L’estate è finita ed ecco che tornano le sfilate dei pro-Pal. Dopo un mese di meritato riposo, a settembre i pro-Hamas si rifanno vivi, forse inconsapevoli, forse no, di come ogni loro passo contro Israele sia in realtà un passo contro l’Occidente e contro quella libertà di cui pure usufruiscono sfilando e dicendo la propria.
Pacifico, non pacifista
Ad Assisi si è tenuta l’annuale Marcia della Pace alla quale partecipano convintamente gli esponenti della sinistra, sempre vogliosi di dipingersi la faccia di arcobaleno e di sfilare per la città di San Francesco ergendosi a suoi diretti adepti. Il protettore d’Italia sapeva parlare agli uccelli, Conte, Fratoianni e Schlein invece vorrebbero parlare alla pancia del Paese con i loro messaggi pacifisti, ma è tutto inutile: perché, prima di voler bandire l’utilizzo delle armi in tutte le guerre – cosa che sulla carta tutti ovviamente auspichiamo ma che nella realtà, per ovvie ragioni, non sarà mai possibile – bisogna chiedersi chi attacca e chi difende, chi è da biasimare e chi invece da appoggiare. Non raccontiamoci frottole: terroristi e criminali non possono essere fermati a parole, come vorrebbero i pacifisti della sinistra. E il solo fatto di essersi appropriati del concetto di pacifismo non è corretto: eliminare l’uso delle armi porterebbe soltanto alla vittoria degli invasori (altro che resistenza e partigiani), volere che un Paese sovrano si difenda non vuol dire essere guerrafondai. Anzi, vuol dire essere per la pace, per la pacifica convivenza di Nazioni sovrane. Ce lo ricorda proprio la Costituzione, nel suo articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Un messaggio pacifico, e non pacifista, che ripudia l’uso di armi come offesa, e non come difesa. Perché, come sottolinea ancora l’articolo 52 della Costituzione, “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.
Uniti dalla parte sbagliata
Torniamo alla marcia di Assisi. Ai super pacifisti Conte, Fratoianni e Schlein un tale discorsetto sarebbe servito. Il presidente dei grillini ritiene che la guerra in Medio Oriente sia “una delle pagine più ignobili dal dopoguerra ad oggi” e che gli attacchi di Israele siano “un crimine di stato”. A poco importa se Israele viene minacciato ogni giorno da terroristi e fondamentalisti islamici: quello del 7 ottobre scorso, per lui, fu “un odioso blitz”, qualcosa da biasimare, sì, ma mica così grave… Fratoianni ce lo dice chiaro e tondo: “Bisogna ribellarsi alla rassegnazione e all’indifferenza”: “Urge un’iniziativa – ha detto – per fermare la barbarie” perché a lui non interessa “piantare la bandierina del primo arrivato, del più pacifista”. Avrà già pensato a un esposto in Procura del suo sodale Bonelli contro Israele? Potrebbe funzionare.
Schlein era la grande assente. E si capisce: non deve essere il massimo vedere il proprio partito dividersi ogniqualvolta si parla di politica estera. L’ultimo episodio poche ore fa in Europarlamento, dove i dem hanno espresso tutte e tre le possibilità di voto (a favore, contrario e astensione) su un’unica risoluzione sull’Ucraina. Giustamente l’italo-svizzera voleva sottrarsi da quest’altra annunciata figuraccia. E invece c’è da dire che in sua assenza il Pd è riuscito finalmente a mostrarsi unito. Sì, ma dalla parte sbagliata, trascinato nel radicalismo pacifista o fintamente tale di Conte e Fratoianni. “Siamo incastrati dentro un dibattito “armi sì, armi no” che porta solo ad un vicolo cieco, perché sia chi è contro sia chi è a favore della guerra è diventato comunque esperto di armi” ha detto la coordinatrice della segreteria dem Marta Bonafoni.
Lo scempio del nuovo Pci
Intanto, mentre la sinistra non vuole più usare armi, dalle sue fazioni più estremiste arriva un messaggio tutt’altro che pacifista: è la seconda lista di proscrizione del nuovo Pci contro – indovinate un po’ – gli “agenti dell’Entità sionista”. Tra i nomi che compaiono, ci sono anche quelli di molti esponenti della destra: Lucio Malan e Tommaso Foti sono alcuni esempi. A fare da pendant con la lista, c’è un comunicato che, questo sì, può essere potenzialmente pericoloso: “È necessario sfidare da subito i divieti minacciati da Piantedosi”. Ci si riferisce alla manifestazione organizzata dai pro-Pal il 5 ottobre, che il Viminale potrebbe proibire per ragioni di ordine pubblico. La manifestazione si annuncia già violenta, essendo un chiarissimo richiamo all’attacco di Hamas del 7 ottobre. I nuovi comunisti ci vanno giù pesante: “Rovesciare il governo Meloni rendendo ingovernabile il Paese fino a imporre un governo d’emergenza espressione degli organismi operai e popolari e del resto delle masse organizzate”. Nemmeno Marx sarebbe riuscito a scriverlo meglio.
Insomma, il nocciolo della questione: mentre a sinistra provano ad abolire l’uso delle armi in virtù di posizioni falsamente pacifiste, prese soltanto in spregio al governo e alla sua posizione convintamente atlantista, c’è chi, anche in casa nostra, soffia sulla stabilità e sulla libertà della nostra democrazia.