Venus, o più comunemente conosciuta come Venere, è la dea romana dell’amore, della bellezza e della fertilità per antonomasia. Tanti artisti nel corso dei secoli si sono cimentati nel rappresentarla facendo sì che diventasse la principale figura dimostrazione dell’idea del “bello”.
Dietro la sua immagine vi sono diversi miti che raccontano ne raccontano la nascita, in modo particolare, e la vita. Emblema della sua incarnazione è l’artista Sandro Botticelli, il quale ha dedicato due opere alla dea: “Nascita di Venere” e “Primavera “.
Esponente del Rinascimento, Sandro Botticelli ricerca continuamente una bellezza e una grazia perfette.
Le sue opere raffigurano soggetti più simili a creature di un mondo ideale, piuttosto che a rappresentazioni fedeli della realtà. Opere che sono state contese in tutto il mondo. Il grosso della sua eredità artistica è tuttavia a Firenze, nel Palazzo degli Uffizi.
Botticelli ha inventato una nuova immagine della bellezza, un nuovo canone estetico. Le donne che dipinge sono figure ideali: sono alte e sottili, hanno lo sguardo dolce e i capelli biondi sciolti al vento o raccolti in raffinate acconciature. Ciò può essere riscontrato nelle due opere citate precedentemente. Ne la “Primavera” Grande cura è stata riposta da Botticelli, in primo luogo, nelle vesti dei protagonisti, e successivamente anche nei fiori e la vegetazione che circonda tutta la scena. A destra troviamo Zefiro bruciante di passione, che insegue Flora. Poi la Primavera, mentre al centro ecco Venere che, incorniciata come in una nicchia dai rami flessi degli alberi, avanza a passo di danza offrendosi a chi guarda, nonché forza motrice degli eventi che la circondano; Cupido la sovrasta mentre scaglia una freccia infuocata in direzione di una delle tre Grazie che ballano intrecciando le mani, mentre Mercurio, all’estrema sinistra, allontana le nubi col suo caducéo.
L’ondeggiamento armonico delle figure è stato definito musicale e garantisce l’unità della rappresentazione.
Nella Nascita di Venere di Botticelli, la dea appare in tutta la sua grazia. È a figura intera, al centro del dipinto, nuda, con la pelle d’avorio e il corpo attraversato da ombre appena accennate. Secondo alcune fonti il volto della divinità riprodurrebbe quello di Simonetta Vespucci, nobildonna rinascimentale di rara bellezza, morta a poco più di vent’anni. Venere, nata dal mare, raggiunge l’isola di Cipro su una conchiglia sospinta dal vento Zefiro e dalla brezza Aura ed è accolta da una delle Ore, le ninfe che presiedono le stagioni, che le offre un mantello fiorito per coprirsi.
È l’incarnazione dell’humanitas , cioè degli aspetti spirituali e razionali dell’animo, e dell’amore sublime, nonché simbolo della purezza dell’anima.