Il processo di rigenerazione urbana è ben altro che la lotta alle periferie degradate oppure la riqualificazione di un qualsiasi centro storico. Armonizzare la possibilità di spostare le persone con la vivibilità della città costituisce il fulcro di un’idea di città accessibile ed inclusiva per tutti.
Studi di settore[1] evidenziano come il 56% della popolazione mondiale viva in un contesto di “città” ed entro il 2050 questa tendenza è destinata ad aumentare portando la concentrazione negli agglomerati urbani a quasi il 70%. Secondo l’ONU[2] la progressiva urbanizzazione potrebbe rivelarsi un fattore positivo sia a livello economico sia in termini di qualità della vita in quanto la popolazione rurale è destinata a crescere ancora per qualche anno, toccando il suo picco storico, ed una volta raggiunta la vetta, lo spostamento verso le grandi città avrà progressivamente la meglio.
Per cui la rigenerazione urbana non contempla soltanto l’ammodernamento di una strada piuttosto che la pedonalizzazione di una via: il concetto di rigenerazione deve essere inteso come la riattivazione delle condizioni di sicurezza, in primis, e di benessere e mobilità subito a seguire. Fornire i servizi alle persone che intendono spostarsi comodamente in tutto l’arco della giornata, notte compresa, da un punto ad un altro della città è la priorità del prossimo (breve) futuro.
Città che oggi hanno avviato l’adozione di “modelli” in grado di rispondere alle nuove esigenze di mobilità negli ambiti urbani in quanto la crescente concentrazione di persone nelle aree urbane consente di programmare servizi agli abitanti più rispondenti alle esigenze in quanto maggiormente economici.
D’altro canto le proiezioni dell’OCSE indicano un aumento significativo della domanda di mobilità in ambito urbano entro il 2050, che si raddoppia addirittura se confrontata al 2015. È fuor di dubbio che tali volumi di traffico provochino impellenti preoccupazioni in termini di spazio occupato ed infrastrutture.
Studi e dati di settore[3] confermano quanto sia complicato spostarsi quotidianamente all’interno delle città con il mezzo privato a causa di una elevata congestione urbana ed una accessibilità spesso complicata ed inadeguata, frutto dell’importante numero di auto in circolazione (basti pensare che l’Italia è al top della classifica europea con 690 auto ogni 1.000 abitanti, contro la media Ue di 560) ed alle abitudini di spostamento. Tre italiani su quattro continuano ancora oggi a spostarsi in auto ed il 30% del traffico prodotto in ambito urbano è costituito dal cosiddetto “traffico parassita”, ovvero dai veicoli che circolano per la ricerca di un parcheggio, spendendo in media un tempo che varia da un quarto d’ora alla mezzora al giorno. L’Osservatorio che ha condotto gli studi calcola inoltre che “oltre ai posti già fruibili, ne servirebbero ben 670.000 aggiuntivi, su strada o in struttura, corrispondenti ad una fila ininterrotta di automobili lunga 3.000 km, quanto la distanza tra Roma e Mosca”.
Le città, da trent’anni a questa parte, hanno avviato un intenso processo di cambiamento, sviluppando modelli in cui prevale il centro storico come “hub” dei servizi di ristorazione funzionali ai residenti ma destinati anche agli ingenti flussi turistici, di cui tutto il territorio nazionale in particolare ne beneficia. La concentrazione della popolazione negli ambiti urbani non deve essere vista in modo negativo ma può aiutare a minimizzare l’impatto ambientale dell’intera città (si prenda ad esempio la città a 15’) purché le Amministrazioni sviluppino politiche e pratiche tali da preparare il territorio all’ingente flusso di persone, dal centro storico alle immediate aree periferiche e viceversa.
La città del futuro, che in parte prende forma anche già nel presente, sarà caratterizzata sempre più dal concetto di “smart mobility”, uno dei temi da sviluppare per rendere l’ambiente urbano più rispondente ai cittadini, puntando ad offrire una mobilità sicura, flessibile, integrata e conveniente, da più punti di vista.
In questo contesto si colloca il Trasporto Pubblico Locale la cui rappresentazione attuale, secondo una recente indagine[4], è influenzata da una percezione stereotipata in cui il TPL è visto come archetipo del classico servizio pubblico, con i suoi pregi ed i suoi tipici difetti. Il TPL invece è un bene collettivo, un asset per la società, e non si deve correre il rischio nel classificare lo stesso come “faccia della pubblica amministrazione”, diversamente da ciò che non si verifica in altri Paesi dove il TPL è un vero bene collettivo. Secondo gli utenti intervistati nell’indagine, l’ecosostenibilità e la tecnologia sono le chiavi di volta che porteranno al TPL del futuro. Un trasporto che sarà più rapido, all’insegna dell’intermodalità e verso un vero MaaS (Mobility as a Service) che punti a tre dimensioni fondamentali:
· integrazione modale, intesa come “un’integrazione tra i mezzi” dal suo punto di vista;
· integrazione informativa, con l’utilizzo di app e piattaforme d’informazione chiare e semplici;
· integrazione tariffaria, più spinta dal lato tecnologico ed indirizzata a politiche commerciali agevolate su clienti fidelizzati.
All’interno di un quadro sociale in piena evoluzione dopo la pandemia (a causa dello stravolgimento delle condizioni e delle abitudini di spostamento delle persone), il trasporto pubblico ha il vantaggio di poter armonizzare i propri servizi in funzione delle esigenze dei propri clienti, mettendo al primo posto la semplicità d’uso dei servizi. Una delle esigenze più spesso palesate dall’utente è quella di personalizzare il proprio spostamento, fino a poter avere un servizio on demand, approccio sempre più richiesto dagli utenti del TPL (leggasi, servizi a chiamata).
La tecnologia avanzata ed i progressi maturati con l’Internet of Things (IoT), l’analisi dei dati, l’intelligenza artificiale e il cloud computing creano un mix di opportunità (per gli utenti) nelle città che può consentire soluzioni per rimodellare il panorama della mobilità urbana. Numerosi attori di diversi settori hanno investito nella digitalizzazione della mobilità e nelle nuove tecnologie, come ad esempio le piattaforme Mobility-as-a-Service (Maas), tra i sistemi e le soluzioni più avanzate attualmente in fase di sviluppo, oppure l’Intelligenza Artificiale.
Su quest’ultimo aspetto una recente ricerca[5] condotta su un campione di 1500 persone, rappresentativo di una parte di cittadini che utilizzano in modo regolare i mezzi pubblici, ha dimostrato che l’intelligenza artificiale nel TPL non è percepita in modo dirompente. La maggioranza degli intervistati ritiene che le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale siano importanti nella ricerca scientifica (62,3%), nel settore medico e nella ricerca medica (53,6%), mentre nei trasporti la percentuale si riduce al 19%. Nel settore specifico del TPL gli esperti hanno individuato quattro possibili ambiti su cui l’AI può avere un impatto importante: la gestione operativa, la sicurezza, il customer care, l’eccellenza tecnico-ingegneristica:
· in termini di gestione operativa, con la AI si ha la possibilità di gestire la rete dei servizi in autoapprendimento e, dunque, fare modifiche virtuose sulla rete perché c’è la capacità da parte del sistema di apprendere informazioni in modo realistico e dinamico;
· l’ambito della sicurezza si traduce principalmente nella grande opportunità della manutenzione predittiva e “real-time” dei mezzi”;
· il customer care, in relazione ad una più veloce risposta alle esigenze degli utenti;
· l’eccellenza tecnico-ingegneristica è quello meno percepito dall’utente finale, sebbene l’AI possa servire a semplificare e rendere più efficaci i processi di gestione tecnica di reti e mezzi.
In conclusione, il TPL, specialmente in ambito urbano dove risulta più efficiente e diffuso, è la soluzione di mobilità del “futuro”. Con quali strumenti dovrà essere sviluppato?
Dopo anni (decenni) di abbandono del settore il trasporto collettivo oggi registra un profondo e sostanziale cambiamento grazie anche alla completa sostituzione del parco rotabile con mezzi efficienti, ecologici e soprattutto a misura del cittadino e quindi più sicuri. Le tecnologie poc’anzi richiamate supportano l’idea di città a 15’ oppure di aree ZTL, dove muoversi con il trasporto pubblico si rivela la scelta vincente. Per questo motivo, a mio avviso, bisogna gettare il cuore oltre l’ostacolo in termini di abitudini, comfort ed accessibilità alla città, se rapportato all’utilizzo del mezzo privato. L’orientamento deve essere sempre lo stesso in quanto il benessere (economico e sociale) di un’area urbana dipende proprio dall’efficienza, funzionalità, fluidità e capillarità del Trasporto Pubblico, centrale nelle nostre città.
[1] “Infrastructure technologies: Challenges and solutions for smart mobility in urban areas”, McKinsey & Company, 2023.
[2] “World Urbanization Prospects”, ONU, 2018.
[3] AIPARK (Associazione Italiana Operatori Sosta e Mobilità), 2024.
[4] “L’attrattività del TPL in un quadro di accresciuta competitività del sistema della mobilità”, ASSTRA, 2023.
[5] “L’intelligenza Artificiale e il Trasporto Pubblico Locale nella prospettiva degli utenti (e non) TPL”, ASSTRA, 2024.