Fidanza-Ambrogio (FdI): incidente youtuber Roma, serve chiarezza su responsabilità contenuti social

“Su quanto accaduto a Roma serve una seria riflessione e assoluta chiarezza. L’Europa ha appena aggiornato, con l’adozione del Digital Services Act, la regolamentazione dei contenuti nel mondo digitale e la domanda è semplice: a completa applicazione del DSA, contenuti come quelli che hanno portato alla tragedia di Roma verranno rimossi alla radice o no?”.

A chiederselo è Paola Ambrogio Senatore di Fratelli d’Italia, che aggiunge: “Il DSA è nato con l’obiettivo di creare un ambiente online più sicuro attraverso una moderazione attiva dei contenuti, soprattutto in capo alle piattaforme più importanti: la Commissione UE ha stilato la lista delle 19 piattaforme riconosciute come dominanti dello spazio online, chiamate ad avere un ruolo di controllo ben più marcato rispetto alla precedente – e datata – direttiva europea sul commercio elettronico. Vogliamo capire se, oltre alla caccia a fake news e ingerenze elettorali, il DSA permetterà o meno di oscurare, in tempo reale, contenuti dannosi e illegali. Pertanto, chiederò di audire in Senato i vertici di Alphabet e Meta, in rappresentanza dei maggiori provider, per capire se e cosa cambierà sul tema. Danni diretti, come nel caso di fattispecie, emulazione e istigazione sono un cancro da estirpare dalla società”.

“In questa fase embrionale del DSA – continua Carlo Fidanza, Capodelegazione di Fratelli d’Italia e membro della Commissione Mercato interno e Protezione dei consumatori al Parlamento Europeo – ritengo fondamentale capirne puntualmente l’applicazione concreta: pertanto presenterò un’interrogazione alla Commissione Ue. I social network provider, nella loro attività di indicizzazione dei contenuti, hanno ormai assoluta contezza dei contenuti immessi in rete. Il trending feeds, cioè l’utilizzo di algoritmi in grado di evidenziare specifici contenuti sulla base degli interessi dei singoli utenti, certifica la non neutralità dell’hosting circa le dinamiche delle piattaforme. Questo non sfocerà mai in una responsabilità di tipo editoriale, certo, ma deve sicuramente richiamare le Big Tech ad una maggiore attenzione in ottica preventiva e dissuasiva”.

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1 commento

  1. Come si fa a chiamarli “social”? Forse il termine ASOCIALI è più idoneo: amplificano il gracchiare di esseri nefasti e pericolosi per la società che, lungi dall’essere mai stata perfetta prima della loro venuta, ora si trova a dover fronteggiare l’istigazione a delinquere di pazzi, drogati, cerebrolesi, odiatori, mitomani ed altri della peggior specie. Youtuber, influencer e loro seguaci sono individui totalmente inutili che istigano a comportamenti demenziali altri umanoidi NON pensanti, con cervello “in affitto”. La Commissione UE dovrebbe oscurare tutte quelle piattaforme che accettano e/o tollerano contenuti non consoni ad un vivere civile.

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