L’Espresso contro Anni20. L’eterna lotta del pluralismo contro il mainstream

All’inizio, si è registrato per lo più il silenzio, poi sono iniziati i primi timidi borbottii ed ora il mainstream dà fuoco alle polveri. La Dondi, sulle pagine di “nientepopodimenoche” l’Espresso spende ben due colonne per fare la critica al vetriolo del programma di approfondimento politico di Rai2 “Anni20”. Peccato che dopo il sonoro fallimento, con chiusura anticipata, del programma di Rai 3 titolo V, pienamente in linea con la vulgata sinistrorsa, non è stata scritta una sola riga né per i costi esorbitanti sostenuti, né per lo scarno ritorno in termini di audience.

Invece in questo caso il biasimo parte da lontano e prima, senza un vero perché, forse per liberarsi di un colpo rimasto in canna inesploso, annienta “Seconda Linea”, programma peraltro non più in onda da un po’ e poi punta tutto su Anni 20. All in, e con una certa sicumera distrugge tutto e tutti: conduttrice, autori, linea editoriale, editorialisti, giornalisti, inviati e chi più ne ha più ne metta. Solo per puro caso non sferra fendenti contro il trucco e il parrucco. Sembra che la Dondi trovi insopportabile tutto del programma, non le scende né per dritto né per rovescio, traumatizzata anche da quell’atmosfera che lei definisce da “ansia generalizzata, richiami alla guerra, musiche da fine del mondo, che non raccontano praticamente altro che quel che mostrano le telecamere”.

E forse è proprio questo il vero problema e l’articolo de L’Espresso esprime molto di più nel sottotesto che in quelle righe pungenti scritte su commissione. “Anni20” mostra quel che mostrano le telecamere: la realtà.

Il programma infatti in queste settimane ha dato un contributo unico nel panorama del giornalismo italiano, fornendo letture e approfondimenti fuori dal coro, toccando tematiche complicate e politicamente molto poco appetibili per il mondo dominante della comunicazione. Un punto di vista diverso su molti dei temi scomodi alla cultura imperante e sbilanciatissima a sinistra, quella pagata per disegnare la realtà radical chic dei salotti buoni, dove si beve champagne francese e si pilucca finger food, guardando con una punta di livorosa noia ai problemi della gente. Abituati a fornire una narrazione appiattita su certe forme e dimensioni è chiaro che sia giornalisticamente fastidioso (per usare proprio il termine che richiama la Dondi) parlare di San Patrignano, mettendo in luce non il volto di un presunto Orco, ma le migliaia di vite salvate da Muccioli, oppure accendere i riflettori su Bibbiano ed il Forteto, quando nessuno ormai aveva più intenzione neanche di lambire il tema. Così di seguito, sulla ricostruzione, sul problema giustizia, sulla scuola e le riaperture, sulle magagne politiche della Regione Lazio, che – spiegabilmente – è invece sempre trattata coi guanti dalla stampa.

Ecco il problema che si fa fatica ad ammettere, ma che è di un nitore adamantino, che Anni 20 ci sta abituando a sentire ciò che fino ad oggi era più comodo tacere. Dunque in un primo momento il silenzio della critica, perché quando dai fastidio prima ti ignorano. Oggi si vive la fase due, quella della derisione, attuata con questi articoli che gettano con falsa ironia tutto in burletta. Ma giova ricordare che dopo queste due fasi, generalmente, arriva la terza e si vince. E in questo caso la vittoria sarebbe davvero una manna dal cielo, perché varrebbe a rendere vero e concreto uno dei dogmi della democrazia, il pluralismo nell’informazione, che evidentemente ai sinistri giornalisti dei giornaloni, piace molto poco … Lunga vita al giornalismo fastidioso, gli altri se ne facciano una ragione.

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