito dai trattati. Noi crediamo in questo secondo modello e stiamo lavorando per costruirlo”. L’Europa merita di più, in quanto “terra – secondo la premier – nella quale fede, ragione e umanesimo hanno trovato quella perfetta sintesi che ha fecondato il terreno nel quale è nata la separazione tra Stato e Chiesa. È nato lo Stato sociale, si è formata una società che mette al centro la difesa della vita la tutela della dignità umana e la cura per i più fragili e gli ultimi”.
L’Europa della vita e della natalità
Da qui il collegamento alle tematiche civili. Specialmente negli ultimi mesi, infatti, pur di fronte a importanti passi in avanti fatti, ad esempio, contro la violenza sulle donne (e anche su questo, la sinistra italiana ha trovato il metodo per dar sfogo alla sua indole opportunistica), in Europa è ancora forte la componente anti-vita, che vorrebbe inserire l’aborto tra i diritti fondamentali dell’uomo, seguendo l’approccio ideologico woke. Ma le esigenze sono ben altre: l’Europa vive un calo demografico con pochi precedenti, che avrà, nel caso di mancate risposte da parte della classe dirigente, un impatto devastante non solo sulla nostra economia, ma anche sulla nostra cultura, sulla nostra società, sul nostro futuro. “Vogliamo impedire – ha detto Giorgia Meloni – che quella di Vecchio continente, da etichetta storica qual è, diventi anche una prognosi infausta per il futuro. Se non riusciamo a ripristinare un equilibrio fra la popolazione attiva e la popolazione che ha bisogno di assistenza, nel giro di pochi anni i nostri sistemi sociali collasseranno”. Questa la ragione che ha spinto la premier italiana a dirsi “convinta che la spesa finalizzata a sostenere la natalità, i servizi, gli aiuti alle famiglie e la conciliazione vita-lavoro, sia quella che più di ogni altra possa essere considerata un investimento produttivo”. Nel programma di Fratelli d’Italia si legge chiaramente: “La sfida demografica è epocale e va affrontata in via prioritaria: un’Europa senza figli è un’Europa senza futuro”.