Il Governo Meloni punta alla crescita, non al “tassa e spendi” e al consenso effimero

Il Governo Meloni è ben diverso dagli esecutivi che l’hanno preceduto, soprattutto quelli ricompresi nel periodo iniziato con Mario Monti e terminato con Mario Draghi, e non solo per la sua forte connotazione politica conservatrice e di destra e a causa della premiership conquistata dalla prima donna Presidente del Consiglio della Storia d’Italia. Le differenze  sono palesi e numerose, e alcune di esse sono state ribadite dalla premier Giorgia Meloni in occasione dell’incontro a Palazzo Chigi con i leader sindacali di CGIL, CISL e UIL.

Il Governo si è voluto confrontare con le parti sociali in merito alla Manovra economica e, a proposito di politiche economiche e sociali, il Presidente del Consiglio ha ricordato ai propri interlocutori il cambio di passo avvenuto in Italia con la compagine governativa trainata dai conservatori e dalla destra politica. Il Governo Meloni, essendo proiettato per tutta la legislatura e dividendo quindi la propria azione fra obiettivi di breve e medio-lungo termine, lavora per mettere le basi ad una crescita economica duratura, razionalizzare la spesa pubblica e stabilizzare i conti dello Stato. Questa linea, che prevede comunque delle riforme significative come gli interventi riduttivi riguardanti il cuneo fiscale in busta paga e l’IRPEF, può non determinare sempre un impatto mediatico, tuttavia assicura alla Nazione un presente e in particolare un avvenire di graduale, ma costante avanzamento del benessere per famiglie e imprese, all’insegna di un equilibrio finanziario dello Stato sotto controllo.

La determinazione pragmatica del Governo fa sì che tutte le modifiche che possono essere apportate subito, taglio e ridefinizione di cuneo fiscale e IRPEF per esempio, diventino strutturali e non si debba vedere più una certa cialtroneria della politica, presente in molte stagioni passate, che con una mano dà, non tanto a dire il vero, e con l’altra è poi costretta a togliere parecchio. La Repubblica italiana ha purtroppo subìto le sostanziali prese in giro di governi e premier che hanno pensato, come ha sottolineato Giorgia Meloni di fronte ai sindacati, al consenso immediato, rivelatosi poi effimero, distribuendo mance e mancette senza avere una visione del futuro e delineare una prospettiva per la Nazione. Forse consapevoli di non riuscire a durare a Palazzo Chigi per un’intera legislatura, alcuni capi di governo si sono limitati a promuovere provvedimenti circoscritti e di scarso respiro, buoni soltanto ad illudere l’opinione pubblica per qualche tempo, giusto per poter disporre di una momentanea e fugace popolarità.

Non importa se la misura-spot intrapresa va a contribuire alla spesa statale improduttiva perché è sufficiente inventarsi nuove tasse per tappare il buco, dopo aver magari concesso una regalia al popolino al fine di agguantare qualche voto in più. Matteo Renzi, da premier e da segretario del Partito Democratico, elargì, bontà sua, 80 euro ad una limitata platea di lavoratori subordinati e il Movimento 5 Stelle ha pensato di fidelizzare l’Italia spacciando ad alcuni l’illusione di poter ricevere uno stipendio a tempo indeterminato pur senza lavorare e ad altri l’utopia della ristrutturazione della casa a gratis. Peccato che nulla sia gratuito in questa vita terrena e che tocchi ancora per anni a tutti i cittadini di pagare per un beneficio ottenuto da pochi e al fine di riempire il buco nei conti pubblici creato dal folle Super bonus edilizio. Il Governo Meloni è differente perché ritiene la politica e l’amministrazione dei soldi dei contribuenti cose serie e rifiuta di condurre televendite da Palazzo Chigi. L’attenzione verso un avanzare graduale e la tenuta del bilancio dello Stato deve essere massima perché purtroppo l’eredità ricevuta pesa e decenni di “tassa e spendi” allegro non possono essere debellati in soli due anni. 

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.