11mila imprese “apri e chiudi” per colpa del Superbonus: fallimento giallo-rosso

La caterva di notizie negative arrivate negli ultimi mesi hanno dimostrato che il Superbonus non è stato altro che una norma scritta male. Per Giorgia Meloni si tratta della “più grande truffa ai danni dello Stato italiano della storia”, ed effettivamente gli ultimi dati confermano che, seppur l’intento dei suoi creatori era probabilmente ben altro, il Superbonus non solo ha causato miliardi di euro di danni, ma messo in moto una vera e propria macchina di frodi con cui la legge veniva facilmente superata. L’ultima notizia arriva dai dati elaborati da InfoCamere per Il Sole 24 Ore, pubblicati questa mattina dall’autorevole quotidiano di economia: nel corso degli anni dei bonus a cascata, dei governi a trazione pentastellata, sono state quasi 11 mila le partite Iva “apri e chiudi” nel campo dell’edilizia, con codici Ateco che svariavano tra più campi, dalla falegnameria all’impiantistica, dalla carpenteria all’ingegneria. Le aziende “apri e chiudi” permettevano ai loro creatori di sbucare letteralmente dal nulla per ritrovarsi a gestire anche milioni di euro derivanti dalle casse dello Stato. Dai dati forniti, si evince che più si avvicinava la chiusura del Superbonus, più aziende chiudevano battenti: le cancellazioni arrivano infatti a 1300 nel terzo trimestre del 2022, con un trend in crescita che porta alle 3 mila chiusure all’inizio del 2023. Un smacco significativo ai furbetti è arrivato solo nel 2022, con il decreto n. 21 che si prefissava il compito di limitare proprio il fenomeno delle aziende “apri e chiudi”: secondo la norma, infatti, per realizzare lavori di importo superiore ai 516 mila euro era necessario ricevere la cosiddetta qualificazione Soa, un attestato con cui si chiariva che quella era una azienda storica e qualificata del settore. Una testimonianza, insomma, della non improvvisazione dell’attività a fini esclusivamente lucrativi. Tuttavia, la norma è entrata in vigore solo nel luglio del 2023, così da permettere a imprenditori non qualificati e senza attrezzatura di accedere ai fondi e di lasciare con comodità e serenità il mercato creato dal Superbonus. Per il presidente dell’Ance Federica Brancaccio “si è trattato di una misura blanda e tardiva, perché ha riguardato solo i lavori sopra i 516 mila euro ed è arrivata solo quando i buoi erano già scappati dalla stalla”. Non servono ulteriori parole: questa è solo l’ultima dimostrazione che le politiche dei bonus hanno provocato non solo miliardi di euro di danni, ma hanno anche creato una facile mangiatoia per frodatori e furbetti.

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