“La Francia dal 1998 ha speso 36 miliardi di euro per abbattere complessi edilizi abominevoli che soltanto qualche intellettuale poteva ascrivere a opera contemporanea. Ci sono stati a Roma sindaci (di sinistra) che hanno addirittura elevato questi orrori a “città storica”, come fossero il Pantheon o la cupola del Brunelleschi. Si può sbagliare… Trentasei miliardi che fanno il paio con i 120 miliardi che l’Italia ha sprecato per realizzare cappotti di plastica a scatoloni di cemento. La commissione d’inchiesta sulle periferie che stiamo per approvare deve fare i conti con i fallimenti della città del Novecento, un fallimento che non è di destra, non è di sinistra ma porta la firma dell’ideologia turbo capitalista che ha trasformato le periferie in dormitori per fini speculativi e che si è data la mano con quella socialista e collettivista, che mirava al controllo sociale delle masse.
Ma la ricetta non è la ‘rigenerazione urbana’, chi può essere contro un termine così gentile quanto inconcludente? È l’abbattimento e la ricostruzione la soluzione, perché ci sono aree urbane che non sono riqualificabili, senza abbatterle e ricostruirle integralmente non si può dare risposte adeguate alle famiglie che soffrono. Il centro di questa rivoluzione dolce dev’essere la persona. Se ci si affaccia dalla finestra e si vede solo desolazione si diventerà desolazione perché si diventa ciò che si vede e ciò che si vive. Bisogna recuperare il bello nella dimensione urbanistica: il che significa dare vita a nuove città giardino, simili a quei borghi che di recente sono stati riscoperti perfino dalle archistar. Quei ‘luminari’ cui è stato consentito di progettare Scampia o Corviale, vivendo però a Posillipo o a piazza Navona
in appartamenti lussuosi. Ci siamo trovati di fronte a questa accelerazione ipermodernista, con una certa cultura progressista che predicava la strada del basso impatto ambientale, la tutela del paesaggio ma contemporaneamente costruiva grattacieli, realizzava edilizia intensiva, consumava cielo e terra con vetro e acciaio, materiali fortemente energivori. Salvo urlare ai quattro venti l’urgenza del risparmio energetico.
Dobbiamo riscoprire le periferie d’Italia perché è lì che batte il cuore della comunità. Come sosteneva il compianto deputato Teodoro Buontempo, parlamentare del Msi e di Alleanza nazionale, per decenni alfiere delle periferie, che definiva “cuore di Roma e d’Italia”. È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli intervenendo in aula sulla proposta di legge istituzione di una commissione d’inchiesta sulle periferie.