Banche. Rampelli (VpC-FdI): In questi ultimi anni troppi extraprofitti in tutti i settori

«La Banca Centrale europea ha deciso di ricorrere all’aumento dei tassi d’interesse per contrastare l’inflazione. Una decisione discutibile anche perché crea effetti diversi a seconda delle nazioni dove impatta e l’inflazione oltretutto è stata generata da fattori extranazionali. Le conseguenze sono state aumento del costo del denaro e quindi dei mutui a tasso variabile, dei nuovi mutui e dei prestiti esistenti, quindi anche un risentimento indiretto sul costo della vita. Questo ha comportato una contrazione dell’economia che paghiamo tutti. In questo quadro si inserisce la norma che il Governo ha approvato».
È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia intervistato su Il Dubbio.
«In questa situazione difficile – ha aggiunto – è necessario che il sistema bancario si comporti in modo il più possibile corretto. C’è stato un aumento dei tassi passivi, che le banche hanno applicato ai propri clienti, al pari del quale però dovrebbero aumentare anche i tassi attivi riconosciuti dalle banche a chi deposita i propri risparmi, cioè quanto la banca riconosce per i soldi che gli vengono affidati. Questo quasi mai è accaduto. Noi stiamo registrando utili record per alcuni istituti di credito. Per questo il governo è intervenuto con l’unico strumento a sua disposizione, la tassazione, introducendo un aumento del 40% sulla differenza ingiusta del margine di interesse, che è la differenza tra l’ammontare degli interessi passivi e di quelli attivi. È quindi una tassa non su un margine legittimo, ma su un margine ingiusto».
«Penso che dagli extraprofitti si potranno ricavare intorno ai 4 miliardi che saranno destinati a famiglie e imprese, a fronte delle difficoltà legate all’alto costo del denaro che non permette spesso neanche di affrontare le spese di un mutuo».
«In questi anni – ha osservato Rampelli – di extraprofitti ne abbiamo avuti fin troppi, a fronte di una situazione economica drammatica generata dal Covid e dalla guerra: farmaceutica, energia, assicurazioni, giganti del web e rete digitale. È impensabile che in una crisi drammatica come questa con intere sacche del ceto medio scivolate sotto la soglia di povertà ci siano comparti industriali che non vengano chiamati a contribuire a un riequilibrio del sistema economico finanziario. Ci hanno provato, con risultati parziali, sia Conte che Draghi, animati da filosofie antitetiche eppure convergenti. Ci saranno assestamenti fisiologici, ma certo nessun istituto di credito andrà sul lastrico e spero nessuno responsabilmente impugni questo giusto provvedimento del governo».
«Nessun nesso con il taglio del reddito di cittadinanza: questa norma – ha concluso – rappresenta uno degli strumenti messi in campo per migliorare il potere d’acquisto dei salari, per il reddito di cittadinanza il nostro obiettivo resta quello di sostituirlo con il reddito di occupazione. Eliminare vitalizi di stato e produrre lavoro, mantenendo il sostegno alle persone fragili e inoccupabili».

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