Tra le numerose informazioni che stanno emergendo dalle intercettazioni riguardante il magistrato Luca Palamara colpisce una intercettazione che tocca direttamente la città di Bologna. Sul quotidiano di oggi “la Verità” è riportata la notizia che Palamara, formalmente unico redattore della Sentenza che interessò l’ex Procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini, in realtà delegò almeno parte della redazione materiale del provvedimento ad altro Giudice che si confrontò con Palamara sul contenuto dell’atto.
Si tratta con evidenzia di una distorsione che non può non essere considerata quantomeno sul piano deontologico.
Ma il quadro inquietante che sta emergendo in questi giorni impone ulteriori quesiti. Cosa intende Palamara quando afferma di aver dovuto “sputar sangue” nella redazione di uno dei paragrafi del provvedimento? Forse si è dovuto dare solidità ad una argomentazione zoppicante e non del tutto convincente? O si sono dovute tenere insieme ragioni che non erano immediatamente pertinenti alla funzionalità del provvedimento? Per quale motivo il Giudice Clivio non ha ritenuto di cofirmare il provvedimento pur avendo partecipato alla sua redazione? Esistevano ragioni che non conosciamo e che non dovevano palesarsi? Quanto sta emergendo è deontologicamente e formalmente lecito o sussistono elementi di carattere disciplinare da valutare? Interrogativi che rivolgerò al Ministro della Giustizia in una interrogazione all’uopo predisposta augurandomi che non si opponga la facile quanto sterile osservazione che la Sentenza è stata poi confermata in sede di Cassazione. Non spetta a me ricordare, difatti, che un provvedimento afflitto da un vizio che potrebbe divenire sostanziale, come quello che pare configurarsi in questo caso, non può essere “sanato” in un giudizio di Cassazione che ha come oggetto il riesame del provvedimento stesso. Con gli effetti che ne conseguono. Per questo è necessario fare chiarezza, con urgenza, anche su questo aspetto dell’inchiesta che ha interessato Palamara.