Esterofili, con il complesso che “straniero” è meglio.

E’ di questi giorni la notizia che il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha intitolato il lungomare del Foro Italico a Yasser Arafat.  Ora, per i più giovani o per quei pochi che non lo sanno, Yasser Arafat è stato un potente leader palestinese, parecchio discusso in patria e fuori, che dal 1996 sino alla morte, ha ricoperto la carica di presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). In precedenza, era stato a capo di al-Fath, confluita successivamente nell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp). Organizzazione, quest’ultima, che ad oggi non ha mai eliminato dal suo statuto l’articolo che auspica l’eliminazione dello Stato d’Israele. Inoltre, secondo un  report del “National Criminal Intelligence Service”, l’Olp è stato “il più ricco di tutte le organizzazioni terroristiche “con 8 – 10 miliardi di dollari in attività e un reddito annuo di 1,5 – 2 miliardi di dollari da “donazioni, estorsioni, saldi, traffici illegali di armi, il traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro sporco, frodi, ecc”. The Daily Telegraph ha riferito nel 1999 che l’OLP aveva 50 miliardi di dollari di investimenti in segreto in tutto il mondo. Di conseguenza, anche il nostro leader Arafat non era proprio un povero disgraziato come i suoi connazionali dei campi di Sabra e Shatila. Anzi, nell’agosto del 2002 il servizio segreto militare israeliano stimava il patrimonio personale di Arafat nell’ordine di 1,3 miliardi di dollari. Nel 2003 il Fondo Monetario Internazionale condusse un’inchiesta presso l’autorità palestinese. Da questa inchiesta emerse che Arafāt aveva spostato 900 milioni di dollari di fondi pubblici su conti correnti bancari controllati direttamente da lui e dal Direttore Finanziario dell’Autorità Nazionale Palestinese. Per farci cosa, lo sapeva solo lui o, forse, anche sua moglie, che viveva a Parigi come la sposa di un sultano.

In sintesi, senza voler indugiare troppo sul personaggio, possiamo dire che Arafat fu una via di mezzo tra “un padre della patria”, un terrorista palestinese e un approfittatore molto attento ad arricchire se stesso e la sua famiglia magari mentre conduceva in porto importanti trattati. E a questo punto la domanda sorge spontanea: tra le tante personalità degne di nota che il nostro Bel Paese può vantare, gente che ha dato lustro a questa terra, che ne ha fatto giungere il nome in tutte le  seppur lontane zone del globo, abbiamo bisogno di scegliere Yasser Arafat per dare il nome a un lungomare siciliano? Senza poi considerare che, visti i non ottimi rapporti tra  Palestina e Stato di Israele, intitolare una via ad Arafat potrebbe risultare una sgarberia anche a Telaviv, sempre che questo possa interessare?

In ogni caso, il sindaco Leoluca Orlando, immemore, ha inaugurato tre strade già esistenti assegnando loro nuovi nomi. Come detto, un tratto del Foro Umberto I di fronte a Villa Giulia è stato dedicato alla memoria Yasser Arafat; presente alla cerimonia Nasser Al-Kidwa, nipote di Yasser Arafat e presidente della Yasser Arafat Foundation (YAF) e l’assessore comunale alla Cultura del comune di Palermo Adham Darawsha, palestinese (sì perché noi per trovare un assessore alla cultura in Italia abbiamo bisogno di pescare tra i palestinesi…). L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Palermo, dalla Rete Palermitana di Solidarietà “Con la Palestina nel Cuore” e da CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud, e si inserisce tra quelle organizzate per rimettere al centro dell’attenzione i diritti del popolo Palestinese, dicono loro. Inoltre, il Comune di Palermo e la Cgil Palermo hanno intitolato due strade a due sindacalisti uccisi dalla mafia: via Folaga porterà il nome di Filippo Intili, segretario della Camera del Lavoro di Caccamo, ucciso il 7 agosto 1952, e via Cinciallegra quello di Agostino D’Alessandria, segretario della Camera del Lavoro di Ficarazzi, ucciso il 10 settembre 1945; e su queste intitolazioni, un plauso.

In città, così come sui social, non molti sembrano aver gradito l’iniziativa del sindaco riguardo invece il leader palestinese .  “Intitolare un lungomare della città a un noto terrorista che negli ultimi anni della sua vita è stato anche molto chiacchierato per appropriazione indebita, è un  grosso errore che verrà pagato da Palermo e dalla sua cittadinanza”, ha detto un cittadino intervistato da un noto quotidiano.  E ancora: “Di cosa ci stupiamo? A Palermo come assessore alla Cultura, abbiamo un palestinese” , riferito al medico Adham Darawsha, ha commentato un altro.

Detto ciò, resta in piedi la domanda: cosa accade nella mente di certi nostri governanti che sembrano malati di esterofilia, che tra un italiano e uno straniero scelgono sempre quest’ultimo, che a differenze di quello che accade in tutte le altre nazioni al mondo? E’ solo un complesso d’inferiorità, una cosa tipo Alberto Sordi in ‘Un Americano a Roma’, dove per il candido Nando Meniconi tutto quello che era del ‘Kansans city’ era magico e migliore? O sono ridicoli casi di snobismo, che portano a un eccesso di originalità solo per vedere ripetuto il proprio nome sui giornali? Nemmeno varrebbe una risposta se non fosse che poi a pagare i vari conti sono sempre gli italiani veri.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
Viaggiatrice instancabile, appassionata di fantasy, innamorata della sua Italia.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Leggi anche

Articoli correlati