Conte attacca le opposizioni in conferenza stampa. L’abuso della tv che sa di assolutismo.

Questa puntata de “il decreto” non avremmo voluto vederla, ma ne facciamo ugualmente una summa per dare continuità ad una narrazione che sta prendendo tinte fosche.

Dopo l’ultima puntata, solo di una settimana fa, durante la quale Conte aveva messo a favore di telecamera una presunta “potenza di fuoco” di 400 mld per dare liquidità alle imprese, abbiamo assistito al nulla di fatto sotto il profilo degli aiuti economici, che al momento non arrivano a nessuno. Sul tavolo poi, questa settimana, ha tenuto banco un altro argomento. Le trattative in sede ue per gli interventi a sostegno degli Stati: la creazione dei due fronti Eurobond sì, Eurobond no e il punctum dolens dell’attivazione del MES per arginare la crisi determinata dall’emergenza sanitaria.

Le opposizioni fieramente contrarie al MES, il PD da sempre favorevole e oggi furbescamente possibilista, la fronda di facciata del M5S, che ha sempre comunicato ai propri elettori una recisa contrarietà.

Conte tronfio, per dare guazza ai pentastellati che lo tengono saldamente incollato al soglio pontificio, aveva affermato che l’Italia in seno all’euro gruppo si sarebbe posizionata senza tentennamenti per il sì agli Eurobond ed il no al MES.

Tuttavia alla fine della riunione dell’eurogruppo, ieri l’altro, nottetempo, iniziano a fioccare le dichiarazioni di Gentiloni e Gualtieri che affermavano di aver raggiunto un accordo in base al quale si sarebbe potuto attivare il MES, senza condizionalità solo per le spese sanitarie. Nulla di fatto per gli Eurobond. Le agenzie raccolgono dichiarazioni del commissario e del ministro e chiarimenti del Mef fino alla mezzanotte. Nel bailamme mediatico interviene la Meloni annunciando l’assoluta contrarietà di Fratelli d’Italia ad aiuti che potessero contemplare l’attivazione del MES e la ferma opposizione che il partito avrebbe poi fatto in parlamento.

Su questo canovaccio lavora frettolosamente lo sceneggiatore della nostra fiction Rocco Casalino, il quale prepara la puntata di venerdì. Conte annuncia una diretta per le 14,00, che viene rinviata sino alle 19,30. Finalmente si accendono le luci, i microfoni e le telecamere. Il premier, nell’ordine:
Annuncia il prolungamento delle restrizioni fino al 3 maggio (che avrebbe potuto farlo la settimana prima)

Descrive la costituzione di un non meglio precisato gruppo di esperti che ci dovrebbe traghettare nella fase due (altro metodo di deresponsabilizzazione della politica, che si spoglia dei propri compiti per scrollarsi anche i relativi oneri)
Dichiara che potranno riaprire le librerie (insensato se tanto andare a comprare un libro resta una attività al momento vietata)

E la ciliegina sulla torta: attacca frontalmente le opposizioni dicendo che Giorgia Meloni e Matteo Salvini avrebbero detto falsità sulle firme degli accordi per il MES e che nel 2012 questo strumento sarebbe stato votato dal governo di centro destra di cui Giorgia Meloni era ministro.
Nulla sul resto, su come potremo pagare le scadenze o quando potremo riaffacciarci alla vita e la puntata finisce così, con la sensazione di ingoiare un boccone troppo amaro da mandare giù. Lasciando in disparte il merito, perché crediamo fortemente che si debba dare all’opposizione lo stesso spazio comunicativo per dire la propria, si rammenta e non sommessamente che Giorgia Meloni non solo non era al governo quando il MES fu votato e che il governo dell’epoca era il governo tecnico di Mario Monti. Giorgia peraltro in Parlamento non votó il MES, in aperto dissenso dal suo partito, e uscì dal PDL per fondare FdI.

Ebbene non si usa uno spazio di comunicazione istituzionale per attaccare le opposizioni senza dare loro il diritto di replica e per gettare discredito propalando notizie false. L’avvocato del popolo dovrebbe sapere che ci sono delle norme che vietano questi abusi, ci sono una Commissione Parlamentare e un’Autorità indipendente preposte al controllo di queste derive. Si attivino. Esiste una grande differenza tra informazione politica e valutazione politica. Là dove c’è valutazione si deve garantire il pluralismo, mentre il presidente del consiglio ha deliberatamente utilizzato il servizio pubblico per delle valutazioni politiche personali condite da falsità. Si dia diritto di replica o si ammetta di essere pericolosamente scivolati in una odiosa dittatura. Karl Popper, in un contributo a 4 mani con J. Cardy scrisse: “È accaduto che questa televisione sia diventata un potere politico colossale probabilmente si potrebbe dire il più importante di tutti, come se fosse Dio stesso che parla.

Esso è diventato un potere troppo grande per la democrazia. Nessuna democrazia può sopravvivere se all’abuso di questo potere non si mette fine”.

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