Una “figura di riferimento” per tutta la destra europea: in questo modo il New York Times ha descritto ieri Giorgia Meloni, l’unico leader europeo uscito vittorioso da questa tornata elettorale. Non solo essendo a capo dei Conservatori europei, ma anche in qualità di Presidente del Consiglio italiano: Fratelli d’Italia è stato il partito cresciuto di più in termini di voti negli ultimi cinque anni e l’alleanza di centrodestra appare più in salute che mai, con Lega e Forza Italia entrambi in aumento. Così si va confermando un governo forte, che rimane tale da quasi due anni (cosa alquanto rara, soprattutto nel nostro ordinamento abituato a una litigiosità piuttosto elevata). Del resto, è stata la stessa Giorgia Meloni ad aver riconosciuto nell’esito elettorale un rafforzamento della posizione del suo governo: “È evidente – ha dichiarato ospite a Cinque Minuti – che un governo forte e solido è un governo che rafforza l’Italia in tutte le sedi internazionali. A maggior ragione – ha aggiunto – se questo accade in un momento nel quale i partiti di governo, data la situazione estremamente complessa, vengono praticamente tutti penalizzati: l’Italia va in assoluta controtendenza. Chiaramente – ha detto ancora il Presidente del Consiglio – un governo solido significa anche che i tuoi interlocutori sanno che avranno a che fare con te, che avranno a che fare con te ancora per diverso tempo. E significa anche che l’Italia può essere un’ancora nel caos e nella incertezza che noi viviamo ogni giorno”.
La destra prende esempio da Giorgia Meloni
È anche e soprattutto un risultato del genere che porta il New York Times a definire la premier italiana come un modello da seguire per il resto della destra europea. La sua istituzionalità, la sua linea politica “post-populista” (così l’ha definita alcune settimane fa Le Figaro), cioè una linea che contrasta il populismo degli ultimi cinque/dieci anni, che supera le scelte dal facile consenso, che ricerca una strategia fatta di dialogo e serietà sui temi cruciali, deve essere un faro per il resto del continente. E non a caso, dunque, pare che parecchi passi in avanti siano stati fatti anche da Marine Le Pen e dal gruppo di Id – Identità e Democrazia – nel quale militano i partiti sovranisti degli Stati membri. Con l’eliminazione dal gruppo di Afd e un certo “addolcimento”, anche nei toni, da parte della leader francese, anche la destra sovranista si avvicina alla strada già percorsa dalla Meloni, verso il dialogo e la cooperazione ma senza mai cedere alle proprie idee a favore di giochi di palazzo. Le Pen, secondo il New York Times, “ha ammorbidito la propria posizione su questioni importanti e ha lucidato la propria immagine” anche grazie all’esempio di Giorgia Meloni che “serve da modello per altri leader”.
Meloni leader del G7
In questo modo, il Presidente del Consiglio è riuscito a superare i timori, paventati soltanto dalla sinistra, in merito a possibili derive autoritarie, arrivando a sedersi faccia a faccia anche con i propri detrattori e conquistando la loro fiducia: “Quando è diventata primo ministro nel 2022 – scrive il quotidiano a stelle e strisce –, ha fatto rabbrividire l’establishment europeo a causa delle sue credenziali di estrema destra, euroscettiche e delle sue radici post-fasciste. Ora quell’establishment la considera un partner pragmatico su questioni internazionali fondamentali”. Giorgia Meloni ha saputo far ricredere, dunque, i suoi detrattori e adesso, dopo la riconferma e il rafforzamento del suo governo tramite il voto europeo, può davvero fare la differenza in Europa e nel mondo. Al G7, ad esempio, che si riunirà nei prossimi giorni a Borgo Egnazia, in Puglia. Giorgia Meloni avrà infatti l’occasione di presiedere i tavoli di lavoro come l’unica leader uscita vincitrice dalle elezioni europee, soprattutto dopo il tracollo elettorale di Olaf Scholz in Germania e di Emmanuel Macron in Francia (in questo ultimo caso, il tracollo non è solo elettorale, ma anche istituzionale). Si parlerà di Ucraina, di Intelligenza Artificiale, di argomenti cruciali in campo internazionale. E tutti gli occhi saranno puntati su di lei, Giorgia, la piccola “borgatara” della Garbatella arrivata, con costanza e coerenza, ai vertici della politica mondiale.