Il Presidente Giorgia Meloni è intervenuta oggi al Festival dell’Economia di Trento, aprendo il suo discorso con l’emergenza in Emilia Romagna e le misure adottate dal governo.
“Sono caduti oltre 200 mm di pioggia in 36 ore, che si sono sommati ai 300 che erano già caduti sullo tesso territorio nella prima settimana di maggio. In 15 giorni è caduta metà di tutta la pioggia che mediamente cadrebbe nella stessa zona in un intero anno. Il bilancio è grave in tema di vittime, per le quali mercoledì abbiamo proclamato il lutto nazionale, in tema di evacuati, che sono oltre 15.000, ci sono intere città sotto l’acqua, infrastrutture compromesse e attività economiche e produttive in ginocchio”, ricorda il premier che aggiunge che “per noi non è ancora possibile avere una quantificazione chiara dei danni complessivi”, ma “ovviamente lavoreremo sulle misure e sulle richieste che vanno fatte all’Unione Europea”.
Di fronte ad una catastrofe di così grande portata il Governo ha fornito quella risposta immediata che serviva, e lo ha fatto con il Consiglio dei Ministri di martedì 23 maggio, approvando interventi per oltre 2 miliardi di euro, ed estendendo ieri, 25 maggio, lo stato di emergenza anche alle zone colpite nelle Marche e in Toscana.
Uno sforzo immane realizzato in meno di 72 ore, che è riuscito a dare “risposte immediate alle imprese, ai lavoratori, alle famiglie, agli studenti, al comparto agricolo, a quello turistico, a quello sportivo, a quello della sanità”.
Giorgia Meloni ribadisce che il lavoro fatto non è solo “doveroso nei confronti dei cittadini della regione, ma è importante per l’Italia nel suo complesso, perché l’Emilia Romagna è una locomotiva in questa nazione e se si ferma non possiamo mantenere i buoni parametri macroeconomici che l’Italia sta riscontrando in questo periodo molto difficile”.
Sul tema di come trovare le risorse necessarie entra in gioco ovviamente anche l’Unione Europea. Il premier ricorda che in questo il in questo il ruolo della Commissione Europea è importante, e per questo è stata molto preziosa la visita di Ursula von der Leyen, perché “una cosa è leggere i numeri, un’altra cosa è vedere con i propri occhi la devastazione che l’Emilia Romagna ha subito.”
Oltre ad attivare il Fondo di Solidarietà, a cui purtroppo l’Italia ha dovuto ricorrere anche in altre occasioni, la Commissione può supportare la nostra nazione su diverse questioni: sulla flessibilità dei fondi esistenti, a partire dai fondi di coesione fino ad arrivare anche al tema del PNRR, che però riguarda soprattutto il tema della messa in sicurezza del territorio. Ricorda il premier che “il PNRR da questo punto di vista è un fondo molto strategico, viviamo in un tempo in cui l’imprevisto è la previsione più accurata che possiamo fare”, e quindi “la messa in sicurezza del territorio e la possibilità di spendere i meglio i soldi del PNRR per noi sono una priorità assoluta”.
Durante l’evento, complice la recente situazione con la Francia, Meloni è stata chiamata a rispondere anche sui suoi rapporti con Macron: “In generale l’incontro con Macron è basato sulla concretezza. È quindi abbastanza divertente una certa lettura che si dà delle nostre relazioni. Italia e Francia sono nazioni che hanno rapporti secolari, storicamente forti, sono nazioni protagoniste in Europa e hanno interessi convergenti su molti dossier. E questo non cambia sulla base di polemiche politiche”, ha risposto in maniera ferma, aggiungendo che con Macron si è discusso “soprattutto della questione migratoria. Il tema è lavorare sulla difesa dei confini esterni perché è l’unico modo per risolvere anche i movimenti secondari”.
Il Capo dell’Esecutivo ha anche ricordato il Piano Mattei, che offre una soluzione strutturale al tema della migrazione guardando a Sud, guardando all’Africa. “Ci siamo in questi ultimi anni impegnati per garantire il diritto ad emigrare e non ci poniamo il problema di garantire il diritto a non dover scappare da casa propria”, ha affermato.
E ha continuato spiegando: “L’Africa è in potenza un continente ricco. Quello che dobbiamo fare è cooperare in un modo non predatorio con i paesi africani, per aiutarli, anche secondo alcune esigenze che noi abbiamo, penso al tema energetico, portando investimenti, infrastrutture, formazione ai lavoratori. Il concetto del Piano Mattei dell’Africa è portare questa azione in modo che si lasci qualcosa in queste nazioni, e anche risolvendo alcuni nostri problemi”.
Anche sul tema della crisi energetica, l’Africa “ha un potenziale di produzione energetica enorme. Con il sostegno europeo possiamo portare investimenti che servono a far crescere queste nazioni, che servono a chi scappa a trovare lavoro, e che servono a noi a risolvere un problema di approvvigionamento energetico.”
L’obiettivo è quello di portare gli investimenti che sono necessari in Africa da parte di tutti gli Stati membri, convincendoli quindi che il futuro è in Africa. Non solo per l’Italia, ma per l’Europa intera.
Arrivando poi alla tematica del lavoro in Italia, il premier ha ribadito come l’impatto del taglio del cuneo fiscale ha prodotto complessivamente un taglio di 6 punti per i redditi fino a 35 mila punti e di 7 punti per i redditi fino a 25mila euro. “La prima sfida è rendere questi provvedimenti strutturali, e la seconda sfida è cercare di allargarlo ulteriormente”, ha affermato.
Sul tema controverso del salario minimo legale ha aggiunto che, essendo l’Italia un paese ad alta contrattazione, questo strumento “positivo sul piano filosofico, nella realtà rischierebbe di essere non un parametro aggiuntivo, ma sostitutivo, avendo di conseguenza una minore tutela per i lavoratori”.
In merito alla riforma fiscale e al tema dell’evasione fiscale è stato ricordato come siano state poste le basi “per un riordino complessivo del sistema fiscale”, attraverso “una riforma organica del tema fiscale che non veniva fatta da decenni”, e che è “molto prezioso e strategico fare”. Importante è poi lavorare per un rapporto diverso tra lo Stato e il cittadino: “Questa è la cosa più strategica che serve in Italia, perché la percezione è che lo stato e cittadini siano avversari”.
Si sta lavorando anche in termini di lotta all’evasione fiscale, attraverso 3.900 nuovi funzionari dell’Agenzia delle Entrate, oltre ad aver definito una norma sulle aziende apri e chiudi, che nel corso degli anni hanno tolto allo Stato decine di miliardi di euro.
Altro argomento centrale è stato quello della riforma presidenziale, su cui Meloni sta lavorando in prima persona per “lasciare in eredità al futuro una nazione normale nella quale i governi non cambiano dopo un anno e mezzo e che sia credibile a livello internazionale, che non spenda soldi per garantirsi il voto delle persone.”
In chiusura, il Premier ha risposto anche alla oramai foto nota in cui il Presidente Biden la prende per mano, che non è altro che un semplice “gesto di vicinanza e simpatia umana”.
Una foto che secondo Giorgia Meloni rivela “la falsità di una certa narrazione” che avrebbe voluto l’Italia della Meloni isolata a livello internazionale, senza interlocutori e relegata in un angolo. Ebbene, questa narrazione è ben diversa dalla realtà che abbiamo oggi dopo sette mesi di governo, anche perché “i rapporti tra Stati sono indipendenti dal colore del governo, particolarmente nell’attuale contesto”. Piuttosto, i governi fanno la differenza nella postura che hanno. E la postura dell’Italia oggi è “una postura seria, che cammina a testa alta nella storia e che è affidabile e credibile”.
In ultima battuta, alla domanda “Lei si considera perfetta o ambisce ad esserlo?”, Giorgia Meloni ha sottolineato come l’importante non sia “essere perfetti”, non essendo la perfezione nella natura umana, ma di come sia fondamentale “fare del proprio meglio”, soprattutto quando tutti ti sottovalutano. Perché è proprio lì che hai l’occasione di stupire.
Giorgia forever. Hai portato un modo di comunicare concreto e diretto che rappresenta una vera svolta nel mondo della politica.
Allora cerco di allinearmi come posso.
Disastri ambientali: è chiaro che il consumo di suolo portato avanti da parecchi decenni non è compatibile con le condizioni climatiche di oggi, e, temo, anche di domani.
Ci vuole una politica del territorio che “liberi” suolo, alvei di fiumi, deflusso delle acque ecc..
Speriamo in una nuova programmazione del territorio, posiamo cominciare a farla.
Ma nel discorso di Giorgia è stato toccato un altro punto che mi sta particolarmente a cuore, come alla maggioranza degli italiani: quello delle tasse.
Sarebbe ora di fare un quadro realistico in merito, non si può girarci intorno con mezze misure.
L’Agenzia delle Entrate ha oltre 30.000 dipendenti e un fondo di cassa aziendale – da bilancio – di oltre 2 miliardi di euro. A cosa gli servono altri 3.900 (!) funzionari? Qualcuno è in grado di spiegare cosa fanno gli altri 30.000?
Inoltre l’Agenzia delle Entrate vanta crediti verso contribuenti per oltre 1.100 MILIARDI di euro.
I numeri parlano: 1.100 miliardi sono più della metà del reddito nazionale di un anno.
Ci rendiamo conto che non è assolutamente possibile che i contribuenti italiani, olte alle tasse correnti, versino all’AdE metà del loro reddito annuo?
Come è nato questo “credito” mostruoso?
Invito ciascuno, e soprattutto gli esperti di finanza, a dare una spiegazione.
La mia è molto semplice: l’Agenzia delle Entrate pretende dai contribuenti soldi che questi NON HANNO. Sono soldi inesistenti. Il fisco in Italia richiede tasse su redditi non percepiti. Questo è il motivo degli insoluti, i contribuenti non hanno guadagnato i redditi su cui AdE chiede soldi.
Non mi si racconti la favoletta dell’idraulico che non fa la fattura; è un fenomeno irrilevante, nel complesso della fiscalità.
I problemi sono altri e ben maggiori: imposte su aziende in perdita, imposte su redditi fatturati ma non riscossi per mancati pagamenti dei clienti (quante pubbliche amministrazioni tra quei clienti…), imposte su redditi di immobili che non producono reddito ma sono tassati sul valore catastale, debiti fiacali moltiplicati da penalità e oneri che li raddoppiano in poco tempo, richieste di acconti su redditi inesistenti in quanto futuri, ecc.
Questi sono i veri problemi.
Ma perchè è successo questo? E’ semplice: perchè lo Stato spende soldi che non ha per mantenere persone che potrebbero lavorare ma non lo fanno, in quanto trovano più comodo essere mantenuti. Non mi riferisco solo al “reddito di cittadinanza”, in via di riforma, ma a una infinità di circostanze.
Pensioni che non corrispondono al frutto dei contributi maturati (sbaglio o anche la Banca d’Italia conserva le “pensioni baby” dei suoi dipendenti?), quindi sono a carico della collettività, contributi a aziende in perdita, a spese delle aziende sane (mantenere i malati e ammazzare i sani…), opere inutili (non pensiamo solo alle “grandi opere”, ma alle migliaia di rotonde e rotondelle fatta da ogni Comune su strade senza traffico, impieghi pubblici fatti per contrastare la disoccupazione (ma per produrre cosa?), ecc.
L’unica vera riforma fiscale è tagliare la spesa.
Con coraggio.
Il medico pietoso (del tipo di un tal Cottarelli…) fa la piaga purulenta.
Con affetto
Alessandro