Anche la Grecia condivide la politica migratoria indicata dall’Italia e lo rende pubblico attraverso una intervista al ministro greco della Migrazione, Dimitris Keridis, membro del governo guidato dal conservatore Mitsotakis, pubblicata su Libero il 20 settembre 2023.
La situazione della Grecia, sebbene in termini di numeri appaia migliore, ha comunque subito uno stravolgimento sul fronte migranti, con un aumento degli arrivi rispetto al 2021, che dovrebbe attestarsi a quota 26-27 mila alla fine di questo mese, mentre lo scorso anno si parlava di 18mila. Inoltre, il ministro Keridis ha dovuto fronteggiare anche il tragico naufragio al largo di Pylos dello scorso giugno e le pesanti polemiche che ne sono seguite.
Ciò premesso, dunque, secondo la visione dell’esponente greco “quello che dobbiamo fare è essere molto vigili nel controllo dei confini, con il pieno rispetto della legge e delle vite umane, cercando di prevenire arrivi illegali e di combattere il lavoro sugli scafisti”, ha dichiarato il Ministro, ricalcando un punto ritenuto da sempre fondamentale per il Governo Meloni, ovvero quello del controllo dei confini, per assicurare legalità e sicurezza, evitando così quei drammatici scenari che la criminalità e l’illegalità inevitabilmente si portano dietro.
“Le navi devono essere fermate il più possibile vicino alla Libia e fatte tornare indietro -ha continuato Keridis- Dobbiamo vedere come fare materialmente, ma soprattutto è importante che ci sia un approccio olistico al problema. Se chiudi la rotta a ovest per la Spagna, si apre quella centrale per l’Italia, è tutto connesso. La risoluzione del problema passa per la chiusura concertata di tutte le rotte, da Est a Ovest”, ha proseguito, spiegando come sia prioritario bloccare a monte ogni possibilità di penetrazione illegale in Europa.
Ed ecco di nuovo un punto di contatto con la strategia italiana, ovvero l’interruzione delle partenze dai paesi di origine, agendo nella direzione di aiutare e dialogare con gli Stati in condizione di bisogno (come, tra l’altro è stato fatto con la Tunisia, nonostante i boicottaggi provati dalla sinistra italiana ed europea).
Infine, sulla collaborazione italo-greca Keridis ha affermato: “Ero a Roma in luglio per la Conferenza internazionale sullo sviluppo e le migrazioni, il Presidente del Consiglio Meloni è venuto recentemente ad Atene, parlo regolarmente dell’argomento con il Ministro dell’Interno Piantedosi e con lui ci incontreremo a Salonicco in ottobre tra i due Consigli Ue per coordinarci meglio sugli arrivi. Non vediamo l’ora di avere una cooperazione con Roma per la protezione dei nostri confini europei”. Ha infine aggiunto: “I rapporti sono eccellenti”. Una frase, quest’ultima, che nel corso dell’ultimo anno è divenuto un vero e proprio topos nella politica estera intrapresa dall’Italia, che si è saputa avvicinare ad ogni Stato e ad ogni istituzione con nuova immagine, più seria, affidabile e capace di ascoltare, ma soprattutto in grado di applicare quel famoso principio del do ut des, dando vita a numerosi rapporti di collaborazione incentrati su un approccio più paritario e meno paternalistico, ponendo le basi di una solida rete relazionale per affrontare in maniera congiunta le grandi sfide del presente e del futuro.
Ma guarda, anche Keridis ha spoegato quale sia la soluzione più semplice, ed anche l’unica: “Le navi devono essere fermate il più possibile vicino alla Libia e fatte tornare indietro“.
Così bisogna fare, riportare quelli che tentano di entrare illegalmente da dove sono partiti. Non devono sbarcare il Italia – o in Grecia o ovunque sia in Europa.
Così si eliminano a monte i problemi e si scoraggia drasticamente l’invasione.
Il problema non sono gli scafisti, è il disprezzo delle vie legali per l’ingresso, incoraggiato da assurde leggi sulla cosiddetta “accoglienza”, che in Europa non vuole nessuno, giustamente, e finsce per ricadere sui paese di sbarco.
Il blocco navale serve solo se le navi hanno l’ordine di riportare indietro chi cerca di entrare illegalmente, al punto di partenza della barca, qualunque sia il paese di provenienza delle persone che cercano di entrare.
Altrimenti la presenza di navi militari richiamerà non migliaia ma milioni di persone sicure di essere salvate e portate in Italia, dove si finirà per perdere il controllo e lasciare liberi gli irregolari, con le disastrose conseguenza sociali e di legalità che inevitabilmente seguiranno.
Con affetto
Alessandro