Per una Europa migliore servono più conservatori e meno ideologi di sinistra

Cosa è l’Unione Europea? Questa è una domanda che può sembrare a tratti banale, ma che in realtà cela un mondo intero. 

Ebbene, va detto come prima cosa che l’Unione, così come è ora, è il prodotto di una serie di esperimenti iniziati più di settanta anni fa e che nel corso del tempo hanno portato all’assetto istituzionale e politico che abbiamo oggi a livello continentale. 

L’Unione europea tra ieri e oggi 

La nascita dell’Ue inizia negli anni Cinquanta, quando prende vita la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, la CECA, che con Francia, Germania occidentale, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo pone le basi di un lungo percorso che porta fino ai nostri giorni. 

Sin dall’inizio possiamo affermare che l’esperimento condotto era un esperimento posto in essere essenzialmente dall’alto, un prodotto-per così dire- creato ad hoc da parte di tecnici e politici che avevano individuato un nuovo modello in grado di connettere tra loro alcuni dei settori più importanti dei Paesi fondatori. 

Dalla CECA si passa alla CEE nel 1957, giungendo poi alla firma dell’Atto Unico europeo nel 1986, e al trattato di Schengen nel 1990, fino ad arrivare all’istituzione della Unione Europea con il Trattato di Maastricht nel 1992, proseguendo poi con il Trattato di Amsterdam del 1996 e infine a quello di Lisbona del 2009, entrambi innovativi dei primissimi trattati istitutivi.  

Ognuna di queste tappe è parte del cosiddetto processo di integrazione europea, che ha prodotto, per l’appunto, una crescente integrazione a livello europeo. Non solo da un punto di vista economico, ma anche politico, sociale, commerciale, giudiziario. Una integrazione che però, dall’altro lato, ha anche causato degli squilibri enormi, con una conseguente crisi sotto molteplici aspetti (tanto da determinare in alcuni casi l’allontanamento definitivo dalla realtà europea, come accaduto per esempio con la Brexit). 

Il cambiamento di oggi passa per il conservatorismo 

Nel corso del tempo la creatura Ue ha quindi -inevitabilmente- affrontato una serie di problemi e di criticità. E in particolare modo, oltre all’annoso problema della non-trasparenza delle istituzioni europee, è diventata sempre più impellente la necessità di invertire quel modello creato dall’alto, di ribaltarlo e creare una realtà che vedesse maggiore partecipazione e considerazione dei destinatari delle politiche. 

Winston Churchill diceva: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Ciò di cui ha bisogno oggi l’Unione europea è esattamente questo. Ovvero una scossa che smuova quello stato di cristallizzazione nel quale le istituzioni si trovano da fin troppo. Fino ad essere arrivate oggi a non rappresentare più un valido modello capace di rispondere alle domande sempre più sfidanti del nostro tempo. 

Ecco dunque che occorre un cambiamento e una ri-modulazione della Unione attuale, che può e deve rivestire un ruolo di primo piano nello scenario odierno, sempre più frastagliato e fragile. Perché è proprio all’interno di questo scenario così instabile che deve porsi quale pilastro di stabilità. Lo può e lo deve fare, riformandosi prima di tutto da dentro, per poi arrivare a migliorare anche fuori. 

In questo quadro decisamente complesso, gli unici a proporre un progetto serio di trasformazione europea sono i conservatori, i quali hanno compreso quali siano le reali necessità dei cittadini e che quindi sanno anche elaborare delle soluzioni realistiche e pragmatiche. 

Un progetto, quello conservatore, che non si basa su mere ideologie, ma su pilastri concreti e forti. Un progetto che mette al centro l’uomo, in tutte le sue sfaccettature e che non intende elaborare politiche che lo abbattano, ma che siano in grado di aiutarlo nel suo sviluppo, inteso a 360 gradi.  

È un progetto ambizioso, che vuole ricomporre ciò che si è sgretolato nel corso degli anni, e che parte prima di tutto da una riforma delle istituzioni, che ora come ora non godono più della fiducia dei cittadini e sono anzi viste come dei meri palazzi di cristallo in cui le decisioni sono più il frutto di un iter burocratico piuttosto che il prodotto di analisi e valutazioni politiche ponderate.  

Ma è finalmente giunto il tempo del cambiamento, di una inversione di rotta totale. E questa volta al timone della nave c’è la destra europea, ora più forte che mai, che saprà restituire la grandezza che merita all’Europa e costruire un nuovo modello capace di interpretare come si deve la realtà in cui viviamo e quindi modificarla e migliorarla. Così da poter tornare ad essere fieri di essere-anche-cittadini europei. 

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