La tensione sociale culminata in gravi incidenti di piazza che ha scosso il Cile negli ultimi giorni, ha inevitabilmente attratto l’attenzione anche nella comunità politica internazionale. In particolare, la Russia ha respinto venerdì le accuse degli Stati Uniti secondo cui Mosca sta cercando di destabilizzare il Cile, dichiarando che questo voler puntare il dito sulla Russia fa in realtà parte di una campagna per squalificare agli occhi del mondo la politica estera nazionale.
‘Il governo degli Stati Uniti approfitta della complessa situazione interna in Cile per continuare i suoi tentativi di denigrare la politica estera del nostro paese’, ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo Sergey Riabkov, in una nota all’agenzia Interfax. L’uomo politico ha poi aggiunto che questo atteggiamento purtroppo non è una novità, dal momento che Washington ‘ha usato questi metodi sgradevoli e poco ortodossi numerose volte’. Riabkov ha sottolineato che non è nella volontà della Russia interferire negli affari interni e nei processi elettorali di altri paesi. “Rispettiamo la sovranità degli stati. Non ci dovrebbero essere dubbi sulla nostra politica, ferma e coerente. Sono sicuro che i politici cileni, la società cilena, lo capiscono perfettamente e che i maliziosi intrighi statunitensi non daranno il risultato atteso da Washington ”, ha sottolineato poi Riabkov.
Nel frattempo, la signora María Zajárova, Direttrice del Dipartimento Informazione e Stampa del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, ha confidato la speranza sua e del governo russo, che la crisi in Cile sia superata ‘il più presto possibile’, in modo ‘civile’ e nel quadro della legge. Ha anche aggiunto che la Russia segue e osserva con ‘preoccupazione’ la situazione e ‘comprende’ le ragioni delle autorità cilene per prendere la ‘difficile’ decisione di annullare la celebrazione a Santiago del Cile del vertice dei leader del Forum di cooperazione economica Asia-Pacifico ( APEC), previsto per il 16 e 17 novembre, e la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. “È una questione interna di quel paese latinoamericano con cui ci uniscono forti legami di amicizia” ha concluso la Zajárova.
Dunque, la Russia si chiama fuori dai problemi che rischiano in questi giorni di travolgere la già fragile economia cilena. Di idea diversa è Bernard Sanders, politico statunitense, senatore per lo Stato del Vermont e già componente della Camera dei rappresentanti. Esponente indipendente affiliato al Partito Democratico che si qualifica come socialista, sarà probabilmente uno degli sfidanti di Trump. Sanders, facendo riferimento alla tensione in Cile, sostiene che affinché tutto si calmi ‘il potere deve andare alla classe operaia’. Tramite il suo account Twitter, il senatore ha dichiarato: “In Cile, un presidente miliardario sponsorizza l’austerità mentre l’esercito reprime i manifestanti. Migliaia sono stati arrestati. Se si conosce la storia del Cile, si capisce subito che tutto questo è molto pericoloso. La soluzione qui e nel mondo è ovvia. Metti il
Intanto, l’ex presidente colombiano, Juan Manuel Santos, ha fatto riferimento alla tensione sociale che esiste in Cile e al modo in cui la crisi è stata gestita dal governo di Sebastián Piñera, rilevando che il presidente ‘non ha fatto abbastanza’. In un’intervista con la rete statunitense CNN, il Premio Nobel per la pace 2016, ha dichiarato che il Presidente, ‘non deve arrendersi, deve ascoltare ciò che la gente dice e quindi dare origine a un profondo cambiamento. Quello che ha fatto finora non è stato abbastanza. ‘ Santos ha anche sostenuto che Piñera sembra avere avuto una ‘reazione eccessiva’ decretando lo stato di emergenza il 18 ottobre. Questo non avrebbe fatto altro che esacerbare gli animi dei manifestanti, piuttosto che placarli.