Elly Schlein e Stefano Bonaccini dovrebbero rappresentare, almeno in teoria, la parte migliore del Partito democratico. Da un lato l’ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna, dall’altro il governatore uscente della stessa Regione, fortino rosso fin dalla divisione dello Stivale in entità territoriali regionali. Da un lato la segretaria del Pd, dall’altro il candidato sconfitto alle primarie. Ora lei è in Parlamento e fa battaglia su salari minimi e armocromisti, lui invece è stato appena eletto all’Europarlamento, dove passerà cinque anni insieme ai cugini dei socialisti europei. Eppure, c’è un filo rosso che ancora li unisce, un minimo comune denominatore che è la facilità con cui vengono metaforicamente presi a sberle in diretta televisiva. In momenti diversi, su argomenti diversi, ma con lo stessissimo risultato: rimanere a boccia asciutta, smentiti e con il pubblico che batte le mani al rispettivo interlocutore.
“Elly, perché non dici la verità?”
Andiamo per gradi e procediamo in ordine cronologico. La prima figuraccia, la più platea delle due, la fa senza dubbio Elly Schlein: è lei la segretaria, giusto? A DiMartedì, l’italo-svizzera si ritrova ingabbiata dal conduttore Giovanni Floris in un confronto aperto con Pietro Senaldi, giornalista e condirettore di Libero. La leader del centrosinistra (ammesso sia lei), così poco abituata ai confronti democratici (rifiutò l’invito di Fratelli d’Italia a partecipare all’ultima edizione di Atreju, la festa annuale del partito), è rimasta interdetta di fronte all’obiezione presentatale dal giornalista: “Lei – le ha detto Senaldi – che è un donna ed è giovane, non riesce a dire la verità? Giorgia Meloni in Europa è una sorpresa, in politica estera è un successo. I conservatori hanno meno parlamentari di voi della sinistra e danno l’idea di incidere di più, perché danno l’idea agli italiani e credo anche agli alleati europei di avere un progetto ed essere più affidabili adesso, non 10 anni fa, rispetto a quello che voi siete adesso e non 10 anni fa”.
Parole che racchiudono, in poche e semplici fasi, la situazione della politica estera del Pd e la sua carenza in Europa. L’ultima dimostrazione dell’inadeguatezza dei dem sui grandi temi arrivò direttamente da Strasburgo, dal Parlamento europeo, dove il Pd si ruppe completamente, esprimendo tre pareri diversi sulla stessa risoluzione, quella inerente l’uso in territorio russo delle armi che l’Europa ha fornito all’Ucraina: alcuni voti favorevoli, alcuni astenuti, alcuni contrari. Schlein a Senaldi non risponde direttamente nel merito e cambia argomento: “Loro hanno dimostrato la loro incoerenza ancora una volta, se noi non proseguiamo sulla strada del Next Generation Eu non riusciremo a mettere in campo le politiche industriali che servono”.
I ritardi in Emilia
L’altra faccia della medaglia è Stefano Bonaccini che, da quando è arrivato a Bruxelles, ha forse pensato di poter abbandonare la burocrazia regionale emiliana. E invece, ecco che si ripresenta sottoforma di incubo, quello vissuto un po’ da tutti i dem che hanno governato la Regione negli ultimi anni. L’ultimo nubifragio che ha colpito l’Emilia Romagna, specialmente la provincia di Ravenna, ha acceso i riflettori sui ritardi della Giunta dem: se avesse agito correttamente in questi mesi, se avesse utilizzato a pieno i fondi affidati dal governo e dall’Europa per la manutenzione degli argini e la pulizia dei corsi d’acqua, forse oggi quelle terre non sarebbero coperte di fango, o quantomeno gli interventi avrebbero mitigato la portata dell’alluvione.
A È sempre CartaBianca, Bonaccini ieri cercava uno scudo: “In questi giorni ho sentito baggianate incredibili– ha detto l’ex governatore –: l’anno scorso in Emilia-Romagna è avvenuto un evento catastrofico, quest’anno è scesa ancora più acqua. Le risorse arrivate nel corso degli anni sono state impegnate quasi totalmente”.La risposta gli è arrivata da Giovanni Donzelli: “In Emilia-Romagna gli interventi sul fiume Lamone sono stati posticipati. C’erano 131 milioni da impiegare nella sicurezza idraulica ma ne sono stati spesi solo 49”. Donzelli ha ragione, tanto che, come riportato da La Verità nei giorni scorsi, la Regione avrebbe addirittura deviato le risorse verso altri progetti, lasciando prosciugati (anzi, allagati) i fondi per la manutenzione.
Non c’è differenza, dunque: che tu appartenga alla corrente bonacciniana o a quella di Elly Schlein, il tuo capo politico avrà un’innata abilità a ricevere batoste in diretta Tv.