L’intervista. Sanità, Schifone (FdI): «Retribuzione per specializzandi di area sanitaria grande vittoria di Fratelli d’Italia»

Il deputato di FdI: “Una battaglia che viene da lontano. Con equo compenso attuiamo principio di dignità e di giustizia”

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«È stata una grande vittoria di Fratelli d’Italia»: così l’onorevole Marta Schifone, ai nostri microfoni, ha descritto l’emendamento alla manovra che porta la sua firma, con cui sostanzialmente è stata riconosciuta una retribuzione per gli specializzandi di area sanitaria. Deputato di Fratelli d’Italia, responsabile del dipartimento Professioni del partito nonché capogruppo all’interno dell’undicesima commissione Lavoro pubblico e privato, Schifone ha illustrato in esclusiva per La Voce del Patriota le ultime grandi novità, in ambito professionale e sanitario, contenute all’interno della legge di bilancio appena varata dal Parlamento. A partire proprio dal suo emendamento.

Onorevole, ci può spiegare di cosa si tratta?

«Sono circa 25 anni che gli specializzandi di questa area subiscono una grande disparità: non viene corrisposto loro alcun compenso, alcuna una indennità per il lavoro che svolgono. Quando parliamo di specializzandi di area sanitaria intendiamo dei laureati nella loro discipline, laureati iscritti agli ordini professionali e quindi  professionisti che in realtà lavorano a tutti gli effetti. Sono farmacisti, psicologi, veterinari, fisici, chimici, biologi, odontoiatri: tutte discipline sanitarie che danno un apporto fondamentale, che svolgono un’azione prioritaria nel nostro sistema nazionale, dalla diagnostica all’assistenza sanitaria, alla ricerca. Eppure questi professionisti, da oltre 25 anni, cioè da quando è stata approvata la legge che li regolamenta, la n.401 del 2000, non hanno mai percepito alcun compenso per il loro lavoro, a differenza di altri professionisti che, per altre specialità invece, vengono legittimamente retribuiti. Abbiamo voluto colmare questo vulnus, una battaglia che viene da lontano perché è una battaglia che già conducevamo all’opposizione e che, una volta arrivati al governo, abbiamo voluto concretizzare. Sono stati stanziati 30 milioni di euro a partire dall’anno accademico 2025/2026 e per sempre – è stata resa strutturale – per dire ai nostri giovani talenti che si specializzano in Italia e che lavorano in Italia, che per noi il loro lavoro, la loro competenza e la loro professionalità sono fondamentali».

Alcune sigle professionali hanno anche rivolto una lettera ad alcuni quotidiani per esprimere la loro soddisfazione nei confronti dell’esecutivo per questo passo storico. Un importante attestato di fiducia, a conferma di quanto si è visto negli ultimi mesi, con le pochissime adesioni degli scioperi indetti dai sindacati all’interno delle strutture ospedaliere.

«Sì, anche a rappresentare che l’unione fa la forza e che quando le categorie, anche se a volte possono avere delle posizioni diverse, portano avanti insieme un’istanza, magari hanno una maggiore capacità di essere ascoltati. Ma noi non avevamo bisogno di essere persuasi: per noi è stata una grande soddisfazione e abbiamo mostrato la nostra gratitudine per quello che è stato un attestato naturalmente di riconoscimento a Fratelli d’Italia e al Governo Meloni. Hanno voluto scrivere una lettera al direttore di Libero ma indirizzata sostanzialmente al Presidente del Consiglio che, naturalmente con la sua sensibilità, ha capito e dato il la per portare avanti questa nostra battaglia. E questo ci motiva maggiormente – se ancora ce ne fosse bisogno – a impegnarci in questo senso verso le istanze dei giovani professionisti, che vanno supportarti».

Nella manovra ci sono altri provvedimenti a sostegno del lavoro giovanile?

«Diversi. Quello che è stato ricordato proprio in conferenza stampa dal Presidente del Consiglio è stata la battaglia madre per i professionisti e per i giovani professionisti e porta la sua prima firma: l’equo compenso. Anche questa è stata una battaglia che abbiamo portato avanti dai banchi dell’opposizione perché era un punto prioritario nella nostra agenda politica già nelle scorse legislature e che, una volta arrivati al governo, abbiamo portato a casa nel giro dei primi sei mesi con la nostra grande soddisfazione. L’equo compenso è l’applicazione di un principio di dignità e di giustizia, è l’attuazione piena di quell’articolo 36 che prevede il diritto ad un’equa retribuzione. È rivolto soprattutto alla platea dei giovani professionisti che troppo spesso in questi anni si sono visti costretti ad accettare dei compensi simbolici, quando non addirittura a titolo gratuito, pur di lavorare: accettavano queste retribuzioni minime pur di provare ad accedere al mondo del lavoro. Con la nostra riforma questo non è stato più possibile: abbiamo dato l’input per applicare e portare avanti questo principio di giustizia e di dignità».

Il suo impegno personale e quello di Fratelli d’Italia è stato forte anche per le cosiddette materie Stem, un tema non mainstream ma non per questo secondario. Cosa è stato fatto e come avete intenzione di portare avanti questo lavoro?

 «Ha detto bene: non è mainstream, ed è proprio questo il focus sul quale noi abbiamo voluto concentrarci. Perché, sebbene da un lato questo è il tema che è maggiormente attenzionato a livello globale dalle grandi aziende e dal sistema educativo scolastico e anche universitario, dall’altro è poco conosciuto dall’opinione pubblica, forse complice un’agenda politica finora poco orientata e dei media poco focalizzati su questo tema. Questo deficit comunicativo viene pagato oggi con la scarsa adesione alla scelta, col mancato orientamento dei nostri giovani verso quelle che invece sono le materie del futuro, sono le professioni del futuro. Stiamo parlando delle materie tecnico-scientifiche, per capirci quelle che sottendono tutti i sistemi maggiormente innovativi verso i quali ci stiamo approcciando: dall’intelligenza artificiale, al cloud computing fino alle nanobiotecnologie e molto altro ancora; quindi, sono quelle materie che costituiscono le principali opportunità in termini lavorativi ma anche reddituali. Noi vogliamo raccontare ai nostri giovani la bellezza, la forza della scienza ma anche la grande opportunità che la scienza riserva. Oggi c’è una grande difficoltà di incrocio fra l’offerta e la domanda e queste competenze vengono richieste a gran voce dalle aziende, che non riescono a trovarle. Dunque sono due le direttrici sulle quali bisogna lavorare: la prima è sicuramente il reskilling delle risorse umane che abbiamo ora nel mercato del lavoro, la seconda – quella più importante – è l’orientamento delle giovani generazioni. Noi abbiamo approvato l’anno scorso la settimana nazionale delle materie Stem che va dal 4 all’11 febbraio: c’è stata la prima edizione l’anno scorso, quest’anno sarà una seconda edizione ancora più – speriamo – partecipata, proprio per raccontare, per promuovere, per divulgare, per valorizzare l’importanza di queste materie tecnico-scientifiche».

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