Il caso del tribunale di Roma e della sua decisione di far cadere, di fatto, momentaneamente nel vuoto l’accordo tra Italia e Albania contro l’immigrazione clandestina, ha riaperto una ferita che scuote l’Italia da anni, una realtà che torna a galla ogniqualvolta l’esecutivo di turno, quasi sempre di centrodestra, dà attuazione a una decisione contraria alle indicazioni di progressisti e mainstream. Diciamocelo: alcuni magistrati fanno politica e cercano di influenzare le scelte del governo, superando di fatto le competenze in capo alla giurisprudenza. La scelta di ritenere potenzialmente nessun Paese come sicuro, anche e soprattutto contrariamente a quanto indicato dal governo e dalla lista dei Paesi sicuri stilata ogni anno, ne è la prova: non sembra stare in piedi dichiarare non sicuro un Paese che è meta di viaggi turistici da parte di migliaia italiani in ogni periodo dell’anno, l’Egitto, come pure non stava in piedi la scelta del tribunale di Palermo, di qualche giorno prima, di dichiarare non sicura la Tunisia, con la quale l’Italia ha stretto una fitta rete di accordi, tra contrasto all’immigrazione e Piano Mattei.
Giorgia Meloni non è ricattabile
Giorgia Meloni ha detto che il problema sarà risolto e che la decisione “pregiudiziale” della magistratura sarà superata. Probabilmente si finirà in Cassazione, forse si andrà per le lunghe. Ad ogni modo, sembra che la magistratura stia aspettando proprio il momento giusto per mettere i bastoni fra le ruote al governo, porre quanti più ostacoli è possibile per fermare il suo operato troppo poco progressista. Un assist bello e buono alla sinistra che vince più elezioni. Ma il Presidente del Consiglio, come ha sempre ribadito, non è ricattabile, non ha scheletri nell’armadio, la sua vita privata è stata passata allo scanner dei continui casi di dossieraggio, le sue decisioni politiche sono limpide, figurano nel programma di partito e del governo e non c’è modo di farla cadere.
Il Tempo, questa mattina, ci dà la prova di quanto detto finora, cioè di quanto certa magistratura sia spaventata da questa destra che rischia seriamente di distruggere l’asset di potere e culturale della Nazione, e di quanto Meloni sia tanto più temuta per la limpidezza e per la sua determinazione. Il quotidiano ha infatti pubblicato il testo della mail che ieri è circolata tra i magistrati, quelli più ideologizzati, di Magistratura Democratica e partita da Marco Patarnello, sostituto procuratore della Cassazione: “Indubbiamente – recita il testo riportato sul Tempo – l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni. Innanzitutto perché Meloni non ha richieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo sla riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto”. Trapela, insomma, tutto il terrore di quei magistrati più schierati nel vedere sfumare la possibilità di incidere sulla vita politica della Nazione. Tutta la paura che nasce nel sapere che, a parte decisioni che rallenteranno di poco le scelte del governo, Giorgia Meloni non può essere attaccata, né nella sua vita privata e neppure nella sua azione di governo, che si compie sempre alla luce del sole, mai per interessi personali ma in virtù di un accordo chiaro con gli elettori.
Ma è la strategia giusta?
Allora arrivano gli sgambetti, per cercare di dimostrare qualcosa che non trova corrispondenza nella realtà, che cioè le politiche del governo sono fallaci e caduche. La sinistra esulta e se ne compiace: l’assist della magistratura è cosa buona e permette ai vari compagni di raggiungere per vie giudiziali un obiettivo che loro non erano riusciti a raggiungere invece con battaglie politiche: rallentare il piano con l’Albania e remare, di fatto, contro gli interessi italiani. Ma tutta questa sicurezza di stare dalla parte giusta e di voler lottare giocoforza a favore degli ingressi controllati, può facilmente rivelarsi una strategia, questa sì, fallace: siamo sicuri che, proprio adesso che anche l’Europa guarda con ammirazione le politiche contro l’immigrazione illegale del governo, proprio adesso che mezza Europa fa marcia indietro sul tema, proprio adesso che il calo degli sbarchi è ormai strutturale e i popoli europei si stanno spostando sempre più a destra, specie su questo tema, siamo sicuri dunque che mandare per aria l’accordo con Tirana sia la soluzione più corretta per i cittadini italiani?
Il centrodestra fa paura: il giudice, nella sua mail, cita la sua “compattezza e omogeneità”, che è “molto maggiore che nel passato e la forza politica che può esprimere è enorme e può davvero mettere in discussione un assetto costituzionale ribaltando principi cardine che consideravamo intangibili”. Ma il principio non può essere lasciare che la magistratura irrompa nella sfera politica del Paese. La chiamata alle armi è chiara: “Non è accettabile chinare le spalle ora o che qualcuno si ritagli uno spazio politico ai danni dell’intera magistratura”. Ma un Paese in cui politica e magistratura si intrecciano, può essere definito realmente sicuro?
A corredo del mio commento, riporto il titolo del Corriere Della Sera:
“Cos’ha scritto il giudice accusato da Meloni: «Non dobbiamo fare opposizione politica»
Appello di Mattarella: si cerchi la mediazione”
Te pareva! E’ la Meloni che ha accusato il giudice!!!!!!! ALLUCINANTE!
Bella democrazia! Belle istituzioni! Bella Corte Costituzionale e bel garante della Costituzione di cui ne fu giudice. Fu anche segretario del PD… Nessun conflitto di interessi però, solo un po’ di strabismo sinistrorso. Belle parole però: “le istituzioni non si limitino a visione di parte”, nel senso che, possono essere spudoratamente di parte ma ogni tanto potrebbero guardare anche dall’altra parte… Ma allora era meglio una bella dittatura che questo schifo di democrazia! Qualcuno mi deve spiegare come fa ad essere imparziale un giudice di parte. E’ una contraddizione in termini. Mi sa che se ne dovrebbero dimettere parecchi di giudici almeno per rispetto di quelli buoni che (purtroppo) sono stati eliminati.