Buona parte del dibattito politico verte sui contenuti della Manovra economica di quest’anno, passata al vaglio del Consiglio dei Ministri. In particolare, si è acceso un confronto circa quanto questo Governo, con la legge finanziaria appena esaminata dal CdM, intenda disporre per la Sanità in termini di soldi pubblici. Per il segretario di uno dei sindacati dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed, si tratterebbe di somme insufficienti e rileva la destinazione di soli 880 milioni per il 2025 e il conferimento di 3 miliardi di euro posticipato al 2026. Il leader di Anaao Assomed promette forti azioni di protesta e riceve la solidarietà del presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta. Si è subito accodata la segretaria dem Elly Schlein, ripetendo come un pappagallo i numeri forniti dal sindacato dei medici ospedalieri senza verificarne l’attendibilità, (Elly propende per il minimo sforzo), e inveendo contro un Governo che, a parere della numero uno piddina, starebbe liquidando quel poco di Sanità pubblica ancora esistente in Italia. A tutti ha risposto la premier Giorgia Meloni, fornendo le vere cifre di ciò che il Governo andrà a destinare al Sistema sanitario nazionale, sia per il 2025 che per il 2026, e smentendo quelle che appaiono sempre più come mistificazioni create ad arte e strumentalizzazioni politiche. Arriveranno 6,4 miliardi per la Sanità in due anni, cioè, più 2,37 miliardi nel 2025 e più 4,12 miliardi per il 2026. Per il fondo sanitario nazionale si registra addirittura un record: 136,48 miliardi nel 2025 e 140,6 miliardi nel 2026. Elly Schlein fa propaganda, come sempre, alla sua maniera e non va oltre agli slogan preconfezionati, ma spiace che alcuni medici scelgano, non tanto di muovere critiche e dubbi, legittimi, bensì di pasticciare con i numeri e di far passare per definitivo ciò che non lo è, con il fine, ci permettiamo di sospettare, di alimentare allarmismi del tutto infondati, confondere l’opinione pubblica e fare politica in pratica. Determinate rimostranze non ci sembrano del tutto sincere, ma forse siamo solo troppo diffidenti. Chi protesta oggi, alcuni medici, non tutti naturalmente, e anche Nino Cartabellotta, non ha mai levato una seppur timida voce di protesta durante il secondo Governo di Giuseppe Conte e l’esecutivo di Mario Draghi. E invece avrebbe dovuto visto che la stagione dei grandi tagli alla Sanità e delle sensibili riduzioni delle prestazioni del SSN risale proprio al Conte bis e all’esperienza governativa tecnica dell’ex Governatore della BCE. A parte l’emergenza iniziale di quel maledetto febbraio del 2020, dopo si è continuato a procrastinare il più possibile l’urgenza del Covid, anche quando il virus è diventato meno fatale, per celare la riduzione di tutti gli altri servizi, compresi, ahinoi, quelli riguardanti le patologie oncologiche.