Meloni difende la natalità e risponde all’Europa dei fanatici woke

Europa contro Europa. L’Europa del fanatismo woke, delle pratiche abortistiche, dell’ideologia gender che finalmente anche il Vaticano, attraverso il Dicastero per la Dottrina della fede, ha condannato. L’Europa della natalità, della crescita, della famiglia, dei valori su cui essa inevitabilmente si basa, radici cristiane su cui è cresciuto l’intero pensiero europeo, economico, sociale, politico. Radici che necessariamente si rifanno a quei principi cristiani che inneggiano alla vita e alla dignità dell’essere umano: un intero impianto costruito, volutamente e per influenza, su di essi, e distruggerli significherebbe quindi far crollare l’intera società e quei diritti fondamentali contenuti nella nostra Costituzione, nella Carta europea dei diritti dell’Uomo, nelle carte principali degli altri Stati membri e che solo secoli di battaglie civili sono state capaci di ottenere. Un’intera istituzione, dunque, che rischia di decadere in brevissimo tempo con poche semplice mosse, ignorando quei pur ingombranti segnali di decrescita sotto cui l’Europa, in pochissimi decenni, potrebbe sopperire: il resto del mondo si fa forte “facendo figli”, potendo contare sulla loro forza economica, mentre l’Unione Europea favoreggia il mondo anti-vita e pro-aborto.

La destra resiste e risponde alle follie woke

Ma c’è Europa ed Europa. E a quella che cede al fanatismo woke e del progressismo tutto ideologia e poco progresso, resiste quell’Europa che sa bene che nascite, vita, famiglia, non solo sono l’unico futuro possibile per il Continente, ma sono una priorità morale che la politica dovrebbe difendere a tutti i costi. Così, alla folle sì del Parlamento europeo all’inserimento dell’aborto tra i diritti fondamentali dell’uomo (e altre improponibili richieste), la destra resiste e risponde. Risponde in primis col no in Parlamento, come a dire alla sinistra: “Avete i numeri per farlo, ma non nel mio nome”. E poi risponde con le proposte, con le politiche, con i fatti. Ad oggi, nessuno degli Stati membri riesce a mantenere stabile il numero della propria popolazione, non raggiungendo neppure quella soglia di “sostituzione”, quei due figli a donna che almeno non farebbero decrescere gli Stati. “Dal punto di vista del governo italiano una delle grandi rivoluzioni che l’Europa del futuro deve garantire è quella di sostenere finalmente con forza, con strumenti concreti, la sfida democratica”: lo ha spiegato chiaramente il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E dunque per questo “l’Europa deve porsi il problema di come considerare gli investimenti sulla natalità”.

Una questione etica, economica, culturale

È una questione etica, certo, ma anche economica: “Se non riusciamo a ripristinare quell’equilibrio tra la popolazione attiva e la popolazione che ha bisogno di assistenza, nel giro di pochi anni i nostri sistemi di finanza pubblica diventeranno insostenibili”. Dunque sarà compito della nuova Europa che verrà, iniziare a prevedere un sostegno concreto alla natalità, a quelle coppie che vogliono fare figli ma per ragioni economiche devono desistere. Ma non solo economicamente: va sradicata l’idea, proclamata da “cattivi maestri” dall’alto di “vere e proprie cattedre, magari ottenute col “6 politico””, per la quale “la genitorialità era qualcosa di stantio, un concetto patriarcale da superare, a volte addirittura da combattere”.

Meloni attacca: “Figli non sono un prodotto da banco”

Il progressismo anti-vita si è unito all’ideologia ambientalista, arrivano a sostenere “la follia che se vogliamo bene all’ambiente, dobbiamo ridurre l’impronta carbonica rappresentata dai bambini”. Una follia che rischia “di trascinare l’Italia e l’Europa sull’orlo del precipizio e di indurci a credere che il mito da perseguire sia quello della decrescita felice applicata alla natalità”. La speranza, dunque, è che una “virata a destra”, anche in ambito europeo, possa risollevare le sorti del Continente dalle ingerenze dell’ideologia woke, dalle pratiche abortistiche, dalle pratiche dell’utero in affitto, della maternità surrogata, che riducono l’essere umano, un bambino, a oggetto di lucro e di desiderio puramente materiale. “Nessuno mi può convincere che sia un atto d’amore considerare i figli come un prodotto da banco in un supermercato”, ha concluso Giorgia Meloni.

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