L’unico neo delle europee: Ilaria Salis eurodeputata

Le elezioni europee sono andate particolarmente bene per Fratelli d’Italia e le altre forze che sostengono il Governo di Giorgia Meloni, uscito rafforzato da tali consultazioni. Inoltre, con la vittoria incontestabile di Marine Le Pen in Francia, si respira un’aria di cambiamento in Europa. Tuttavia, se invece fosse andata meno bene per i conservatori e i patrioti, italiani ed europei, bisognerebbe comunque rispettare il risultato perché gli elettori hanno sempre ragione e non si potrebbe parlare, per esempio, di Europee falsate. Quindi, non possiamo permetterci di dire nulla a quei 176mila italiani che hanno espresso la loro preferenza per Ilaria Salis, candidata di Alleanza Verdi e Sinistra, eleggendola al Parlamento europeo.

Però, possiamo e dobbiamo dire qualcosa a coloro i quali hanno orchestrato la sua candidatura e anche alla diretta interessata. Come è risaputo, Ilaria Salis, insegnante elementare di Monza con la passione della militanza nella estrema sinistra, è stata ristretta presso un carcere di Budapest dall’11 febbraio del 2023 a metà maggio di quest’anno, con la non banale accusa di aver aggredito, durante una manifestazione nella capitale ungherese e insieme ad altri estremisti di sinistra, in particolare i tedeschi della Hammerbande,  la ben poco rassicurante “banda del martello”, dei militanti neonazisti. I quali saranno pacifici tanto quanto gli amici della Salis, ma nessuna legge, in Italia, in Ungheria e nel resto del mondo, autorizza di fracassare loro il cranio con un martello.

La donna, per capirci, non è stata accusata, per dire, di aver sottratto un profumo al duty free dell’aeroporto di Budapest, bensì di fatti e comportamenti molto gravi anche perché se si partecipa al pestaggio di qualcuno, con martelli o altri oggetti pericolosi, ci si può rendere responsabili pure della morte del malcapitato. Ma la sua apparizione in quell’Aula di Tribunale con catene e guinzaglio ha urtato molte coscienze in Italia, anche di ministri del Governo come Carlo Nordio e Antonio Tajani, ovviamente lontanissimi dalle posizioni politiche di Ilaria Salis, perché nella Penisola il garantismo è un poco più avanti rispetto ai modi usati in Paesi che fino a trent’anni fa erano soggiogati da dittature comuniste, e si ritiene che anche il peggiore criminale debba scontare la pena in condizioni umane.

Infatti, mentre le opposizioni, soprattutto PD e M5S, imbastivano una strumentalizzazione politica sul caso Salis, cercando di far credere che la premier Giorgia Meloni fosse del tutto disinteressata alla vicenda perché in mezzo c’era solo una militante di sinistra e l’amico “fascista” di Palazzo Chigi Viktor Orban, il governo italiano ha lavorato in silenzio, ma in maniera proficua e ha ottenuto, a metà maggio, la concessione degli arresti domiciliari per Ilaria Salis da scontare in un appartamento di Budapest. Altro che disinteresse del Governo Meloni, e spiace constatare come la gratitudine non sia di casa a sinistra visto che non è giunto alcun cenno di ringraziamento da parte delle opposizioni, figurarsi, e neppure dall’interessata e dall’iperpresenzialista padre Roberto. Ma il Governo ha fatto il proprio dovere perché si trattava di umanizzare ed affievolire la detenzione in Ungheria di una nostra connazionale, e lì sarebbe stato opportuno fermarsi.

Purtroppo, la campagna distorta condotta dalle varie sinistre e dal Partito Democratico, inizialmente disponibile a fare ciò che poi hanno fatto Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, ovvero, candidare Ilaria Salis alle Europee, non ha neanche considerato le possibili responsabilità criminali di questa estremista e ha subito imposto mediaticamente la versione della martire, della vittima di una persecuzione politica ad opera di un Paese, secondo la vulgata sinistra, poco democratico. Una donna ostaggio di Orban da rimpatriare in Italia il prima possibile. L’insegnante elementare con la passione per l’estremismo rosso doveva senz’altro passare ad un tipo di detenzione migliore, ma non doveva essere sottratta alla Giustizia.

Invece, le strumentalizzazioni dei soliti noti hanno partorito il mostro della candidatura alle elezioni europee nelle liste di AVS e, disgraziatamente, la giovane donna si è assicurata un seggio a Strasburgo e soprattutto l’immunità parlamentare che le ha già permesso infatti di essere rilasciata dai domiciliari e di fare ritorno in Patria, giusto in tempo per festeggiare a Monza il suo 40esimo compleanno. Si è parlato di un exploit di Alleanza Verdi e Sinistra che ha raggiunto il 6 per cento circa, del quale ha certamente beneficiato anche la Salis, ma si tenga presente che AVS è una unione di due partiti distinti, i Verdi di Bonelli e Sinistra Italiana di Fratoianni. Ognuno ha portato in dote pressappoco il 3% ed è stato superato lo sbarramento. La medesima operazione sarebbe stata possibile anche ai centristi Matteo Renzi e Carlo Calenda, se non fossero due primedonne dispettose ed egocentriche, i quali, non a caso, hanno raggranellato più o meno, divisi, il 3 per cento ciascuno.

A volte, unire più sigle in un cartello elettorale non serve a nulla e si fa soltanto la fusione di tante debolezze, ma in alcune circostanze l’abbraccio fra simili funziona. Comunque sia andata alle Europee, Ilaria Salis è oggi una europarlamentare e una persona del tutto libera. Le Autorità giudiziarie ungheresi possono ancora chiedere all’Europarlamento la revoca dell’immunità per portare a compimento un processo che adesso è solo sospeso, e chi scrive si augura che i giudici magiari non tardino a fare il loro dovere in merito ad una imputata che è innocente fino a condanna definitiva, ma che allo stesso tempo non dovrebbe sottrarsi alla Giustizia con vergognosi escamotage. Tuttavia, pare che in Ungheria si voglia chiudere con il caso Salis e testimonia questa volontà il veloce rilascio della donna, avvenuto subito dopo l’elezione al Parlamento europeo e senza nemmeno aspettare la proclamazione degli eletti. Staremo a vedere, ma, al contrario di quanto hanno sempre blaterato i “compagni” di casa nostra, si evince al momento la totale indipendenza della magistratura ungherese rispetto al premier Viktor Orban, che era tale anche durante la detenzione in carcere della Salis.

Il primo ministro di Budapest può piacere o meno, ma non si dica ch’egli si trova a capo di un regime che usa le carceri per perseguitare i militanti di estrema sinistra come Ilaria Salis, e non ci si permetta più di immaginare accordi inconfessabili fra Giorgia Meloni e il suo omologo magiaro, pensati apposta per dare la caccia ai cosiddetti antifascisti. L’insegnante elementare è un’italiana che si è cacciata nei guai all’estero da sola e farebbe bene a risponderne se solo le sinistre del suo Paese, (i Bonelli e i Fratoianni, ma anche le Schlein), non avessero messo in piedi un deprecabile disegno politico che giustifica di fatto l’illegalità, banalizza i comportamenti criminali e lancia un messaggio fortemente diseducativo. I reati commessi diventano relativi se ci si dichiara di sinistra, meglio se estrema, e arriverà sempre un partito, piccolo come AVS o un po’ più grande come il PD, ad offrire lo scudo di una candidatura blindata. In futuro potrebbero approfittarne anche altri soggetti simili alla “povera” Ilaria. Il trucchetto di Bonelli e Fratoianni ricorda quello organizzato da Marco Pannella a favore del fondatore di Potere Operaio e Autonomia Operaia Toni Negri.

L’extraparlamentare di sinistra fu candidato dal Partito Radicale nel 1983, mentre si trovava in carcere con l’accusa di attività sovversiva, e divenne deputato, riuscendo così a riottenere la libertà grazie alla immunità parlamentare. Anche quello, fu un inno cantato a squarciagola contro lo Stato e la legge. Pannella sapeva essere tanto intelligente quanto distruttivo. Si spera sempre nella meritocrazia e nella gavetta, che dovrebbe formare una classe politica degna di tale nome, ma a volte, in posti delicati e pure ben remunerati come le assemblee parlamentari, giungono dei veri e propri delinquenti.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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