Le ultime due leggi di Bilancio varate dal governo contenevano misure fondamentali per il mantenimento dell’assetto sociale negli ultimi mesi. Misure quali l’accorpamento delle prime aliquote Irpef e il taglio del cuneo fiscale e contributivo, che assorbivano la gran parte delle risorse e hanno garantito un risparmio considerevole nelle tasche degli italiani, in media di circa un centinaio di euro a persona. E l’obiettivo dell’esecutivo, già dichiarato mesi fa, è quello di ampliare la portata dei benefici anche per i redditi più alti, il cosiddetto ceto medio, che certamente non può essere paragonato, a livello di aliquote e di tasse da pagare, a grandi imprenditori e investitori.
Ottime previsioni
Sarà dunque fondamentale, quest’anno, riconfermare le misure dell’ultima finanziaria che hanno riscosso maggiore successo e prevedere un loro ampliamento. Con le nuove e stringenti clausole del Patto di Stabilità, il nodo da sciogliere ruota intorno alle risorse, di cui però l’Italia sembra dotata, specialmente grazie agli ultimi dati macroeconomici e agli ultimi traguardi raggiunti dal Governo Meloni: la crescita consistente del Pil, che sta rispecchiando le previsioni molto fiduciose (e per questo all’inizio criticate e trattate con scetticismo) del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che nel Def di aprile ha pronosticato un prodotto pari all’1% entro la fine dell’anno. Al primo semestre, i dati Istat parlavano di una crescita al 0,9%, sopra alla media europea e a diretti competitors come la Germania di Olaf Scholz. Altro fattore determinante sulla buona riuscita della finanziaria saranno le entrate tributarie, sulle quali il governo ha fatto registrare un altro primato: secondo Bankitalia, infatti, “a giugno le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 42 miliardi: in aumento del 9,9 per cento (3,8 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2023”, in crescita del 7,5%, pari a 17,5 miliardi, anche nel confronto tra il primo semestre dell’anno e lo stesso periodo del 2023. Segnale, questo, che evidenzia come gli italiani siano tornati a nutrire fiducia per le Istituzioni, riconoscendo nei vertici del governo la serietà e l’autorevolezza giusta per guidare la Nazione e non sperperare le risorse.
Una manovra da 25 miliardi e anche di più
Per questi motivi, l’obiettivo non è soltanto quello di riconfermare le misure già contenute nelle ultime due finanziarie varate dal Governo Meloni, ma anche quello di allargare la loro portata. In primis, come detto, la riforma fiscale e Irpef, con l’aliquota al 35% che, nei piani del viceministro Maurizio Leo, potrebbe essere allargata anche ai redditi fino a 55mila euro. Anche, dunque, a quel ceto medio a cui, dopo l’attenzione riservata ai meno abbienti, vuole diventare la priorità dell’esecutivo. Una misura, questa, che potrebbe costare circa 4 miliardi di euro, da aggiungere all’analoga cifra per la riconferma dell’accorpamento degli scaglioni Irpef e ai circa 10 miliardi richiesti per il taglio al cuneo fiscale. Ma c’è ancora tanto altro: ci sono ancora da considerare, infatti, le varie misure adottate dal governo nelle scorse finanziarie, come le varie agevolazioni per i lavoratori, le deduzioni fiscali per chi assume a tempo indeterminato, specialmente lavoratori appartenenti alle categorie fragili o per chi fa impresa nel Meridione, con un occhio di riguardo per le mamme lavoratrici con due o più figli. A questo proposito, è arrivata la smentita del ministro del Lavoro, Marina Calderone, sul presunto taglio di queste misure che favoriscono la genitorialità: “Non c’è una riflessione strutturale sul fare cessare questa misura – ha spiegato –, anzi il nostro obiettivo invece è consolidare, e trovare percorsi per mantenere e intensificare”. Dunque nessun taglio: la volontà, anche su questo tema, è quella di allargare la platea di fruizione di tali benefici. La spesa complessiva prevista, secondo Marco Osnato, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Finanze, si aggira intorno ai 25 miliardi, e “forse qualcosa di più”. Gli ultimi buoni risultati economici dell’Italia agevoleranno, in questo senso, l’operato dell’esecutivo da qui a fine anno.
Sarebbe cosa buona e giusta, siamo stufi di vedere sgravi e facilitazioni per alcune categorie mentre per dipendenti e pensionati ci sono solo le briciole! Speriamo che si riesca ad invertire la rotta.