Migranti, accolte solo 2 espulsioni su 28 richieste: i giudici decidono a seconda del governo in carica?

A quanto pare, il caso Apostolico non è rimasto isolato. Il giudice che si è mostrata apertamente contraria alla politica migratoria che prevede una maggiore difesa delle frontiere e un inasprimento dei rimpatri per chi non ha diritto di entrare in Italia, sembra aver aperto un modus operandi interno alla magistratura, che pare quasi decidere a seconda del colore politico del governo.

Che coincidenza

E lo si ipotizza con cognizione di causa: come riportato questa mattina da La Verità, spulciando le Commissioni territoriali che si occupano, appunto, della protezione dei migranti, si è scoperto che i ricorsi dei migranti contro il diniego della protezione internazionale sono stati accolti con percentuali assai più elevate da quando a Palazzo Chigi siede Giorgia Meloni. Partendo dal 2015, infatti, solo il 49% dei ricorsi venne accettato e, nel corso degli anni, la percentuale si è sempre tenuta stabilmente, talvolta ampiamente, sotto la soglia del 50%. Ma da quando Fratelli d’Italia ha vinto le elezioni politiche, le cose sembrano essere nettamente cambiate: nel 2022, i ricorsi accettati furono l’86% del totale; nel 2024, con dati dunque ancora provvisori, siamo al 74%. Infine il dato più pesante: da quando è entrato in vigore il Decreto Cutro, sono state bocciate ben 26 richieste di espulsione su 28, il 90% del totale. Il segnale è chiaro: la magistratura ha voluto rendere nota la sua posizione. Dunque, gli ultimi casi di Palermo, con i due giudici Eleonora Bruno e Sara Marino che hanno “liberato” cinque tunisini di età compresa tra i 30 e i 40 anni, non sono isolati, ma rientrano in questo contesto, ormai sempre più lampante, di una magistratura che sembra fare fatica a recepire quanto disposto nel Decreto Cutro. Forse è soltanto una strana coincidenza, forse è una posizione ideologica. La risposta a questi interrogativi può arrivare anche dallo stesso caso dei cinque tunisini, che in realtà erano sei: solo per uno di loro, infatti, è stato disposto il trattenimento da un altro giudice. I casi sono dunque uguali ma le sentenze diverse.

Le decisioni dei giudici

Ad alcuni giudici proprio non piace il fatto che, non pagando la fideiussione e arrivando in Italia senza documenti, il migrante deve essere espulso. L’orientamento seguito da uno dei due giudici, Sara Marino, è quello per il quale l’espulsione per tali motivi è solo l’ultima ipotesi, perché “la mancata consegna del passaporto o la mancata prestazione della garanzia rappresentano dei presupposti che legittimano l’adozione della misura, ma non sono da soli sufficienti a giustificarla”. La giudice Eleonora Bruno invece ha ritenuto il provvedimento di trattenimento rilasciato dal questore come “non adeguatamente motivato”, malgrado uno dei tunisini esaminato dalla collega stesse tentando di fuggire gettandosi in mare in solitaria, eludendo dunque i controlli, fatto che è appunto un’aggravante secondo lo stesso Decreto Cutro, e non consegnando né passaporto né garanzia. A questa dunque chiara inosservanza del Decreto Cutro va aggiunta poi la lettura di Marino, la quale ha spiegato che la consegna del passaporto sarebbe “una clausola generale di esclusione”, malgrado si tratti “di una eventualità di difficilissima realizzazione, essendone i richiedenti asilo quasi sempre privi”. Ciononostante, però, non per forza tutti quelli che non hanno un passaporto arrivano in Tribunale, e chi ci arriva ha già visto valutare le possibili misure alternative. E poi si aggiungono i pericoli in merito ai “trattenimento sine titulo”, alla facoltà di “esercizio di un potere discrezionale” e così via. Tutti modi che nascondono, dietro le decisioni dei giudici, una certa intolleranza nei confronti del Decreto Cutro e in generale verso la politica migratoria di Giorgia Meloni, che però sta riscontrando al contempo il grande favore dell’Europa e degli altri Stati membri. Ad opporsi, dunque, sono rimaste le classiche élite tutte italiane.

1 commento

  1. Ci vuole un provvedimento legislativo che obblighi all’espulsione di chi è entrato in modo irregolare, e preveda il fermo in isolamento – come ad esempio in Albania – di chi presenta domanda di asilo, in attesa della sentenza.
    Ci vuole un provvedimento legislativo inoltre che trsformi in espulsione effettiva i decreti di espulsione, e, in attesa di sapere dove debba essere rispedito l’espulso, ne preveda l’allontanamento dalla comunità italiana e la collocazione in un sito dove non possa nuocere né “sparire”,
    Sono cose evidenti anche a chi fa finta di non pensarci.
    L’Australia lo ha fatto, ogni Stato lo può fare.

    Forza Governo, non tirare a campare, agisci.

    Con affetto

    Alessandro

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