In occasione del 25 aprile, oltre a celebrare l’Italia e la Libertà, sono stati riportati in auge alcuni dei tradizionali riferimenti del periodo fascista (e non solo), per cui ancora una volta non ci si è lasciati sfuggire l’opportunità di attaccare il Presidente del Consiglio. Ma non in riferimento al suo operato politico, bensì continuando a prendere come bersaglio la sua famiglia nella maniera più indecente e violenta possibile.
La causa scatenante di questa serie di minacce e insulti è il post pubblicato sui social, appunto, per la celebrazione del 25 aprile, in cui il premier si augurava che la giornata potesse rappresentare “un momento di ritrovata concordia nazionale”. Un augurio che è stato ampiamente disatteso, vista la pluralità di commenti decisamente lontani da un clima di serenità e libertà che avrebbe dovuto caratterizzare la ricorrenza in questione.
Sotto al post, infatti, compare una lunga lista di commenti contenenti, tra gli altri, minacce di morte come i sempre attuali “fascista infame, per te solo lame” e “a testa in giù sei bella pure tu”. Ci sono però anche riferimenti ben più elevati culturalmente come quello di “Per la figlia collegio Luigi XVII”, ricordando la storica vicenda per cui il figlio di Luigi XVI e di Maria Antonietta, ghigliottinati dai rivoluzionari francesi, venne murato vivo dagli stessi rivoluzionari in una cella prigione del Tempio di Parigi e lì lasciato morire. Un commento questo che tra l’altro segue quella attuale tendenza per cui sembra essere di moda prendere di mira la famiglia e gli aspetti più privati e personali dei membri del Governo.
Una tendenza a dir poco indecente e che però non sembra suscitare troppo scalpore tra i paladini e le paladine del femminismo e del politically correct. Perché a quanto pare quando ad essere attaccata è la destra a prevalere deve essere il diritto di satira, il diritto alla libertà di pensiero e di espressione, anche se aggressivo, irrispettoso e indegno.
Perché, giustamente, le priorità sono ben altre. Perché è si giusto e doveroso indignarsi se non viene cantata Bella Ciao, così come è inaccettabile l’adozione di un decreto che adegua l’immigrazione alle norme europee. Ma guai a protestare se ad essere minacciata in maniera violenta, continua e sistematica è una delle più alte cariche dello Stato. Perché, d’altronde, questi tipi di minacce e di insulti sono solamente di natura virtuale.
Il fatto curioso però è che gli stessi anti-fascisti et similia che pubblicano questo tipo di commenti violenti, anche contro una bambina di 6 anni che nulla a che vedere e che nulla potrebbe sapere del mondo della politica, sembrerebbero essere gli stessi la cui prerogativa è quella di usare un linguaggio inclusivo e non discriminatorio, pieno di schwa e asterischi.
Forse, però, prima di pensare alla forma, bisognerebbe curare la sostanza.