Ieri, il Ministro della difesa Guido Crosetto, a margine di una riunione mattutina alla presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dei vertici dei servizi, ha rilasciato la seguente dichiarazione.
“Mi sembra che ormai si possa affermare che l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi Africani. Ue, Nato e Occidente, così come si sono accorti che gli attacchi cyber facevano parte dello scontro globale che il conflitto ucraino ha aperto, oggi sarebbe opportuno capissero che anche il fronte sud europeo sta diventando ogni giorno più pericoloso. Dovrebbero inoltre prendere atto che l’immigrazione incontrollata e continua, sommata alla crisi economica e sociale, diventa un modo per colpire i Paesi più esposti, in primis l’Italia, e le loro scelte geostrategiche, chiare e nette. L’Alleanza Atlantica si consolida se si condividono anche i problemi che nascono dalle scelte collettive, ma rischia di incrinarsi se i Paesi più esposti a ritorsioni di vario tipo (come aprire i rubinetti dell’immigrazione da parte di alcuni Stati) vengono lasciati soli”.
La guerra ibrida della Russia (che nega da sempre qualsiasi coinvolgimento) attraverso i mercenari di Wagner: usare i flussi migratori come arma per destabilizzare l’Italia e l’Europa.
Fonti di Tripoli hanno confermato all’Adnkronos la bontà dell’allarme lanciato dal nostro Ministro della difesa: “Le partenze di migranti dalle coste dell’est della Libia “sono in aumento”, con i miliziani del gruppo Wagner alleati del generale Khalifa Haftar in Cirenaica che usano i flussi verso l’Europa come “uno strumento per ricattare l’Occidente in generale e l’Italia in particolare”. Naturalmente Crosetto che ha parlato da titolare della Difesa, avrà ricevuto una informativa dei servizi di intelligence sulla vicenda, per questo l’allarme va preso molto seriamente, ma le conferme che arrivano da fonti libiche aggiungono sicuramente peso alle parole del ministro. Inoltre, giova ricordare che lo sfruttamento dei rifugiati e dei migranti è un problema che riguarda la politica estera da tempo immemore, quindi non è né nuovo né inedito.
Alcuni precedenti: Gheddafi, Milosevic, Castro, Erdogan, Lukashenko
“Questo tipo di coercizione – scrive il Dr. Kelly M. Greenhill su Military Review di novembre-dicembre 2016 – spesso asimmetrica, cioè la migrazione coercitiva (CEM), è stata tentata almeno settantacinque volte solo dall’avvento della Convenzione sui rifugiati del 1951, cioè in media almeno una all’anno da decine di sfidanti statali e non statali distinti contro almeno altrettanti obiettivi eterogenei e, per esempio, contro un numero altrettanto elevato di gruppi di sfollati vittimizzati. Talvolta l’arma coercitiva dei movimenti di popolazione è stata semplicemente la minaccia di generare flussi in uscita, come nel caso delle ricorrenti, colorite e piuttosto drammatiche promesse dell’ex leader libico Mu’ammar Gheddafi di “far diventare Africa l’Europa“ se l’UE non avesse soddisfatto le sue richieste. Gheddafi ha usato questo strumento con vari gradi di successo nel 2004, 2006, 2008 e 2010, prima di esagerare fatalmente nel 2011. Sebbene l’intervento dell’UE e della NATO in Libia di quell’anno non sia stato guidato in primo luogo da questa particolare forma di coercizione, Gheddafi l’ha utilizzata in modo aggressivo contro gli intervenienti. Ha usato prima come strumento di deterrenza sotto forma di minacce contro i funzionari dell’UE nei primi giorni dell’insurrezione, e poi come strumento di compulsione contro i vicini Stati membri della NATO, dopo l’inizio della campagna di bombardamenti e lo scoppio della guerra civile. In altri casi, la coercizione ha comportato la costrizione di un gran numero di vittime ad attraversare le frontiere, come ha fatto l’allora presidente jugoslavo Slobodan Milosevic nella primavera del 1999, nel tentativo di dissuadere e poi costringere la NATO a interrompere la sua campagna di bombardamenti durante la guerra del Kosovo. L’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer ammise in seguito il suo rammarico per non aver preso sul serio Milosevic quando disse che “avrebbe potuto svuotare il Kosovo in una settimana. In altre occasioni, i coercitori si sono limitati ad aprire (e poi chiudere) confini normalmente sigillati. Un esempio è l’ex presidente cubano Fidel Castro, che ha usato questo strumento contro gli Stati Uniti in almeno tre occasioni: nel 1965, nel 1994 e, come più famoso, durante il sollevamento delle barche di Mariel nel 1980“.
Recente il caso dell’uso dei migranti come strumento di pressione da parte della Turchia più volte pronta a far esplodere la bomba ad orologeria dei milioni di profughi siriani e poi centinaia di migliaia afghani presenti sul suo territorio. Solo la promessa – mantenuta – di miliardi di euro da parte della UE (Merkel) e di una liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che volessero far ingresso in Europa ha scongiurato la peggiore delle ipotesi.
Due anni fa, la drammatica crisi dei migranti ammassati ai confini dalla Bielorussia.
Bielorussia, guerra fredda e arma migratoria contro l’Europa.
Meloni, non è giusto lasciare dilagare Wagner in Africa
“Più persone partono, più persone si mettono nelle mani di cinici trafficanti e più c’è il rischio che qualcosa vada storto: non credo che questo possa mai essere il modo giusto, umano e responsabile di affrontare questa vicenda. Forse sarebbe più facile mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che siano dei mafiosi a decidere chi deve arrivare da noi, lasciare che arrivi da noi solo chi ha soldi per pagare quei mafiosi, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti”. Lo ha affermato ieri, Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio durante la presentazione del libro su Papa Francesco.
Gli obiettivi nell’uso dei migranti come arma: dalla destabilizzazione politica dei governi considerati ostili al perseguimento di vantaggi economici
“Come nel caso della coercizione militare tradizionale – continua Greenhill – le richieste degli sfidanti sono state molto varie per portata, contenuto e ampiezza. […] Le richieste sono sia di intraprendere azioni o di cessare di intraprenderle (compellenza), nonché
di evitare del tutto di intraprenderle (deterrenza). Le richieste vanno dalla semplice fornitura di aiuti finanziari, alla cessazione del finanziamento degli insorti, all’intervento militare su larga scala, fino al cambio di regime.”
Russia e Siria stanno deliberatamente usando la migrazione come una strategia aggressiva nei confronti dell’Europa, ha affermato il comandante senior della NATO in Europa.
Philip Breedlove, ex generale NATO in servizio al comando europeo – 2 marzo 2016.
L’Europa si sta ancora riprendendo dalla crisi migratoria 2015-2016 durante la quale 2,5 milioni di rifugiati e richiedenti asilo sono entrati nell’Unione europea, il che a sua volta ha causato una grande quantità di tensione tra le nazioni dell’UE su come gestire e trasferire masse di nuovi arrivati migranti. L’impatto sull’Italia è stato drammatico allora e rischia di essere ancora peggio oggi che i flussi stanno aumentando per ritmo ed intensità come forse mai visto finora.
Le misure europee per ridurre i massicci flussi migratori dall’Africa e dalla Turchia durante e dopo la crisi hanno finora tenuto a bada – in qualche modo – il rischio di una migrazione di massa. Tuttavia, il fatto che questa strategia continui a funzionare dipende da un lato dalla volontà dei membri dell’UE e della NATO di continuare a pagare il conto e dal continuo interesse dei principali partner statali e non statali a sostenere questa forma di “affare”.
Lo spiega Mark Gray, professore a contratto negli Stati Uniti per l’ Army War College e professore di antropologia presso l’Università dell’Iowa settentrionale.
Tuttavia, continua il Prof. Gray, i “fondi europei forniscono incentivi per limitare i flussi di migranti o gestire i migranti rimpatriati dall’Europa o salvati in mare, ma questo approccio presuppone che i flussi di migranti in Europa siano semplicemente un sottoprodotto di altri fattori, come conflitti, cattiva governance o disparità economica tra le regioni.
Non affronta la possibilità che la Russia possa sfruttare la sua maggiore presenza in Libia e la collaborazione con attori non statali ( milizie ) per stabilire lo spazio e la capacità di promuovere e facilitare deliberatamente flussi di migranti come armi contro l’Europa.