“Giorgia vai in Siberia”: il coro shock degli estremisti con Meloni. E la sinistra non condanna

Ecco, ci risiamo: i sinistri sono tornati a minacciare. Minacce pesanti: “Giorgia, via in Siberia” urla la folla accorsa a Roma per protestare contro il ddl Sicurezza, richiamati sotto il comando dei loro riferimenti politici, i vari Conte, Schlein, Fratoianni che non hanno pensato neppure minimamente di prendere le distanze dai quei cori. Non una novità: la sinistra che cavalca l’odio anti-destra non è cosa nuova. Il campo largo ha sempre fatto fatica a prendere le distanze da certe dimostrazioni di astio e anzi, non condannandole, ha sempre cercato di utilizzarle come motore per i propri consensi. Tanto che a un piccolo editore, come premio per aver gioito al rogo appiccato al fantoccio di Giorgia Meloni (ma anche altro, come aver inneggiato contro la Polizia), è stato concesso il ruolo di portavoce di Ilaria Salis. Un’occupante di immobili e un odiatore social, che accoppiata per Avs.

Il solito controsenso

I neo-comunisti sembrano avercela proprio a morte con il ddl Sicurezza. Fratoianni grida ai suoi che il disegno di legge “manderà in galera gli operai che manifestano per il proprio posto di lavoro, gli studenti che manifestano per la loro scuola e per i loro diritti, gli eco-attivisti”. Allora sì, per manifestare il dissenso occupiamo le case popolari destinate a chi non può permettersene una propria, imbrattiamo monumenti e opere d’arte e aggrediamo le forze dell’ordine. E, dulcis in fundo, auguriamo al Presidente del Consiglio del nostro Paese un viaggio di sola andata nei gulag russi, simbolo della repressione sovietica del dissenso. Qui il controsenso, qui il paradosso, qui casca l’asino: lamentano una fantomatica repressione del dissenso ma poi vorrebbero reprimere la maggioranza della Nazione. È il solito comportamento dei sinistri, il “fai quello che dico io ma non fare quello che faccio io” che tanto piace a chi ama fare lezioni e prediche senza dare il giusto esempio. E forse la cosa più grave di questa situazione, oltre la mancata presa di distanza dall’accaduto da parte dei leader della sinistra – a questo, ormai, ci siamo tristemente abituati –, è il chiodo fisso dei sinistri nostrani con le dittature del Novecento: loro che vedono fascismo persino in chi sprona i più giovani a fare sport, si rifanno all’Unione sovietica e augurano a Giorgia Meloni di essere una delle vittime del totalitarismo comunista, che ha fatto (e in alcune zone del mondo continua a fare) milioni di morti. È un po’ lo stesso paradosso sulla guerra in Medio Oriente: sono dalla parte della Palestina, contro il “genocidio” israeliano, ma non riconoscono nei fondamentalisti di Hamas l’inizio dei mali del popolo palestinese. Ma guai a far notare loro questi controsensi belli e buoni, o ci si ritroverà con l’etichetta di fascista affibbiata a vita.

Ma gli italiani conoscono la differenza

Allora, che fare? Cosa fare di fronte a chi reputa un elettore di destra un figlio di un Dio minore? Cosa fare di fronte all’idea radicata nei militanti di sinistra che chi è di destra merita il confino in Siberia? Cosa fare di fronte ai messaggi di odio (non di legittima critica politica, ma di puro odio) che quotidianamente intasano i post social degli esponenti del governo? La risposta ci arriva dall’esempio della stessa Giorgia Meloni: lavorare. Continuare a lavorare per il bene della Nazione, lasciarsi alle spalle minacce e provocazioni inutili, condannare se serve, ma non ascoltare. Certe parole lasciano il tempo che trovano, certe (mancate) reazioni parlano da sole. Gli italiani percepiscono bene la differenza tra una destra che lavora e una sinistra che, invece, com’è ormai sempre più evidente, non ha ancora rinunciato alle sue frange più estreme e talvolta violente.

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2 Commenti

  1. Caro Andrea, quanto è vero quello che scrivi.
    Il problema purtroppo non sono i vari Schlein, Conte, Fratoianni e compagnia cantante, il problema sono gli italiani che li votano.
    Quando Giorgia – dico Giorgia, ma, anche lei lo sa, non è da sola, c’è una maggioranza silenziosa che lavora e tiene in piedi l’Italia – quando Giorgia, dicevo, dice che la soluzione per la salvezza dell’Italia è il lavoro, dice l’unica cosa giusta.
    Questa gente che manifesta sono dei parassiti che vogliono vivere a sbafo sulle spalle di chi lavora, come gli occupanti di case altrui, i sindacalisti, gli espropri proletari, i redditi di cittadinanza, le mafie che taglieggiano chi lavora, e così via.
    E’ che il socialismo in Italia, come dappertutto, ha creato una numerosa folla di parassiti che vivono sulle spalle degli altri e che chiamano il loro parassitismo “diritto”.
    E’ che sono tanti. Non abbastanza per governare, ma abbastanza per fare danno.
    Nella storia italiana del dopogiuerra sono sempre stati prossimi al 30%.
    E – guarda caso – sono simpatizzanti delle dittature, perchè in un regime di libertà prima o poi dovrebbero tornare a lavorare.
    Li manderei loro in Siberia, sarebbe una buona illuminazione!

    Con affetto

    Alessandro

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