“La Food and Agriculture Organization, l’organismo dell’Onu situato a Roma che si occupa di agricoltura, cibo e lotta alla fame nel mondo, ha scelto Qu Dongyu, attuale Viceministro all’Agricoltura della Repubblica Popolare Cinese, come nuovo Direttore Generale, che va a sostituire Graziano de Silva.
L’Italia avrebbe sostenuto il candidato cinese, che ha staccato di molto la candidata francese, già sostenuta dagli Stati Uniti.
Un ulteriore fattore di stress nei rapporti transatlantici, dopo la partecipazione alla nuova “Via della Seta”, il mancato riconoscimento di Guaidò in Venezuela, il viaggio di Xi in Italia, il taglio degli aerei F35 e la strana fascinazione di numerosi parlamentari ed esponenti di primo piano pentastellati, fra cui Roberto Fico e Luigi di Maio, per Huawei.
Rumors e leaks rivelati dalla stampa affermano che il governo abbia dato assicurazioni alla Cina comunista sul sostegno incondizionato a Dongyu durante il viaggio di Xi a Roma.
L’elezione di Dongyu presenta i rischi di una direzione legata più al raggiungimento degli obiettivi di politica agricola e alimentare della Repubblica Popolare Cinese che a quelli statutari della FAO, e alla tutela stessa degli interessi italiani.
Ai nostri occhi il sostegno a Dongyu, senza le dovute assicurazioni e la pubblicità delle motivazioni, sembra più una genuflessione. La “lobby” cinese nel governo ha sacrificato gli interessi della Nazione per una photo opportunity col Presidente cinese.
I ministri competenti -Moavero Milanesi e Centinaio- si sono confrontati con le commissioni parlamentari di riferimento?
La Cina raggiunge un importante obiettivo geopolitico soprattutto per le ricadute dell’azione dell’organismo internazionale su Africa e Sud America, notoriamente aree in cui Pechino sta consolidando sempre di più la sua presenza sul piano finanziario, economico e infrastrutturale.
Durante la “campagna” per l’elezione di Dongyu, riferiscono fonti di stampa, Pechino avrebbe utilizzato proprio la leva finanziaria per ottenere il voto dei paesi africani e asiatici. Secondo un diplomatico citato dalla stampa internazionale, Pechino avrebbe pagato un debito di circa 70 milioni di dollari in cambio del ritiro del candidato camerunese. Stessa storia di “diplomazia del debito” con il candidato indiano. La stessa fonte afferma di minacce verso Brasile e Uruguay sul piano delle politiche agricole.
La Cina comunista, accusata degli inquietanti fenomeni del “land grabbing” e del “sea grabbing” in Africa, è ora alla direzione di un organismo storicamente di riferimento per il Sud del mondo. Sembra di assistere alla riedizione dell’attribuzione della presidenza del Consiglio dei Diritti Umani al regno dell’Arabia Saudita, che discrimina donne e minoranze religiose, in cui cambiano i personaggi ma non la storia di fondo: un complesso di atteggiamenti distante dai valori e dalle disposizioni contenute nella Carta delle Nazioni Unite e nello Statuto della Fao.
Presenteremo un’interrogazione ai ministri Moavero e Centinaio per chiedere delucidazioni sul processo decisionale della votazione, e cosa intende fare il governo per tutelare il nostro ruolo di Paese membro fra i principali contributori finanziari e di paese ospitante dell’agenzia e di tutto il Polo Alimentare delle Nazioni Unite.”
È quanto dichiarano in una nota Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia, e Andrea Delmastro Delle Vedove, deputato FDI e responsabile esteri del partito.