A Roma oggi si riunisce il comitato referendario contro l’autonomia differenziata. È l’assemblea generale, e potremmo sottolineare l’ipocrisia di una sinistra che, nel 2001, si spese a favore della riforma, varandola in Costituzione con il nuovo Titolo V, e che ora invece la contrasta solo perché a darle finalmente attuazione, dopo più di venti anni di ritardo colpevole degli esecutivi precedenti, è stato un governo di centrodestra. Ma al centro dell’assemblea di quel comitato, che riunisce la sinistra in tutta la sua “forza”, dai partiti politici alle varie associazioni, fino alla CGIL, il sindacato che fa politica, vi è un altro tema, di primaria importanza: la tenuta del campo largo.
Ferite insanabili
Al groviglio di sinistre di cui è atteso l’intervento, non farà parte Giuseppe Conte né il suo Movimento Cinque Stelle. Sono ancora troppe le fratture all’interno del centrosinistra, diviso su tutto ora più che mai. Tante le tematiche su cui persiste una rottura che appare insanabile: dalla Rai (all’elezione del nuovo Consiglio di amministrazione si sono presentati soltanto grillini e Avs, ottenendo due posti e lasciando fuori Renzi, Calenda e specialmente Schlein, che avevano scelto di rispettare un fantomatico patto tra leader con cui la sinistra si impegnava a boicottare la votazione in protesta con la presunta “Tele-Meloni”) agli esteri (qui, a dire il vero, le rotture sono minori, ma seguono tutte la via sbagliata, la difesa a oltranza di chi si dice pacifista solo a parole). Tematiche che, in realtà, non sono il vero ago della bilancia: sappiamo che il centrosinistra è riuscito a presentarsi “unito” e a “governare” anche quando le differenze, come oggi, erano tantissime, con la sola forza unificante dello sgambetto alle destre. La questione ora è ben più corposa, meramente politica. Si parla di alleanze, di scaramucce tra (ex) alleati, di fiducia verso l’uno o l’altro, di bastoni fra le ruote. Altro che comitato referendario: i vari leader tentano, a vicenda, di far cadere l’altro. E così riscoppia l’amore tra Renzi e Schlein dopo quel magico abbraccio alla Partita del Cuore di luglio, mentre forse sarà stata la comunanza di gruppo al Parlamento europeo, The Left, a far ritornare il sereno tra grillini e Avs e a creare una mini-coalizione che inizia a dare fastidio a Elly e al centrosinistra tutto.
Un campo largo in frantumi
I grandi temi passano in secondo piano, all’assemblea generale peserà come un macigno l’assenza di Conte. Neppure le battaglie di tutto il centrosinistra riescono a riunificarlo, neppure la volontà di creare un’alternativa alla destra mediante un’accozzaglia, come si è fatto in passato, riesce a nascondere i litigi. Conte accusa Elly di aver permesso a Italia Viva di ritornare a far parte della sinistra, a partire dalla Liguria, e si adira quando non riceve risposte né chiarimenti. Allora si tira indietro, malgrado pochi giorni fa aveva depositato, insieme ai colleghi di Pd e Avs, le firme raccolte presso la Cassazione. Il campo largo, insomma, non è mai stato così in crisi: se prima le amarezze venivano sapientemente nascoste sotto l’odore della spezia più profumata, la promessa di creare una nuova sinistra che non facesse rimpiangere ai più nostalgici Togliatti e Berlinguer, oggi quelle promesse non bastano più per celare il cattivo odore di un campo largo stantio e in frantumi.