Migranti, la stretta in Cdm contro le toghe rosse: 19 Paesi sicuri nel decreto legge

Non si scherza sulla vita delle persone, non si scherza sulla difesa dei confini e sulla sicurezza dei cittadini. Se gli italiani, dopo anni di ingressi incontrollati, hanno chiesto al governo di fermare le partenze eleggendo democraticamente il centrodestra come maggioranza del Paese, tale richiesta va rispettata e non può essere ostacolata da sconosciuti al corpo elettorale che fanno politica giocando con le istituzioni.

La risposta del Governo

Dopo il caso del tribunale di Roma, e precedentemente quello di Palermo, che avevano dichiarato arbitrariamente Egitto, Bangladesh e Tunisia come Paesi non sicuri, malgrado tutti e tre comparissero a pieno nella lista dei Paesi sicuri, il Governo Meloni ha voluto dare una risposta forte e repentina a chi crede di poter influenzare l’operato di un esecutivo democraticamente eletto a colpi di scelte dettate da orientamenti personali. Il messaggio è chiaro: la malagiustizia non può contrastare ciò che il popolo ha richiesto. Così, se i due tribunali hanno inteso utilizzare un escamotage giudiziario per non rispettare le direttive del governo, dando ascolto ed estendendo il significato della sentenza della Corte di Giustizia europea secondo la quale un Paese non può essere dichiarato sicuro se parti del suo territorio non rispettano i diritti di tutte le minoranze – così improvvisamente i 16 migranti diretti in Albania e i 5 tunisini liberati dal tribunale di Palermo, erano diventati per scelta dei giudici, e senza neppure essere auditi, degli omosessuali in fuga dai loro Paesi – il Governo dal canto suo ha inteso rispondere rafforzando la lista dei Paesi sicuri, dandole forza di legge: “Il testo, analogamente a quanto previsto da altri Paesi europei, aggiorna con atto avente forza di legge l’elenco dei Paesi di origine sicuri” fa sapere Palazzo Chigi. Un testo arrivato grazie alla collaborazione del Presidente Giorgia Meloni, del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, del Ministro dell’interno Matteo Piantedosi e del Ministro della giustizia Carlo Nordio.

Il paradosso delle sentenze

La questione non è affatto da poco. Se infatti i giudici avessero iniziato a ignorare la lista di Paesi sicuri, nessuna politica di rimpatri sarebbe stata applicata, per un motivo molto semplice: possono essere rimpatriati soltanto coloro che provengono dai Paesi sicuri, per ovvie ragioni di garanzia e tutela personale. Le sentenze dei due tribunali rendevano potenzialmente inutile l’accordo con l’Albania, dato che nei due centri per il rimpatrio di Shengjin e Gjader possono accedervi soltanto i migranti maschi irregolari provenienti dai Paesi inseriti nella lista. Il paradosso di quelle sentenze era che persino Paesi con cui l’Italia ha strette relazioni venivano considerati non sicuri: la Tunisia, con cui Roma ha stretto il Memorandum d’intesa proprio contro le partenze illegale, oppure l’Egitto, con migliaia di italiani che vi trascorrono le vacanze. Un paradosso che dunque portava a eliminare la pratica dei rimpatri, in virtù di una deriva buonista e no-border con pochi precedenti. Con un atto avente forza di legge, diventa molto più difficile per i giudici ignorare la lista dei Paesi sicuri e si ripristina il modello dei rimpatri, su cui il Governo sta lavorando molto bene, con un aumento del 16% sul 2023 e del 30% sul 2022.

Pugno duro del Governo

Paradossali, d’altronde, anche le lamentele della sinistra, che reputano la nuova lista contraria al diritto comunitario. Ma se è proprio l’Unione europea che ha sempre pressato i Paesi di approdo per costituire centri per i rimpatri, chi avrebbe spiegato a Bruxelles che non riuscivano più a difendere i nostri confini e, dunque, quelli esterni dell’Unione? Paradosso smontato dalle parole di Alfredo Mantovano, a margine del Consiglio dei Ministri di ieri sera: “Se leggiamo i provvedimenti del tribunale di Roma di qualche giorno fa, il meccanismo dei rimpatri semplicemente non esiste più. E quindi dovremmo rendere conto, in sede europea, del perché non tuteliamo i nostri confini, che sono confini europei”. La sinistra sperava, inoltre, in un no del Colle, che non è arrivato. Ora nella lista compaiono 19 Paesi: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. Resta fermo il pugno duro contro l’immigrazione illegale.

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1 commento

  1. Io so già come andrà a finire! PDR firmerà il decreto (si spera!), la magistratura farà ricorso ma, prima che intervenga la cassazione andrà via almeno un anno e, nel frattempo il decreto rimarrà in vigore e l’Europa (si spera anche qua) interverrà a fare chiarezza in materia. Tutto bene quindi? Col cappio! Dato che i “migranti” sono tutti o quasi sprovvisti di documenti possono dichiarare quello che vogliono: di essere minorenni, omosessuali, ragazzi padre, e, dulcis in fundo, provenienti tutti dalla Nigeria (anche quelli di carnagione chiara, tanto chi può negarlo?). Ovviamente provvederà la sinistra a fornire tutto il modus operandi già allo sbarco. Già li vedo a stampare volantini in 20 lingue diverse! “Dichiaratevi nigeriani e potrete stare in Italia a delinquere nella modalità che preferite per il resto dei vostri giorni” . ANDREA, PRENDI NOTA, ENTRO UN MESE ARRIVERANNO SOLO NIGERIANI TUTTI BELLI, GIOVANI, FORTI, CA(VOL)UTI E, SOPRATTUTTO, NULLAFACENTI CON STUPEFACENTI GIA’ PRONTI ALL’USO.

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