I fondati timori della Premier Meloni e delle Autorità per i cortei pro-Palestina

Oggi, 27 gennaio, ricorre il Giorno della Memoria, celebrazione osservata ogni anno per ricordare le vittime della Shoah. Il 27 gennaio del 1945 fu scoperto e liberato il campo di concentramento di Auschwitz, e venne alla luce l’orrore dello sterminio nazista. Oggi, bisognerebbe dedicare il tempo a onorare i martiri dell’Olocausto e a ribadire con forza i valori della libertà e della democrazia quali unici anticorpi utili ad impedire il ripetersi di simili massacri. Invece, alcuni gruppi che si dichiarano sostenitori della causa palestinese, ed evidentemente non hanno molte simpatie per Israele, lo Stato ebraico, avrebbero voluto impiegare il 27 gennaio per manifestare a favore della Palestina, senza fare poi troppe distinzioni fra l’Autorità Nazionale Palestinese e i sanguinari di Hamas, e contro le operazioni militari israeliane in corso, nelle principali città italiane, Milano, Roma, Napoli e Cagliari. La premier Giorgia Meloni ha espresso preoccupazione per lo svolgimento di tali eventi durante il Giorno della Memoria, pur sottolineando come il diritto di manifestare e sostenere qualsiasi causa, sia massimo in Italia.

Successivamente, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il prefetto di Milano e la Questura di Roma, hanno predisposto divieti per la tenuta dei cortei pro-Palestina durante la giornata odierna, invitando gli organizzatori a scegliere un altro giorno, a partire già da domani. Nessuno vieta a questi gruppi di dire la loro in piazza, ma viene chiesto di farlo in un momento diverso dalla ricorrenza del ricordo della Shoah. Scendere in strada oggi, sarebbe stato un esercizio insidioso e provocatorio. Alcuni hanno affermato di voler sfidare i divieti e di recarsi comunque a manifestare, e speriamo, a tal proposito, che prevalgano i responsabili, già dichiaratisi disposti a rispettare le ordinanze. I timori del Presidente del Consiglio e quanto deciso dalle Autorità corrispondono a saggezza e fondatezza. I fautori di questi raduni sono già abbastanza noti per annoverare fra le loro fila non pochi estremisti e provocatori, e anche in un giorno qualsiasi possono distinguersi per comportamenti sgradevoli e censurabili, ma sarebbe stato intollerabile assistere all’incitamento di un certo odio il giorno in cui vengono commemorati i morti della Shoah. Scommettiamo, con la certezza di vincere, che si sarebbe approfittato del 27 gennaio per mescolare in maniera inopportuna l’Olocausto e la guerra in corso contro i terroristi di Hamas, paragonando gli israeliani di oggi ai nazisti di ieri, e dicendo, all’insegna di un ovvio delirio, come gli ebrei contemporanei siano diventati come i loro carnefici del passato.

In realtà, c’è un pericoloso e ributtante sentimento antisemita in tutto questo, che di fatto detesta tutte le generazioni di ebrei. Si ha a che fare con l’ipocrisia di personaggi come il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e di classi dirigenti europee e di sinistra, che commemorano commossi gli ebrei uccisi dal nazismo, ma non concedono mai alcuna attenuante nei confronti di Israele, verso il quale sono, anzi, severissimi, anche quando esso viene aggredito brutalmente, come è successo il 7 ottobre scorso. Tuttavia, c’è anche di peggio, ovvero, chi sostiene la Palestina perché in realtà odia gli ebrei vivi e non ritiene di dispiacersi per quelli morti. Si comprende, quindi, come sia stato giusto chiedere di posticipare almeno i cortei pro-Palestina.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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