Bibbiano: rinvio a giudizio per 24 persone. Il processo ad ottobre.

Era Gennaio quando venne notificato l’avviso di chiusura delle indagini.

Dopo mesi si chiudeva una delle vicende investigative più squallide dell’ultimo decennio, nata dall’intuizione di una bravissima pm della procura di Reggio Emilia, insospettita dal grandissimo numero di casi di abuso su minore denunciati dai servizi sociali dell’Unione Val d’Enza (unione di sette comuni in provincia di Reggio Emilia) e che determinavano l’allontanamento dalle famiglie. Il sospetto, inizia ad assumere i macabri contorni della concretezza e a gennaio vengono chiuse le indagini a carico di 26 persone. Abbiamo dovuto sentire di storie di bambini rubati, maltrattati, psicologicamente vessati. Storie di famiglie spezzate in cui ricucire i legami in molti casi sarà impossibile, perché i rapporti sono stati inquinati e compromessi da gente senza scrupoli.

Coinvolto nella vicenda anche il Sindaco PD Carletti, con delle accuse infamanti per chi si prende in carico la rappresentanza di una comunità. Avrebbe favorito il sistema di accaparramento e acquisizione dei bimbi al patrimonio dello stato sostanzialmente violando le norme in materia di appalti ed affidando in via diretta sempre alla stessa cooperativa la gestione dei servizi sociali. Quella stessa cooperativa che avrebbe manipolato le relazioni sullo stato psico fisico dei bambini e li avrebbe indotti a dichiarare addirittura il falso per poterli togliere alle famiglie di origine ed affidarli a coppie conniventi, che avrebbero diviso con i funzionari i fondi pubblici destinati all’accudimento dei fanciulli.

Su tutto questo tuttavia, era calata una coltre di silenzio, la stampa sembrava quasi recalcitrante a dare la dimensione della notizia, soprattutto in riferimento alle aderenze del sistema con la politica territoriale, soprattutto col sindaco Carletti. A livello nazionale il partito democratico sminuiva i fatti e offriva incondizionata solidarietà al sindaco e, se non fosse stato per quelle che strumentalmente sono state definite “polemiche politiche”, non si sarebbe parlato di questi fatti crudi e forse non si sarebbe giunti ad una consapevolezza diffusa della loro assoluta gravità.

Fratelli d’Italia si precipitò a Bibbiano, subito non appena emerse lo scandalo, perché il rilievo mediatico sembrava ovattato e il fatto era stato coperto da un silenzio surreale. La Meloni disse “siamo stati i primi ad arrivare a Bibiano e saremo gli ultimi ad andare via”, perché i più fragili hanno bisogno di essere tutelati senza tentennamenti e scandalizza tanto quanto i fatti orribili che sono emersi, il silenzio che in questi mesi ne ha coperto la rilevanza.

Ed è compito della politica tutelare i più fragili, è un dovere etico e morale prima ancora che politico, poco importa se l’attenzione che è stata stimolata sulla vicenda i malintenzionati l’abbiano spacciata per strumentalizzazione.

Parlateci di Bibbiano, ora parlatecene anche voi che avete taciuto o sminuito, perché oggi si chiude il percorso delle indagini con il rinvio a giudizio per 24 persone, i reati contestati: peculato d’uso, abuso d’ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l’altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L’udienza preliminare si celebrerà ad ottobre.

Parlateci di Bibbiano, ora, perché i bambini non si toccano, si difendono, con le unghie, coi denti, oltre ogni steccato ideologico. Parlateci di Bibbiano fino a quando non avremo chiare tutte le responsabilità delle persone coinvolte, perché che alcuni fatti storici si siano verificati è pacifico. Parlateci di Bibbiano non per crocifiggere le persone sulle travi del sospetto e degli indizi, ma per stabilire il principio per cui l’infanzia è sacra e la violazione  dei vincoli affettivi e familiari è un abominio, che deve necessariamente trovare giustizia.

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