Ossessione Musk: in conferenza stampa chiedono solo di Elon. Meloni risponde: “Su di lui due pesi due misure”

Si può dire che la conferenza stampa di fine anno abbia avuto un grande protagonista, capace perfino di soppiantare argomenti delicatissimi come il ritorno di Cecilia Sala in Italia o l’ascesa di Trump al potere negli Stati Uniti: è Elon Musk ad attirare l’attenzione dei giornalisti, specialmente dopo le ultime notizie arrivate in Italia e riportate dai siti di informazioni italiani in merito al presunto accordo tra lo Stato e Space X, di proprietà del visionario. Notizia prontamente smentita da Palazzo Chigi con un comunicato che, a quanto pare, è stato snobbato da certa stampa e da certa politica: Elon Musk e la questione di Space X continua a tormentare gli opinionisti, tanto che la stessa premier, durante la conferenza stampa, si è detta colpita di come “notizie false entrano al centro del dibattito e restano al centro del dibattito anche dopo la smentita”.

La storia è nota: secondo Bloomberg, l’Italia era pronta ad accettare un accordo dal valore di 1,6 miliardi di euro con Space X per la fornitura di servizi telematici, in merito alla sicurezza delle comunicazioni. Tanto è bastato per provocare la protesta della sinistra e le mirabolanti critiche del Pd, nella persona del suo segretario, Elly Schlein, che ha accusato il governo di svendere l’Italia. Malgrado, dopo Prodi, la sinistra non sia proprio nella posizione più adatta per certi giudizi. In ogni modo, Palazzo Chigi smentì qualsiasi tipo di accordo spiegando che si tratta semplicemente di normali analisi che uno Stato è chiamato a fare per sondare il terreno. Meloni in conferenza stampa ha tentato anche di innalzare il dibattito a un livello più alto, proponendo ad esempio un problema che fin qui era stato sottovalutato: sulla sicurezza delle telecomunicazioni, “non ci sono alternative pubbliche”. Nel senso che non c’è alcuna azienda, italiana o europea, capace di offrire un servizio pari a quello di Space X, servizio che sta diventando sempre più necessario di questi tempi. “Italia ed Europa non sono arrivate in tempo” ha detto la premier e ora, se scartassimo l’idea di affidarci ad aziende private e straniere, “l’alternativa” sarebbe “non avere una protezione di questi dati”.

Meloni: “Musk non utilizza risorse per condizionare politici. Soros sì”

Il tentativo di esporre un problema serio, però, si è arenato dopo pochi minuti. Spesso con quesiti ridondanti, il patron di Tesla è entrato nei pensieri dei giornalisti soltanto per le sue presunte ingerenze sulla politica italiana. Accuse rispedite al mittente da Meloni stessa: “Musk è una persona nota e facoltosa che esprime le sue posizioni. Quando si parla di pericolo di ingerenze, devo segnalare che non è il primo tra persone note o facoltose che esprimono opinioni. Lo fanno anche contro di me e non mi ricordo che qualcuno si sia scandalizzato. Il problema è quando queste persone utilizzano risorse per condizionare scelte ed esponenti politici: questo non lo fa Musk, ma lo fa Soros”. Del resto, Musk non ha mai finanziato partiti politici stranieri per influenzare le loro scelte. Lo ha fatto negli Usa, con il partito repubblicano con il quale si è esposto, secondo una prassi che oltreoceano ammette eccome questi tipi di finanziamenti. Le notizie di finanziamenti di partiti, anche qui in Italia, da parte di George Soros, invece, si sono avute eccome. “Quando è accaduto, mi si è parlato di filantropi” ha commentato beffarda la Meloni. Allora sorge spontaneo il quesito, posto da Meloni: “Il problema è che Musk è influente o ricco o che non è di sinistra? L’ingerenza su una sovranità di un Paese si ha quando si condizionano le scelte politiche utilizzando risorse finanziarie. Io non prendo soldi da Elon Musk”.

All’ennesima domanda su Musk, Giorgia Meloni reagisce mettendosi le mani nei capelli. È un’ossessione, ormai. Ma il patron di Tesla non è un pericolo per la democrazia, tantomeno per quella italiana: “Vuole che le faccia un elenco di epiteti che mi sono stati rivolti anche da personaggi influenti sui social media negli ultimi anni? Ma non mi ricordo che qualcuno si sia sbracciato. Quello che non funziona in questa vicenda è l’utilizzo del ‘due pesi e due misure’”.

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