Questa mattina Il Giornale, tramite un articolo curato da Fausto Biloslavo, ha pubblicato importanti rivelazioni sui rapporti tra le mafie nordafricane che gestiscono il traffico di esseri umani e le navi delle Ong. In un video che sta circolando in rete da diverse ore, si distinguono bene delle imbarcazioni libiche camuffate da motovedette della Guarda costiera locale scortare un barcone carico di migranti verso una nave della Aita Mari, della Ong Salvamento Marítimo Humanitario. Si tratta di 34 migranti che, alla fine, sono sbarcati in Italia, nel porto di Ravenna. Ne abbiamo parlato con Sara Kelany, deputata di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Immigrazione del partito.
Onorevole, l’inchiesta di Biloslavo ha acceso i riflettori su un fatto di primaria importanza in tema migranti: le Ong collaborano veramente con i contrabbandieri di vite umane nel Mediterraneo?
Nei video che sono stati pubblicati e nell’articolo di Fausto Biloslavo che è, rispetto a questo tema, uno dei maggiori conoscitori delle attività delle organizzazioni non governative del Mediterraneo e della questione migratoria, soprattutto con riferimento all’area della Libia e della Tunisia, emerge plasticamente che le organizzazioni non governative spesso hanno un link diretto con gli stessi scafisti: sostanzialmente si incontrano in mare e trasbordano, sulle loro navi di soccorso di ricerca e soccorso, i migranti presenti sulle scialuppe degli scafisti. Anche in questo caso l’intercetto è avvenuto nelle acque territoriali libiche, e i soggetti delle dell’organizzazione non governativa hanno chiesto all’Italia il porto più sicuro, il pos [place of safety, ndr].
L’Italia, dunque, offre il primo soccorso. Ma allora qual è il ruolo degli Stati della bandiera che le varie Ong battono?
Gli Stati di bandiera si disinteressano volutamente delle sorti delle loro navi di soccorso e di ricerca in mare. Se ne disinteressano quando è il momento di indicare un pos, che poi le Ong richiedono proprio all’Italia. Ma quello che è stupefacente, è come queste organizzazioni non governative sostanzialmente abbiano questo link diretto con gli scafisti.
Inoltre, pare che i soggetti filmati mostrino una bandiera della Guardia costiera libica. Tuttavia, in realtà fanno parte della fazione che non risponde al governo legittimato di Tripoli, ma alle milizie di Zawiya. Cosa può fare l’Italia per limitare queste dinamiche?
L’Italia può fare accordi con i Paesi di partenza, finanziare tutte le forze coinvolte all’interno del percorso di non solo di ricerca e soccorso, ma anche nel percorso di controllo e di pattugliamento delle coste. Finanziare gli Stati che sono riconosciuti a livello internazionale e anche rafforzare gli Stati di partenza, segnatamente la Libia, la Tunisia, lo stesso Egitto, con tutta una serie di azioni che servano sostanzialmente a creare maggiore stabilità all’interno dei Paesi di partenza – e qui si innesta insomma la logica del piano Mattei – per evitare che prendano piede organizzazioni criminali che lucrano sul traffico degli esseri umani.
Le Ong, dunque, interferiscono veramente sulle politiche di immigrazione dei singoli Stati?
È ormai da tempo che segnaliamo che le organizzazioni non governative, che sono organizzazioni private finanziate da privati, non si limitano a fare meramente attività umanitaria. Anzi, la maggior parte della loro attività è indirizzata al voler interferire sulle politiche migratorie degli Stati europei, segnatamente dell’Italia. Questo non lo diciamo noi, ma lo dicono loro: lo dicono loro sui loro siti, pubblicando esattamente queste cose, ossia: “Noi ci dobbiamo interporre alle politiche migratorie degli Stati europei che sono particolarmente arcigne”.
Oltre le Ong, ci sono altri fattori di disturbo e di destabilizzazione delle nostre politiche migratorie?
Bisogna tenere in considerazione la pessima influenza della Russia sui Paesi africani, che volutamente destabilizza i governi nazionali, volutamente invia le proprie truppe – prima era la Wagner, adesso truppe che rispondono direttamente al Cremlino – proprio per destabilizzare e utilizzare l’immigrazione irregolare come arma ibrida nei confronti dell’Europa.
Fausto Biloslavo, un grande! Speriamo che in Europa, ma ho dei dubbi in merito, si aprano gli occhi su questo enorme problema.