Bomba al TAR Lazio, il Tribunale impone al Governo di rendere pubblico il Piano Nazionale Emergenza, sinora secretato.
La granata esplode, lanciata dai deputati di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato, che hanno trascinato in tribunale il Ministero della Salute di Speranza, per vedere dichiarato il diritto di ottenere copia del misterioso Piano anticovid, mai pubblicato e solamente annunciato in un’intervista dal Direttore Generale della programmazione sanitaria Andrea Urbani dell’aprile dello scorso anno.
In base a quanto dichiarato nell’intervista, infatti, ben prima della dichiarazione dello stato di emergenza, il Ministero avrebbe approntato un piano secretato per far fronte all’emergenza covid, e che tutte le future azioni sarebbero state poste in essere in conformità a questo. Tanto che a seguito dell’approntamento del documento in questione, il 22 gennaio veniva creata la prima delle innumerevoli task force per affrontare la futura pandemia.
E cosa ci fosse scritto in quel documento è rimasto un mistero, nessuno ne ha potuto visionare il contenuto, nessuno ha potuto appurare se il Governo e il Ministero lo avessero redatto per coprire le mancanze dell’aggiornamento del Piano Pandemico Nazionale (che come è emerso è da anni ormai tristemente non aggiornato), nessuno ha potuto constatare se tra le pieghe del documento si fossero precocemente disvelati scenari poi sottovalutati.
Gli onorevoli Bignami e Gemmato, dunque, a seguito delle dichiarazioni del Direttore Generale, hanno ripetutamente chiesto di poter visionare questo misterioso documento che avrebbe potuto rivelare notizie importanti, non solo con riferimento alla gestione sino ad allora della pandemia, ma anche ai fini delle successive misure da mettere in campo per arginare le paventate seconde e terze ondate. Il silenzio del Ministro e del Presidente del Consiglio, hanno indotto i deputati a presentare istanza d’accesso e a seguito dell’ulteriore e proterva inerzia del Governo, hanno aperto un procedimento giurisdizionale per far dichiarare l’illegittimità del silenzio ed il diritto a veder desecretato il Piano.
E qui subentra un atteggiamento processuale tenuto dal Ministero che ha dell’incredibile, perché così come per mesi si era tentato di nascondere le carte, anche in giudizio, dinanzi ai giudici ammnistrativi, si è tentato di far credere che il documento di cui il Direttore Generale aveva parlato nella nota intervista di aprile non sarebbe stato affatto il Piano Nazionale Anticovid, ma uno studio della Fondazione Kessler di analisi dei dati riferiti alla pandemia e, per tutta risposta, veniva depositato in giudizio quest’ultimo documento, assolutamente irrilevante rispetto alle richieste avanzate dai deputati del partito della Meloni.
Per usare un termine “tecnico”, dunque, il Ministero si difendeva in giudizio seguitando a ciurlare nel manico.
Peccato che questo studio commissionato dal Ministero alla Fondazione Kessler fosse della metà di febbraio, dunque addirittura successivo sia alla redazione del Piano Nazionale così come descritto dal Direttore Generale, che alla costituzione della task force, che alla dichiarazione dello stato di emergenza, avvenuta come noto il 31 gennaio.
Tuttavia il TAR ha riconosciuto l’inconferenza della documentazione depositata, così come ha rilevato che la ricostruzione effettuata dal Ministero fosse contraddittoria rispetto alle tempistiche, sancendo dunque il diritto dei deputati ad ottenere la documentazione richiesta.
E’ dirompente la sentenza del TAR Lazio che ora costringe il Ministero a mostrare ai ricorrenti Gemmato e Bignami il Piano Nazionale di Emergenza, squarciando il velo della secretazione a cui troppo spesso in questi mesi la satrapia a conduzione Conte ci ha abituato. Si aggiunge così, grazie alla tenacia dei rappresentanti istituzionali di Fratelli d’Italia, un altro tassello al filone giurisprudenziale che inizia a bastonare il Governo più liberticida della storia della nazione.