Landini il politico è tornato. L’uomo della ‘rivolta sociale’ invocata a fine 2024 scatenando un’ondata di proteste in tutta Italia contro non si è capito cosa (dicevano contro la manovra finanziaria del governo, quella che per il terzo anno consecutivo ha confermato il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori e ha aggiunto una serie di premialità per le imprese) è tornato sulla piazza pronto a fare quello che ci si aspetterebbe più da un politico che da un sindacalistica. Il periodo storico è quello che è: le contingenze internazionali hanno aggravato una situazione già per nulla rosea per l’Italia, che al contrario degli altri Paesi europei non ha visto crescere i suoi salari. Proprio gli stipendi dovrebbero essere la prerogativa principale di un sindacato, ma a quanto pare Landini è troppo impegnato a preparare la strada per una possibile futura discesa in politica e, piuttosto che parlare di salari (a tutelarli dall’inflazione galoppante ci pensa per fortuna il governo), il segretario della Cgil ha voluto premere sui prossimi possibili referendum a cui verranno sottoposti gli elettori italiani.
Landini: “Il voto è la nostra rivolta”
Così chiudendo l’assemblea regionale del sindacato emiliano, il Landini è tornato a Bologna, dove alcuni giorni fa era intervenuto insieme al prof Barbero, per ribadire un concetto a lui molto caro: quello della rivolta. Anche questa volta, nessun mezzo termine: “Il referendum è la rivolta di tutte le persone che hanno cuore la democrazia, infatti noi chiediamo innanzitutto di andare a votare. Lo slogan che abbiamo scelto, ‘il voto è la nostra rivolta’, vuol proprio dire che a partire da una scelta individuale, che è quella di andare a votare, si può, insieme, raggiungendo il quorum, rivoltare le cose sbagliate di questo Paese e dare un messaggio molto forte di fiducia nel futuro del nostro Paese”. Aridaje con ‘sta rivolta. Lo scorso anno, a furia di parlare di rivolta sociale come se fosse una componente normale della democrazia, è stata registrata un’impennata di casi di ferimento ai danni di agenti delle forze dell’ordine. Un aumento impensabile: +195,5% rispetto al 2023, circa 260 gli agenti che sono stati costretti a curarsi per colpa di facinorosi e antagonisti che, con falsi pretesti, non aspettano altro che scendere in piazza e scagliarsi contro le forze dell’ordine. Una delegittimazione dell’importanza, della necessità e dell’autorità della divisa che, in modo irresponsabile, veniva tacitamente (ma neanche troppo) consentita da chi non condannava, ma anzi minimizzava certi atti.
Le priorità di Landini: la cittadinanza agli immigrati
In ogni caso, Landini è proprio convinto della battaglia, anzi della rivolta referendaria. Uno dei suoi obiettivi, infatti, è “permette di ottenere dei risultati molto precisi: dare diritti in più a chi oggi non ce li ha, tutelare la sicurezza, dare cittadinanza a 2,5 milioni di persone che vivono, lavorano e pagano le tasse ma non ce hanno la cittadinanza”. Ha sposato a pieno, insomma, il progetto presentato da +Europa per la riduzione del tempo di soggiorno minimo per accedere alla cittadinanza italiana, da 10 a 5 anni trascorsi stabilmente sul suolo italiano. Non sembra affatto una grande priorità per i lavori, ma Landini sembra non saperlo e va avanti, proseguendo con la sua rivolta sociale. “Le forze politiche – ha detto – votino come pare a loro, ma credo che il punto fondamentale oggi sia quello di partecipare a questo voto, di andare a votare. E troverei un attacco alla democrazia se qualcuno decidesse di dire alle persone ‘Non andate a votare, andate al mare, disertate’. Sarebbe, io credo, una follia. Ognuno – ha concluso – voti quello che ritiene più opportuno, ma siamo a un passaggio fondamentale di partecipazione al voto”. Dovrà lottare comunque per muovere 25 milioni di italiani e raggiungere il quorum: vedremo dunque quanta rivolta sociale riuscirà a innescare.