La tregua fra Hamas e Israele è saltata da qualche giorno e nella Striscia di Gaza sono ripresi i combattimenti. Gerusalemme è tornata alle operazioni militari di aria e di terra perché Hamas ha smesso di rispettare gli accordi che avevano permesso di realizzare un temporaneo cessate il fuoco, rallentando la liberazione programmata degli ostaggi ancora vivi e la consegna delle salme di coloro i quali sono stati uccisi durante il sequestro iniziato il 7 ottobre del 2023. Nel corso della tregua Israele si è comportato in maniera più che corretta e, in base all’intesa siglata per mettere in pausa la guerra, ha liberato centinaia di detenuti palestinesi dalle proprie carceri a fronte di pochi ostaggi israeliani riavuti indietro da Hamas. Per lo Stato ebraico, qualsiasi sacrificio è valido ed accettabile se serve a fare tornare a casa anche un solo cittadino israeliano sequestrato o un solo cadavere che possa riposare in pace nella sua terra. Hamas ha ridato i vivi e i morti a Israele con il contagocce e attraverso un rituale irrispettoso e macabro, ossia, quel mefistofelico palco allestito a Gaza sul quale sono dovuti passare, prima del rientro in Israele, sia gli ostaggi rimasti in vita che i morti chiusi nelle bare, fra i quali i poveri fratellini Bibas. Uno degli organizzatori di quello show dell’orrore è stato ucciso poche ore fa dall’esercito israeliano. Adesso, si ritiene che Hamas non intenda più restituire alcun corpo, vivo o deceduto che sia, a Israele perché, è chiaro, il poter disporre di sequestrati israeliani garantisce in teoria una minima sopravvivenza all’organizzazione terroristica, che, senza il drammatico ricatto degli ostaggi, sarebbe già stata spazzata via da mesi con l’appoggio degli Stati Uniti di Donald Trump. Inoltre, vi è il timore che la tregua possa essere servita ad Hamas per riorganizzarsi e riarmarsi fino a tessere la tela per un nuovo attacco in grande stile simile al nefasto assalto del 7 ottobre. Quindi, se Israele ha deciso di premere nuovamente a livello militare sulla Striscia di Gaza è perché ha le sue buone ragioni, e speriamo di assistere alla fine totale di Hamas. Ma con la riapertura delle ostilità, (l’esercito israeliano si sta spingendo fino a Rafah e Hamas ha sparato razzi su Tel Aviv), si è riacceso il tam-tam mediatico su Gaza ad opera delle Nazioni Unite del solito Antonio Guterres, il segretario generale del Palazzo di Vetro per il quale il massacro del 7 ottobre è da comprendere, e di quegli addetti alla informazione mainstream, presenti un po’ in tutto l’Occidente, che hanno il tarlo del pregiudizio anti-israeliano e forse anti-ebraico tout court, soprattutto se Israele è governato dalla destra, dal Likud di Benjamin Netanyahu. Gaza sarebbe vittima di genocidio, di pulizia etnica e della follia guerrafondaia di Netanyahu. Non stiamo affatto dicendo che occorra ignorare i morti innocenti della Striscia di Gaza pur di abbattere i terroristi, ma la serietà impone, intanto, di non legittimare tutti i numeri sulle vittime forniti da Hamas, la principale responsabile dei civili morti a Gaza, usati come scudi umani, e di ascoltare pure le ragioni dello Stato d’Israele, l’unica democrazia consolidata del Medio Oriente. Purtroppo, i piani alti dell’ONU e alcuni giornaloni, italiani e non, non sono sempre seri perché se lo fossero, non si concentrerebbero solo su Gaza e, per esempio, avrebbero urlato tutta la loro indignazione per i massacri perpetrati in Siria dai nuovi potenti di Damasco non più di dieci giorni fa. Delle non meglio identificate milizie sunnite, facilmente collegabili però al regime islamista di Mohammad al-Jolani che ha scalzato Bashar al-Assad, hanno eseguito un vero e proprio pogrom contro gli alawiti, la minoranza sciita siriana dalla quale proviene il presidente deposto, ma anche ai danni di cristiani e drusi. Hanno ucciso più di mille persone, tutti civili e nessun militare o miliziano, seminando il terrore in più città della Siria e casa per casa. Chiedevano ai malcapitati se fossero o meno alawiti e nel caso di conferma sparavano a bruciapelo senza temere di assassinare anche donne, bambini e anziani. Vi sono parecchi motivi per provare sdegno e sbandierarlo su tutti i mezzi di comunicazione possibili, ma chi si straccia solitamente le vesti per Gaza quasi non si è accorto di quanto è successo in Siria. Certo, in ballo non c’erano lo Stato degli ebrei e il governo conservatore di Bibi Netanyahu, quindi, chissenefrega! No Israele, no party!