Manovra, il Governo Conte verso un ulteriore dietrofront sul deficit

Potrebbe arrivare a breve un nuovo dietrofront del Governo Conte sul deficit. La penultima correzione alla finanziaria, fatta un mese fa, prevedeva un deficit non più fisso al 2,4% per tre anni, com’era in origine, ma una riduzione graduale nel secondo e terzo esercizio fino ad arrivare al 2% nel 2021.
Secondo alcune fonti governative, riportate dalla stampa nazionale, l’esecutivo sarebbe pronto ad assecondare l’Unione europea e a ridurre nuovamente il rapporto deficit/Pil previsto nella manovra di bilancio, portandolo al 2% già nel 2019. In pochi giorni il provocatorio «andiamo avanti» (quasi come il più famoso “me ne frego”), detto dal Governo Conte dopo la bocciatura della manovra da parte della Commissione europea, rischia di trasformarsi in un detrofront vertiginoso.
Se queste anticipazioni di stampa saranno confermate, non dovrebbero esserci più, nel pacchetto emendamenti presentato alla Camera, il taglio alle pensioni d’oro e le norme sulla famiglia. In totale sarebbero oltre cinquanta le sforbiciate alla spesa pubblica per far quadrare i conti. Vediamo i più significativi.
La Flax tax al 15%, già ridotta alle sole partite iva, non verrebbe applicata per “l’esercito” dei collaboratori a contratto che lavorano esclusivamente, o quasi, con i datori di lavoro. 25 milioni andrebbero alle Forze armate e di polizia per il riordino delle carriere professionali. 30 milioni l’anno, per 10 anni, al CNR (Consiglio nazionale delle ricerche). 120 milioni alle regioni per 4000 assunzioni nei centri dell’impiego. 120 milioni nel 2019 e 160 milioni nel 2020 per il fondo destinato al reddito di cittadinanza. Nel campo sanitario, ci dovrebbe essere la possibilità di assumere, negli ospedali pubblici, medici senza concorso, a tempo determinato, per sopperire alle carenze organiche e 350 milioni di euro in 3 anni per ridurre le liste d’attesa.
Insomma, con lo spread che rimane su e la procedura d’infrazione che diventa sempre più minacciosa sembra che il ministro Tria si sia convinto a rivedere l’impianto della manovra per non avere a che fare con i Commissari di Bruxelles. Dati, che se confermati, si tradurranno in più di un passo di lato per i due vicepremier che si apprestano ad assaltare il Parlamento europeo alle prossime consultazioni. Nell’eventualità speriamo siano, almeno, passi fatti per il bene del Paese.

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