Partecipazione dei lavoratori, la destra porta a casa un altro risultato storico

Sono passati quasi 80 anni dall’entrata in vigore della Costituzione. E per quasi 80 anni il suo articolo 46, quello definito dalla premier Giorgia Meloni “un’intuizione straordinaria dei nostri Padri costituenti”, è rimasto inapplicato. Il principio della partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai risultati dell’impresa è una battaglia storica della destra, che per anni è stata portata avanti, in ogni legislatura parlamentare, nell’indifferenza delle altre parti politiche, contrastata da chi evidentemente preferiva una società nettamente polarizzata tra un capitalismo sfrenato e un socialismo senza limiti.

Quella battaglia sta volgendo al termine, grazie all’approvazione alla Camera della proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia. È stata finalmente consegnata all’articolo 46 la dignità che merita. Partirà una nuova fase della gestione dell’impresa, una fase più consapevole, basata sul dialogo – e non più sullo scontro – tra datori di lavoro e operai. Così i rappresentanti dei lavoratori potranno avere accesso all’interno dei consigli “di sorveglianza” delle varie aziende, nei consigli di amministrazione, nei comitati per il controllo sulla gestione. I lavoratori avranno accesso a una percentuale degli utili di impresa anche attraverso dei veri e propri piani di partecipazione finanziaria. Sarà istituita anche una Commissione per la partecipazione dei lavoratori all’interno del CNEL.

Una svolta che in molti ritengono storica. E lo è. È stata data attuazione a una battaglia che da sempre i partiti di destra hanno portato avanti a favore di quei lavoratori che, sulla carta, erano di appannaggio della sinistra, troppo impegnata però a perdersi dietro globalizzazione e finto progressismo. La classe operaia si è spostata sensibilmente a destra, le statistiche dicono che il 30% dei lavoratori ha scelto Fratelli d’Italia alle ultime elezioni. Lavoratori stanchi di essere rappresentati da una sinistra che non faceva i loro interessi e da certi sindacati che, tutt’oggi, sono attratti più dalla politica che dalla difesa dei lavoratori, divenuti vuote fucine propedeutiche all’ingresso dei loro segretari tra i banchi di Montecitorio e Palazzo Madama.

E stupisce (ma neanche troppo) che l’articolo 46 sia rimasto per quasi un secolo lettera morta. Quell’unione di forze politiche che si sedettero a tavola per decidere il destino della Nazione al termine del conflitto mondiale, arrivò a capire che le liti, i contrasti, le violenze sarebbero rimaste fini a loro stesse. Serviva invece un giusto equilibrio tra diritti dei lavoratori e necessità di produzione degli imprenditori. E arrivarono al risultato, scolpito nel testo costituzionale: “La Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. Per anni, però, si è preferito tralasciare il dettato e dare ascolto a quel motto, ‘divide et impera’, su cui si è basato il cinismo politico di due visioni del mondo, in contrasto tra loro solo per continuare a regnare.

Quel periodo si è concluso. La destra, da ghettizzata dallo storico cordone sanitario costruito nei suoi confronti da quelle stesse forze politiche, ha sempre avuto la ricetta giusta. Non un semplice compromesso tra due idee di società, ma una loro armonizzazione. Era già scritta nella Costituzione, ma chi si è sempre professato democratico, per convenienza, ha scelto di non applicarla.

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1 commento

  1. Caro Andrea, oggi ce l’ho con te!
    Via, sempre con stima e rispetto.
    Ma sull’articolo 46 deve ssere detta, a mio modo di vedere, una sola cosa: i dipendenti … facciamola finita di chiamarli “i lavoratori”, era per i comunisti che gli unici lavoratori erano gli operai di fabbrica: tu sei un lavoratore, io sono un lavoratore, il direttore dell’azienda è un lavoratore, il negoziante è un lavoratore, e spesso lavorano più dei dipendenti! ah, dunque, dicevo: i dipendenti vogliono partecipare agli utili? molto bene, purchè partecipino anche alle perdite.
    Così ci sarà responsabilità, altrimenti è solo una inutile regalia.

    con affetto

    Alessandro

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