Sarebbe stato carino ascoltare in proposito una parolina della CEI, o magari del “capo in testa”, ma fino ad ora non è arrivata e chissà in futuro. Fatto sta che l’altra sera, nel consiglio comunale di Verona, città di Giulietta e Romeo, città dell’amore, si è approvata una mozione dal titolo “Iniziative a favore della prevenzione dell’aborto e il sostegno alla maternità nel 40° anniversario dell’entrata in vigore della legge 194/78”. Con 21 consiglieri a favore, e tra questi il capogruppo del Partito Democratico, e solo 6 contrari, il Consiglio comunale di Verona ha accolto la mozione e scelto di prendere posizione contro l’aborto. E per questo, ha previsto di inserire nell’assestamento di bilancio finanziamenti per progetti e ad associazioni che operano sul territorio e, da parte sua, di dare vita al progetto regionale “Culla Segreta”. Quest’ultimo, dicono, parte con un manifesto per svilupparsi in seguito in un vero e proprioservizio gratuito a sostegno della maternità e della famiglia.
Nella mozione si esordisce citando l’art.2 dello Statuto comunale dove è previsto che : “la vita di ogni persona, dal concepimento alla morte naturale, venga accolta e protetta in tutti i suoi aspetti”, subito seguito dalla citazione del capitolo 12.6 delle linee programmatiche 2017 – Politiche di sostegno alla famiglia, dove viene detto che: “[…] si promuoveranno iniziative a sostegno della maternità attraverso l’informazione sulle possibili alternative all’interruzione volontaria di gravidanza (adozione in anonimato, aiuti economici con progetto Gemma, assistenza di operatori sociali per la ricerca di un lavoro, ecc.). Aggiungendo a tutto ciò che “verranno sempre tutelati i bambini” e che tra gli obiettivi dell’Amministrazione c’è il sostegno alla maternità.
La mozione fa poi richiami puntuali alla 194, la legge che garantisce l’aborto volontario, facendo presente che non venne certo approvata quale strumento contraccettivo, ma per contrastare l’aborto clandestino, cosa che è riuscita solo parzialmente, e per alcuni casi particolari come violenza carnale, incesto, gravi malformazioni del nascituro, ecc. La mozione (che vi invitiamo a leggere e che è scaricabile anche da qui) riporta interessanti statistiche che parlano di ben 6 milioni di aborti dal 1978 ad oggi, senza contare tutti quelli di cui non si viene a conoscenza, tipo gli aborti indotti da nuovi farmaci specifici.
Insomma, di per sé la mozione non dice in nessuna sua parte che la legge 194 vada abolita, e non parla nemmeno di fare cambiamenti, ma soltanto di cercare di agevolare il più possibile la scelta delle donne, dove possibile, verso la vita con aiuti concreti e non solo con le chiacchiere. Quindi una posizione assolutamente positiva e ragionevole, contraria alla cultura della “morte”, e favorevole alla protezione della maternità, cosa ottima in un periodo di grande denatalità che tutti ci dovremmo impegnare a combattere. Ma è bastata questa idea assolutamente condivisibili da menti sensate, per provocare una levata di scudi da parte della sinistra che ha del grottesco.
Ha cominciato Martina, il segretario del PD con la faccia di Lurch il maggiordomo degli Adams, che sempre tanta allegria mette a chi lo ascolta, esordendo con un “La 194 non si tocca!” E ha continuato: “Chi vuole ricacciare il paese nel passato degli aborti clandestini deve sapere che tutto il Pd si è battuto e si batterà sempre per difendere questa conquista di civiltà a tutela della libertà e della salute delle donne. Non può esserci nessuna ambiguità su questo punto – ha sottolineato – tanto più oggi di fronte alle provocazioni di alcuni esponenti della maggioranza di governo che immaginano per l’Italia un ritorno al Medioevo”. A ruota lo ha seguito Zingaretti, il fratello bruttino del Commissario Montalbano, che volendosi candidare alla guida di quel che resta del PD, non vuole essere secondo a nessuno nemmeno nelle scempiaggini: “Così non va. Non si procede con colpi di mano ideologici su temi così delicati. Non si rispetta la vita se non si rispettano le scelte delle donne, soprattutto quando sono difficili come lo è quella di interrompere una gravidanza. L’Italia ha una legge seria, la 194, che va applicata”.
Poteva poi mancare in questa interessante serie di esternazioni la Cirinnà che, con la delicatezza lessicale che sempre la contraddistingue, ha esordito con: “Sono esterrefatta e schifata. Va bene gli appelli all’unità, ma se l’unità deve essere un fritto misto, un mettere insieme questo e quello io non ci sto. Il Pd deve essere un partito fieramente di sinistra”, ha concluso, lasciando anche il dubbio che, una volta tanto, sapesse anche di costa stava parlando. Non poteva poi mancare un duro affondo contro Carla Padovani, la consigliera veronese del PD che in nome della “scelta secondo coscienza” ha votato a favore della mozione. A darle giù ci ha pensato la simpatica Alessia Rotta, un’altra esponente del PD che si muove sulle orme di Pina Picerno e LadyLike Moretti: “Spiace che anche all’interno del Pd veronese ci sia chi, come Carla Padovani, non abbia capito la gravità di quanto si stava cercando di fare, rendendo il corpo delle donne una merce di scambio politico. Una grave responsabilità sia verso le cittadine e i cittadini, sia per non aver informato il gruppo e per non averlo rappresentato, ma abbiamo la consapevolezza che si tratta di una posizione del tutto personale”, ha asserito perentoria, forse un filo in confusione da furore ideologico.
E siccome quando si tratta di dire corbellerie un grillino non manca mai, ecco aggiungersi al coro il semi-sconosciuto sottosegretario alla pubblica amministrazione Mattia Fantinati che, decisissimo a far sapere che esiste e che ha idee parecchio sbandate a sinistra come spiegò tempo fa sul palco di Comunione e liberazione dove qualcuno aveva avuto la ventura di invitarlo, ha detto: “A Verona sembra di essere tornati al Medioevo. Si votano provvedimenti che vanno a favorire associazioni private antiabortiste e si offendono le donne. Nella nostra città, non solo la maggioranza ha una politica di stampo confessionale, ma anche il Pd, la cui capogruppo ha votato a favore della mozione, sembra essere rimasto secoli indietro. Se davvero si volessero intraprendere politiche serie di sostegno alla maternità, si dovrebbero finanziare strutture pubbliche e non associazioni private di dubbio orientamento. Strumentalizzare temi etici per fare campagna elettorale è un grave errore”.
Dunque, che lo si sappia e lo si dica, viviamo in una Nazione dove si incentiva l’aborto senza nessun problema, presentendolo come una grande conquista per le donne, mentre si tratta da oscurantista, medievale, ignorante, fascista e che dir si voglia, chiunque voglia portare avanti o aiutare la vita senza per altro mettere in discussione – ma forse potrebbe essere giunto il momento di farlo – leggi dello Stato.
Nella mozione, ribadiamo, a parte una blanda critica alla 194 incapace di bloccare gli aborti clandestini e vissuta come un anticoncezionale da molte tra quelle che ne usufruiscono, si promuovono solo associazioni che vogliono aiutare le donne, dove è possibile e sempre secondo la loro volontà, a poter tenere un bambino, a mettere su un progetto di vita e non di morte. Inoltre, leggendo le esternazioni di tanta “bella gente” viene il dubbio se almeno uno di loro questa mozione l’abbia letta, perché da quel che dicono, non sembrerebbe.
Comunque, , secondo i nostri benpensanti, è uno scandalo fare un figlio magari a costo di qualche sacrificio quando si può risolvere “il problema” con una mezzoretta in clinica. Bravi.
Vi riportiamo qui sotto il testo del Progetto Culla Segreta così come spiegato dal Consiglio Comunale di Verona
Culla Segreta
Per il parto in anonimato, all’interno degli ospedali, in Italia esiste una legge, ma le cronache continuano purtroppo a segnalare infanticidi e neonati morti a seguito di abbandono in luoghi dove non c’è possibilità di aiuto e sono pochi i casi in cui il neonato viene trovato ancora in vita. Esiste inoltre una rete di “culle per la vita” realizzate dal Movimento per la Vita e da altre organizzazioni di volontariato, ma sono pochissimi i casi in cui la madre ricorre a questo strumento protetto e sicuro. A seguito del decreto legge dpr 396/2000 sono circa 400 ogni anno le donne che partoriscono in anonimato all’interno dell’ospedale, ma è necessario far conoscere sempre più a tutte le donne i diritti che la legge riconosce per dar modo a chi è in attesa di un figlio, senza la possibilità di tenerlo, di valutare l’opportunità di darlo in adozione. Un atto di coraggio con il desiderio di salvare il proprio figlio e di affidarlo alle cure di un’altra famiglia. Non possono ripetersi tragedie come quelle del neonato gettato in strada da una finestra o di neonati ritrovati nei cassonetti. Dietro a tutto questo si sono solitudine, fragilità, emarginazione, disperazione, situazioni familiari complesse che si celano dietro a un’apparente normalità. Molto si potrà fare attraverso l’informazione sui vari canali di comunicazione e sono necessari interventi a tutti i livelli, in tal senso è stata realizzata dalla Regione Veneto, grazie all’assessore alle politiche sociali Manuela Lanzarin, con la collaborazione della presidente della Federazione dei Movimenti e Centri di aiuto alla vita del Veneto, Bruna Rigoni, l’importante iniziativa che ha portato alla realizzazione del manifesto “Culla segreta. Ha i sempre una scelta” che verrà collocato all’interno dei consultori delle Ulss della regione. Segnala la possibilità di partorire in ospedale in modo sicuro e segreto e riporta il numero verde di SOS Vita a cui ricorrere per donne e coppie disorientate e bisognose di un sostegno immediato perché si trovano ad affrontare una gravidanza difficile da accogliere.