La proposta: separare banche d’affari e banche commerciali

Battaglia storica di Fratelli d’Italia, è stata riproposta in questa legislatura con la proposta di legge n 311 alla Camera dei Deputati grazie ai parlamentari guidati da Giorgia Meloni, convinti che la risposta più efficace alla persistente finanziarizzazione dell’economia e alla prevenzione dei rischi sistemici è quella di implementare con convinzione un modello di separazione fra i diversi comparti dell’attività di intermediazione finanziaria, impedendo commistioni fra l’attività di banca commerciale e quella di banca d’investimento. Ciò ridurrebbe gli effetti di contagio, legati ad una eccessiva assunzione di rischi, verso il settore bancario tradizionale, preservandone la sua capacità di trasferire risparmio all’economia reale e di sostenere la crescita delle imprese. Tale proposta per divenire realmente efficace dovrebbe essere adottata a livello Europeo.

L’esercizio congiunto delle attività bancarie tradizionali e di quelle nel campo dei servizi di investimento ha portato a una crescita significativa delle dimensioni degli intermediari che sono diventati “troppo grandi per fallire” ma anche troppo complessi per essere controllati in maniera efficace, troppo articolati per essere gestiti; in pratica troppo grandi e basta.

La crescita esponenziale dei rischi assunti dalle banche è derivata soprattutto dall’esercizio dell’attività di intermediazione mobiliare. L’esercizio congiunto delle due attività può determinare un’estensione eccessiva dell’intervento pubblico nelle crisi. Secondo questa impostazione devono essere salvate, anche con fondi pubblici, solo le banche che, raccogliendo risparmio nella forma dei depositi, possono essere soggette a una crisi di panico dei risparmiatori. Esse devono essere salvate, inoltre, perché esercitando il credito nei confronti delle imprese svolgono una funzione essenziale nei sistemi economici. In altri termini, si riconosce l’esigenza di una tutela pubblica solo per le banche che svolgono attività di intermediazione tradizionale. Le banche universali, sono luoghi dove in sfregio a fortissimi conflitti di interessi, l’istituto è consulente delle aziende per l’emissione di titoli, è consulente del risparmiatore nella scelta del titolo e a piacimento effettua acquisti di titoli per proprio conto. La separazione permette di evitare la collocazione indiscriminata di prodotti ai danni dei clienti della banca dove i tecnicismi tipici dei prodotti finanziari con i loro rischi sono stati avvolti in una cortina di opacità che ha consentito alle banche di collocare prodotti che altrimenti non sarebbero stati mai richiesti. Le persone interessate ad investire in prodotti finanziari o azioni potranno rivolgersi liberamente alle banche d’investimento come sono liberi di entrare in una sala corse.

In Europa, la Commissione europea ha affidato a un gruppo di esperti uno studio che ha prodotto un rapporto favorevole all’introduzione nelle direttive di riforme che impongano un principio di specializzazione (Liikanen report del 2013). I lavori per l’introduzione di riforme strutturali hanno raggiunto nel 2015 un compromesso politico su un testo di norme approvato dal Consiglio europeo e poi dal Parlamento europeo. Nel 2017 la proposta di regolamento è stata cancellata ed abbandonata dalla Commissione Europea, dimostrando ancora una volta di voler difendere gli interessi dei grandi gruppi bancari contro quelli dei cittadini europei.

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